
3° sec.: arrivo dei popoli berberi. 7° sec.: giungono gli arabi e, gradualmente, le popolazioni originarie vengono emarginate. 9°-10° sec.: sorge il primo impero dell’Africa occidentale (Impero del Ghana), con la capitale situata nel sud-ovest della Mauritania; i berberi sono ridotti a vassalli dei nomadi regnanti. 11° sec.: ottenuto il controllo sui berberi, i guerrieri almoravidi stabiliscono la capitale a Marrakech, da dove dominano sull’Africa nord-occidentale e sul sud della Spagna. 1076: gli almoravidi si spingono ancora più a sud e sconfiggono l’Impero del Ghana. 1500: i primi naviganti e commercianti europei stabiliscono punti commerciali lungo la costa. 1644: i berberi si ribellano e creano un impero meridionale; seguono 30 anni di guerra; 1674: gli arabi sconfiggono i berberi; la risultante commistione di culture dà origine ai mauri e al loro stratificato sistema di caste.
1850-1870: la Francia ottiene gradualmente il controllo sulla Mauritania meridionale; i mauri sono soggiogati (1898), ed è creata la colonia di Mauritania (1904), che entra a far parte dell’Africa occidentale francese, amministrata dal Senegal (1920). 1946: la Mauritania è territorio francese d’oltremare. 1957: la capitale è fissata a Nouackchott. 1958: è concessa l’autonomia.
1960, 28 novembre: il paese diventa indipendente e rivendica alcuni territori del Sahara Spagnolo (oggi Sahara Occidentale); le miniere di ferro sono gestite da un consorzio transnazionale (Miferma) a capitale francese; il Partito popolare della Mauritania (Ppm), guidato da Moktar Ould Daddah, comincia a porre le basi di una vera indipendenza nazionale. 1965: il paese esce dall’Organizzazione comune africana e malgascia (Ocam) grazie alla quale Parigi cerca di mantenere la sua tutela sulle ex colonie. 1973: la Mauritania entra a far parte della Lega Araba. 1974: nazionalizzazione delle miniere. 1975-6: Nouackchott invia 3.000 soldati nel Sahara Occidentale, con l’intenzione di spartirsi l’ex colonia spagnola con il Marocco (che ha inviato 10.000 militari); scontri armati con il Fronte Polisario; violente rappresaglie da parte del Fronte in territorio mauritano; la Mauritania è virtualmente occupata dalle truppe alleate marocchine.
1978: scontento popolare, manifestazioni e scontri con la polizia; l’opposizione condanna l’annessione del Sahara Occidentale; luglio: colpo di stato militare contro Moktar Ould Daddah; inizia un periodo di 6 anni caratterizzato da cinque colpi di stato. 1979: trattato di pace con il Fronte Polisario; il Marocco si annette la parte di Sahara Occidentale abbandonata dalla Mauritania.
1980: Mohamed Khouna Ould Haidallah prende il potere. 1981: nuovo tentativo di colpo di stato con l’appoggio marocchino; si interrompono le relazioni diplomatiche con Rabat. 1984, dicembre: un golpe porta al potere il col. Maaouiya Ould Sid Ahmed Taya, che riconosce la Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd).
1987: lunga serie di incidenti tra allevatori e contadini nelle zone di frontiera tra Mauritania e Senegal. 1989: la situazione si aggrava; circa 100.000 mauri neri sono scacciati dalle proprie terre e si rifugiano in Senegal; folle di mauri attaccano senegalesi disarmati a Nouackchott; centinaia i morti; rappresaglie di senegalesi contro cittadini mauritani a Dakar; chiuse le frontiere.
1991: un referendum approva il multipartitismo; l’opposizione si riunisce nel Fronte democratico unito (Fdu); cresce la tensione sociale; scioperi generali. 1992, gennaio: alle prime elezioni multipartitiche, Ould Taya sconfigge il principale rivale, Ahmed Ould Daddah, ed è eletto presidente; marzo: formazione di governo; il Partito repubblicano democratico sociale (Prds) ottiene la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento (67 su 79). 1993: gli Usa interrompono gli aiuti per lo sviluppo per il disumano trattamento riservato alle popolazioni nere e per l’appoggio dato a Saddam Hussein nella guerra del 1991.
1997: Ould Taya rieletto (90% dei voti) in uno scrutinio boicottato dall’opposizione. 1998: organismi per la difesa dei diritti umani chiedono che si metta fine alla schiavitù in Mauritania. 2001, settembre: re Mohammed VI del Marocco visita la Mauritania. 2002, gennaio: il partito dell’opposizione, Azione per il cambiamento (che reclama maggior rispetto per i cittadini di colore e i discendenti degli schiavi), è messo fuori legge; giugno: il Fondo monetario internazionale cancella il 50% del debito estero del paese (1,1 miliardi di dollari).
2003, giugno: dopo un fallito colpo di stato, le truppe leali al presidente Ould Taya riprendono il controllo della capitale dopo feroci scontri con i soldati ribelli; ottobre: Moktar Ould Daddah muore a Parigi; novembre: Ould Taya è rieletto presidente; l’opposizione denuncia brogli elettorali; alla vigilia del voto, il principale oppositore, l’ex presidente, Khouna Ould Haidallah, è stato trattenuto per diverse ore con l’accusa di complotto e minaccia alla sicurezza dello stato; dicembre: Haidallah è condannato al carcere (ma la sentenza è sospesa).
2004, agosto: arrestati alcuni ufficiali, accusati di tentato colpo di stato; settembre: governo dichiara di aver sventato un altro golpe (il terzo in 15 mesi); ottobre: Ould Taya accusa Libia e Burkina Faso di aver finanziato i golpisti; dicembre: arresto dei principali dirigenti dell’opposizione.
2005, gennaio: l’Onu chiede aiuti alimentari per il paese, il più colpito dall’invasione di cavallette nel 2004; giugno: attacco armato contro una base militare nel Sahara (15 soldati uccisi) e il governo accusa insorti dall’Algeria; agosto: Ould Taya è rovesciato dai militari, che costituiscono un consiglio militare.
2006, febbraio: inizia la produzione di greggio off shore; giugno: un referendum approva il cambiamento costituzionale che pone il limite di due mandati di 5 anni alla presidenza. 2007, marzo: Sidi Ould Cheikh Abdallahi è eletto presidente (il primo democraticamente); aprile: il paese è riammesso nell’Unione africana (sospeso dopo il colpo di stato del 2005); agosto: il parlamento dichiara la schiavitù fuori legge (una pratica ancora in uso, nonostante un precedente bando nel 1981).
2008, gennaio: cancellato il rally Parigi-Dakar, dopo l’uccisione di quattro turisti francesi (si sospetta per mano di terroristi legati ad Al-Qaida); febbraio: attacco armato contro l’ambasciata israeliana a Nouakchott (sette persone ritenute legate ad Al-Qaida sono arrestate, ma subito rilasciate); aprile: arrestate otto persone sospettate dell’uccisone dei turisti francesi e dell’attacco all’ambasciata; maggio: membri dell’opposizione islamica moderata si uniscono al governo per la prima volta; 6 agosto: il gen. Mohamed Ould Abdelaziz orchestra un colpo di stato contro Abdallahi, sospettato di voler licenziare numerosi alti ufficiali dell’esercito; è creato un consiglio di stato; settembre: uccisione di 12 soldati, rivendicata da Al-Qaida, che chiama il popolo a sollevarsi contro i golpisti.
2009, gennaio: il governo militare promette un referendum costituzionale e le elezioni entro giugno; marzo: Israele chiude l’ambasciata a Nouakchott (dietro richiesta del governo, che attende la visita di Gheddafi); luglio: il gen. Mohamed Ould Abdelaziz vince le elezioni presidenziali; agosto: attacco kamikaze contro l’ambasciata francese a Nouakchott, rivendicato da Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi); novembre: l’Onu dichiara che la schiavitù persiste nel paese; Aqmi dichiara di aver rapito 3 operatori sanitari spagnoli: dicembre: Aqmi rapisce in Mali Sergio Cicala e la moglie Philomene Kaboureé, originaria del Burkina Faso.
2010, aprile: i due coniugi italiani sono liberati in Mauritania; Mauritania, Mali, Niger, Algeria formano un commando speciale comune per combattere il terrorismo; maggio: tre sospettati di appartenere ad Aqmi sono condannati a morte per l’uccisione di quattro turisti francesi nel 2007; luglio: la Mauritania vara leggi speciali per accordare alle forze di sicurezza maggiori poteri per combattere Al-Qaida; agosto: i due cooperanti spagnoli, rapiti da Aqmi in novembre, sono rilasciati in Mali; settembre: attacco dell’aviazione mauritana in Mali contro sospetti militanti di Aqmi che sono entrati nel territorio dopo aver rapito 7 stranieri in Niger; novembre: la Mauritania festeggia i 50 anni di indipendenza dalla Francia.
2011, febbraio: militanti di Al-Qaida uccisi in un fallito attacco a Nouakchott; marzo: membri di Aqmi condannati a morte per l’uccisione dell’americano Christopher Legget a Nouakchott nel 2009; aprile: a Nouakchott la polizia disperde con gas lacrimogeni un gruppo di protestatari che tentano di inscenare “un giorno di rabbia” contro il governo; settembre: inizia il dialogo nazionale per discutere le riforme; la polizia si scontra con manifestanti che contestano il censimento nazionale (avrebbe escluso le minoranze); novembre: il governo approva nuove stazioni radio e televisive, dopo l’annuncio della liberalizzazione dei mass media.
2012, gennaio: per mesi, rifugiati maliani si rifugiano in Mauritania, in fuga dalla ribellione tuareg nel nord del loro paese; marzo: l’ex capo dell’intelligence libica, Abdullah Al-Senussi, è arrestato poco dopo essere entrato nel paese; il governo dice di volerlo giudicare, anche se la Corte penale internazionale e la Francia ne pretendono l’estradizione; aprile: testi religiosi che ammettono la schiavitù sono bruciati in pubblico e il leader degli “abolizionisti”, Biram Ould Abeid, è arrestato; maggio: manifestazioni dell’opposizione chiedono le dimissioni del presidente Abdelaziz; novembre: Abdelaziz torna in patria dopo un mese di cure in Francia in seguito a ferite riportate in quello che il governo definisce “attacco erroneo” di forze dell’ordine contro il convoglio presidenziale.
2013, agosto: il presidente rinvia le elezioni legislative e amministrative al 23 novembre (1° turno) e 7 dicembre (2° turno) per consentire la partecipazione dell’opposizione che ha deciso di boicottarle; dicembre: alle elezioni parlamentari (le prime dal 2006) il partito del presidente, l’Unione per la Repubblica (Upr) vince la maggioranza dei seggi in parlamento; il voto è boicottato dall’opposizione.
2014, gennaio: insediamento della nuova Assemblea parlamentare; nel suo discorso alla nazione di inizio d’anno, il presidente annuncia l’insediamento di un tribunale speciale incaricato di perseguire i crimini della riduzione in schiavitù, ancora molto diffusa nel paese; Abdelaziz assume la presidenza dell’Unione Africana, in occasione del 22° summit dell’Organizzazione, ad Addis Abeba; giugno: Abdelaziz vince un nuovo mandato presidenziale quinquennale in una elezione boicottata dalle opposizioni: luglio: la Francia annuncia il varo di una operazione militare a lungo termine per prevenire la nascita di basi jihadiste nel Sahel, Mauritania inclusa; dicembre: Mohamed Cheikh Ould Mohamed, noto blogger nazionale, è condannato a morte per «blasfemia contro il profeta Maometto»; si attende la decisione della corte suprema.
2015, gennaio: tre attivisti politici, tra cui l’ex candidato presidenziale nel 2014 e leader dell’Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista (Ira), Biram Ould Abeid, sono condannati a due anni di prigioni per le loro proteste contro la schiavitù nell’aprile 2012.
2016, aprile: il caso del blogger Mohamed Cheikh Ould Mohamed è portato in corte d’appello; la condanna a morte è confermata, ma si attende ancora il verdetto della corte suprema; dicembre: i genitori del blogger fuggono in Francia.
2017, gennaio: la corte suprema rispedisce il caso del blogger alla corte d’appello; agosto: un referendum approva il paino del presidente di eliminare il senato e di cambiare la bandiera; l’unione dei sindacati degli Usa chiede al governo americano di interrompere le relazioni commerciali con la Mauritania, un paese in cui permane la schiavitù; novembre: la polizia disperde la folla che, riunita davanti alla corte d’appello, chiede la morte di Mohamed Cheikh Ould Mohamed; una settimana dopo, la corte riduce la condanna a morte a due anni di prigione (il blogger viene rilasciato, per aver già scontato la pena).
2018, gennaio: l’Unione africana rimprovera la Mauritania di non aver fatto nulla contro la schiavitù presente nel paese, nonostante il bando del 1991, la legge approvata nell’agosto 2007 e gli emendamenti del 2015; l’Unione impone al governo una ricompensa economica da dare due bambini schiavi «abbandonati e traditi dal sistema giudiziario» (gli unici due schiavi liberati nel paese); è la prima volta che l’Unione prende una simile decisione contro la “schiavitù ereditaria” ancora praticata in Mauritania; attivisti per i diritti umani parlano di diverse migliaia di schiavi presenti nel paese.
(Aggiornato al 3 marzo 2018)
Nome ufficiale: Repubblica islamica di Mauritania
Superficie: 1.030.700 km2
Capitale: Nouakchott (1.000.000 di abitanti)
Lingue: arabo (ufficiale e nazionale), peul, wolof e soninké (nazionali), francese, hassaniya (una variante dell’arabo, contenente molte parole berbere)
Sistema politico: repubblica presidenziale
Indipendenza: 28 novembre 1960 (dalla Francia)
Capo di stato: Mohamed Ould Abdelaziz (dal 6 agosto 2009; salito al potere con un colpo di stato contro Sidi Ould Cheikh Abdellahi il 6 agosto 2008, è stato eletto presidente il 18 luglio 2009)
Primo ministro: Yahya Ould Hademine (dal 21 agosto 2014)
Religioni: musulmani (99%); cattolici (0,16%), altri (0,84%)
Popolazione
Abitanti: 3.758.500 (stime luglio 2017)
Gruppi etnici: mauri neri (40% – schiavi di lingua araba, ex schiavi e loro discendenti), mauri (30%: – bianchi non arabi, conosciuti come Bidhan), africani neri (30%: soninké, pulaar, peul, wolof, bamara)
Crescita demografica annua: 2,17% (2017)
Tasso di fertilità: 3,86 figli per donna (2017)
Popolazione urbana: 61 %
Mortalità infantile (sotto i 5 anni): 84,7/1.000
Speranza di vita: 63,4 anni
Analfabetismo (sopra i 15 anni): 47,9%
Prevalenza Hiv: 0,5% (2016)
Accesso a servizi sanitari adeguati: 40%
Accesso all’acqua potabile: 57,9%
Economia
31% della popolazione vive sotto la soglia di povertà
Indice di sviluppo umano: 0,513 (157° su 188 paesi)
Prodotto interno lordo: 4,98 miliardi di dollari (17,37 miliardi di dollari a parità di potere d’acquisto nel 2017)
Pil pro capite annuo: 1.324 dollari (4.500 a parità di potere d’acquisto nel 2017)
Crescita economica annua: 3,8% (stime 2017)
Inflazione: 2,1% (2017)
Disoccupazione: 30%
Risorse naturali: materiali ferrosi, gesso, rame, fosfati, diamanti, oro, petrolio, pesca
Prodotti agricoli: datteri, miglio, sorgo, riso, cereali, bovini, ovini
Esportazioni: minerali di ferro, pesce, oro, rame, petrolio (1,6 miliardi di dollari nel 2017)
Importazioni: macchinari ed equipaggiamenti, prodotti petroliferi, beni capitali, cibo, beni di consumo (2,09 miliardi di dollari nel 2017)
Debito estero: 4,12 miliardi di dollari (fine 2017)