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mercoledì 27 ottobre 2010
Migliorare il “clima degli affari”!

Debito congolese, stop del club di Parigi

  • #Economia
  • #Congo (Rep. dem.)

Il club di Parigi ha deciso di differire al 2011 la riduzione, che doveva concretizzarsi quest’anno, di una buona parte del debito della Repubblica democratica del Congo. La decisione è stata presa nonostante il paese africano abbia raggiunto il “punto di completamento” della così detta Iniziativa per i paesi poveri molto indebitati del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.

di Fortuna Ekutsu Mambulu
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Debito congolese, stop del club di Parigi

La notizia è arrivata come una bomba nella capitale congolese Kinshsasa: l'annullamento, previsto quest'anno, di una parte consistente del debito della Rdc (circa 10 miliardi di dollari), è stata rimandata al 2011.

 

A deliberarlo è stato il Club di Parigi, un organismo informale composto da 19 paesi che decidono all'unanimità, e in modo coordinato con il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca mondiale (Bm), sulla gestione dei crediti bilaterali concessi ad alcuni paesi debitori.

 

La decisione è stata annunciata il 19 ottobre scorso dal ministro degli Esteri belga, Charles Michel (il Belgio è membro del Club di Parigi), che ha riportato le perplessità che avrebbero espresso alcuni paesi membri del gruppo, circa il "clima degli affari" nell'ex-Zaire, e le scelte economiche compiute dal governo di Kinshasa.

 

La riduzione del debito congolese doveva concretizzarsi quest'anno, per effetto del raggiungimento, da parte di questo Stato dell'Africa centrale, del "punto di completamento" della così detta Iniziativa per i paesi poveri molto indebitati (Hipc) del Fmi e della Bm.

 

Infatti, lo scorso primo luglio le due istituzioni finanziarie internazionali che gestiscono circa un quinto del debito congolese, avevano annunciato il conseguimento di un accordo per la riduzione del quasi 90 % del debito pubblico della Rdc. Una sorta di "premio" conferito all'esecutivo congolese dopo che quest'ultimo si era piegato, per ben più di 3 anni, a ferree regole di politica di bilancio che gli sono state imposte dai sopra citati organismi finanziari.

 

Oltre a portare il Congo alla rinuncia di una parte (3 miliardi di dollari) del valore del contratto (9 miliardi di dollari) firmato nel 2008 con un consorzio di aziende cinesi, tali precetti hanno senz'altro comportato anche tagli di spesa sociale nell'obiettivo di assicurare il rimborso degli interessi sul debito.

 

Con la delibera di deferimento della riduzione del debito annunciata il 19 ottobre scorso, il Club di Parigi, che gestisce più della metà del debito congolese, sembra quindi essersi sottratto da quest'ultimo accordo raggiunto durante la scorsa estate.

 

Per molti organismi che seguono da vicino la situazione economica della Rdc, questo paese, che sicuramente ha molta strada da compiere in merito al consolidamento dello Stato di diritto, paga per aver osato esprimere la sua sovranità in merito alla gestione delle sue immense risorse naturali, in particolare quelle minerarie.

 

Infatti, secondo la Cadtm (Comitato per l'annullamento del debito dei paesi del terzo mondo), la mossa della lega parigina non è una sorpresa. Già alla fine del 2009, il Club aveva fatto pressione sul Fmi, chiedendogli di non offrire ulteriori prestiti al governo di Kinshasa che, qualche mese prima, aveva deciso di sciogliere un importante contratto di sfruttamento minerario detenuto dalla società canadese First Quantum.

 

Tuttavia, quello che appare poco chiaro in quest'affare è la scelta di differire la decisione di riduzione del debito proprio al 2011, anno in cui si terranno le elezioni presidenziali.

 

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