L'Eni ha siglato nei giorni scorsi un contratto con il ministero dell'energia del Congo Brazzaville per la concessione di attività di ricerca e sfruttamento di 'idrocarburi non convenzionali' in sabbie bituminose. Per i non addetti ai lavori, si tratta in pratica dell'estrazione di bitume, appunto, da enormi cave di sabbia e rocce in due aree che si estendono su quasi 1.800 km quadrati a Tchikatanga, 70 km da Port-Noire. A fronte di un investimento di 3 miliardi di dollari nei prossimi 4 anni, l'azienda prevede una produzione iniziale di 150 milioni di barili di greggio. L'amministratore delegato Eni, Paolo Scaroni, ha parlato di processi di estrazione 'più compatibili con l'ambiente' definendoli 'una nuova conquista'. Sentiremo lunedì prossimo (26 maggio) la voce di chi segue il progetto congolese per la società petrolifera italiana, intanto vi proponiamo le critiche mosse dal responsabile della Campagna Energie e Clima di Greenpeace, Francesco Tedesco.
(A cura di Michela Trevisan)
22 maggio 2008