«Con tutto il rispetto per la stampa estera che riprende queste voci, spero che nessuno al mondo voglia paragonare la parola di un pirata criminale a quella di un membro del governo italiano». Era la risposta irritata del ministro degli esteri Franco Frattini, dopo le indiscrezioni trapelate sul pagamento di un riscatto, a pochi giorni dal rilascio del rimorchiatore italiano Buccaneer, liberato dai pirati somali lo scorso 9 agosto.
Cinque mesi dopo il suo rilascio, la Procura di Roma conferma il pagamento di 4 milioni di dollari, consegnato da uomini dell'intelligence italiana, per la liberazione dei 10 ostaggi italiani e della nave, sequestrata l'11 aprile 2009 nel Golfo di Aden.
Le conclusioni dell'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, riportate dal quotidiano la Repubblica, riferiscono delle telefonate intercettate tra i banditi somali e i mediatori, nei quattro mesi del sequestro.
Ancora poco chiari i motivi del pagamento di un riscatto così alto. Rimane un mistero il carico trasportato dalla nave. Un carico sempre smentito dalla società armatrice, la ravennate Micoperi, che ha parlato di un semplice viaggio di trasferimento della nave da Singapore, ad Ortona, in provincia di Chieti.
La stessa dinamica del sequestro ha lasciato non pochi dubbi su quanto trasportasse la nave. Al momento dell'agguato, infatti, le autorità del Puntland, regione semi-autonoma del nord della Somalia, parlavano di un arresto dell'equipaggio, accusato di sversare rifiuti tossici illegali nel tratto di mare somalo.
I quattro milioni di dollari pagati, il più alto riscatto ottenuto finora dai pirati somali, potrebbe essere un'ulteriore conferma di un eventuale carico di "valore" trasportato dalla nave. Basti pensare ai 3,2 milioni di dollari sborsati per il rilascio della nave cargo ucraina "Faina", impegnata nel trasporto di 33 carri armato T-72, 150 lanciagranate Rpg-7, batterie anti-aeree, cannoni e circa 14.000 munizioni. Oppure, i 3 milioni di dollari pagati per la liberazione di un'altra nave, la petroliera saudita "Sirius Star", contenente l'equivalente di circa 100 milioni di dollari in greggio.
L'armatore smentisce intanto, ieri, le conclusioni dell'inchiesta romana e parla di «strumentalizzazione politica». «Smentisco categoricamente di avere mai tirato fuori un euro e mi dispiace che ora si cerchino strumentalizzazioni coinvolgendo Governo, Marina Militare e Micoperi» ha replicato Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi.