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lunedì 19 aprile 2010
Arrestati 19 presunti golpisti

Madagascar, cresce il malcontento

  • #Politica
  • #Madagascar

Una retata ha portato all'arresto, domenica, di 19 persone, accusate di progettare un colpo di stato contro il governo di Andry Rajoelina. Tra gli arrestati anche alcuni ufficiali. Il piano sarebbe dovuto partire questa mattina. La società civile parla di "messa in scena".

di Ismail Ali Farah
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Madagascar, cresce il malcontento

Un'ondata di arresti ha scosso, domenica, Antananarivo, capitale del Madagascar. Sale la tensione, proprio mentre sono in corso i negoziati per programmare un incontro tra il presidente dell'autorità di transizione, Andry Rajoelina, e il suo principale avversario, l'ex presidente Marc Ravalomanana.

Secondo quanto riferito dalle forze di sicurezza, sono almeno 19 le persone arrestate nella giornata di ieri, tra cui due colonnelli, tutte accusate di preparare un colpo di stato. Il piano sarebbe dovuto partire questa mattina, con un assalto alla residenza del primo ministro, il colonnello Albert Camille Vital. «Il loro obiettivo era quello di uccidere e dividere l'esercito» ha detto Rene Lylison, colonnello responsabile della retata.

Il capo della Commissione difesa del governo di transizione, Alain Ramaroson, ha accusato Ravalomanana, esiliato in Sudafrica, di essere il mandante dell'operazione. Di diverso avviso, invece, la società civile, che denuncia «una messa in scena», vista l'imminente ripresa dei colloqui.
Il 24 aprile dovrebbe, infatti, tenersi in Sudafrica un importante incontro tra Rajoelina e Ravalomanana per definire i dettagli di un piano per uscire dalla crisi.

Si tratta di un cambio di rotta, per Rajoelina, che avrebbe perso pure il sostegno dell'esercito. Pochi giorni fa, infatti, il capo delle Forze Armate ha imposto al governo un ultimatum, perché si tracci finalmente una "roadmap" che conduca il paese, isolato dalla comunità internazionale, fuori da questo stallo nei negoziati, superando l'"unilateralismo" di Rajoelina. 

Ciò che si chiede al presidente ad interim è infatti il rispetto degli accordi raggiunti lo scorso anno per la spartizione del potere. Accordi che hanno visto la firma, oltre che dello stesso Rajoelina, anche degli ex presidenti Ravalomanana, Didier Ratsiraka e Albert Zafy, esponenti di tutte le anime politiche del Madagascar.

Il pugno di ferro adottato dal governo di transizione ha alienato il sostegno di gran parte della popolazione, stremata dall'isolamento economico e dai disastri naturali che hanno colpito l'isola negli ultimi mesi.
Già all'inizio di aprile, circolavano timori su un possibile colpo di stato, tanto che Noël Rakotonandrasana, ministro delle Forze armate, è stato costretto alle dimissioni.
Rakotonandrasana, che nel marzo 2009 aveva guidato il golpe che ha portato al potere proprio Rajoelina, era accusato di tenere riunioni segrete con i vertici militari.

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