Sembra essere vicina ad un termine la crisi politica in Guinea. I rappresentanti dell'opposizione e della giunta militare al potere hanno infatti raggiunto, ieri, un accordo per un periodo di transizione che porterà il paese alle elezioni entro sei mesi. All'intesa ha aderito anche il leader della giunta, il capitano Moussa Dadis Camara, convalescente dopo un fallito attentato subito nel dicembre scorso. Visibilmente affaticato dalle ferite riportate, Camara ha ufficialmente dichiarato che non parteciperà alle elezioni presidenziali.
Una condizione su cui l'opposizione non intendeva indietreggiare, sollevando numerose proteste, una delle quali repressa nel sangue, lo scorso settembre, nella capitale, con oltre 150 morti e almeno 1200 feriti. Quest'ultima strage ha di fatto posto fine alla breve luna di miele tra i militari, che promettevano l'eradicazione della corruzione dal paese, e la società civile guineana, aprendo una nuova crisi politica dopo il golpe.
Dando seguito all'accordo raggiunto a Ougadougou, in Burkina Faso, i militari hanno dunque nominato questa mattina il nuovo primo ministro che, come promesso, è un esponente dell'opposizione. Si tratta di Jean-Marie Dore, veterano, capo dell'Unione per il Progresso della Guinea, storico partito d'opposizione guineana.
Come Camara, Dore appartiene ad uno dei gruppi della minoranza etnica della regione di Foresale, nel sud est del paese.
La mediazione è stata raggiunta anche grazie all'intervento del presidente burkinabé, Blaise Compaoré. Dopo un lungo colloquio tra Camara e il generale Sékouba Konate, secondo in comando e attualmente alla guida del governo militare, l'ormai ex leader della giunta ha accettato la proposta, ribadendo pubblicamente: «Nessuno mi ha costretto a siglare questo accordo».
Si tratta del primo passo concreto verso una normalizzazione della situazione politica in Guinea, di fatto senza un governo civile dal 1984, anno della ascesa al potere dell'ex presidente Lansana Conté. Alla sua morte, il 22 dicembre 2008, i vertici dell'esercito non hanno ceduto le redini del paese ai civili, prendendo il controllo del governo, la vigilia di Natale.