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martedì 21 maggio 2019
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Mobilitiamoci per l’ambiente. La Chiesa dov’è?

  • #Chiesa e Missione
  • #Ambiente
  • #Zanotelli
di Alex Zanotelli
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Nella foto la città di Beira, in Mozambico, devastata dal passaggio del ciclone Idai.

Riscaldamento globale
Negli ultimi cento anni, la causa principale dell’innalzamento della temperatura media atmosferica, quantificabile in 0,75 gradi centigradi, è legata ad attività dell’uomo. Il grosso della comunità scientifica (il tema è oggetto di ricerca) individua nell’emissione di gas a effetto serra (in particolare anidride carbonica e metano) e nel disboscamento le cause specifiche. Gli effetti più evidenti del riscaldamento globale si vedono nello scioglimento dei ghiacciai, nella riduzione delle calotte polari e nell’innalzamento del livello degli oceani.

Come credente nel Dio della vita, che ha impiegato 4,5 miliardi di anni per regalarci questo bellissimo pianeta e che ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e l’abbiamo in abbondanza, non solo in Paradiso ma anche su questa Terra, mi sento obbligato – ancor di più come prete – a impegnarmi per salvare il nostro pianeta.

Fede e vita vanno tenute assieme. Un aspetto che sento in particolare come missionario perché saranno i poveri a pagare le conseguenze dei disastri ambientali, Sono stanco di vedere missionari che devono andare a chiedere l’elemosina per i poveri flagellati da disastri ambientali determinati dai cambiamenti climatici. Dobbiamo lottare per cambiare questo sistema economico-politico che immette nell’atmosfera gas serra che sono alla base del fenomeno del riscaldamento globale.

Per modificare questo stato di cose ho partecipato allo sciopero mondiale indetto il 15 marzo dalla sedicenne attivista svedese Greta Thunberg, divenuta il simbolo della lotta al global warming. Anche a Napoli 50mila studenti sono scesi in piazza per chiedere maggiore attenzione al problema da parte dei politici: è stata la seconda città dopo Milano in termini di partecipazione. Per me è stata davvero una boccata di ossigeno. Per la prima volta ho visto così tanti giovani mobilitarsi per un tema così difficile e urgente.

Il 15 marzo è stata la preparazione alla grande manifestazione per la salvaguardia del pianeta che si è tenuta il 23 marzo a Roma. È stata una giornata di primavera, di sole, di colori, di bandiere. Una mobilitazione alla quale hanno preso parte tutti i maggiori movimenti italiani che sono impegnati per la difesa dell’ambiente. C’erano i “no tav” della Val di Susa, i “no tap” di Lecce (Trans Adriatic Pipeline: gasdotto), i “no Mose” di Venezia (progetto di ingegneria per difendere Venezia e la sua laguna), i “no ponte” sullo Stretto di Messina, i movimenti contro l’estrazione di petrolio che continua a far danni nei mari, il movimento per l’acqua pubblica che uno dei problemi centrali oggi nel nostro paese.

Quello che mi ha molto meravigliato è stata la scarsa presenza di Chiesa, soprattutto se penso a ciò che ha scritto il papa nell’enciclica Laudato si’, pubblicata nel maggio del 2015 e incentrata sul rispetto dell’ambiente. Uno strumento straordinario di riflessione che papa Francesco ha regalato a tutti. Una enciclica che, mi rendo conto, non sta attecchendo soprattutto nelle parrocchie, nella catechesi, nelle omelie dei preti. Il messaggio della Laudato si’ non sta passando e lo testimonia la poca presenza della Chiesa in occasioni come quella del 23 marzo.

Nell’occasione è stato criticato il governo gialloverde che sui temi ambientali non si sta impegnando, anzi ha dato il via alle trivellazioni nell’Adriatico e a tutta una serie di grandi opere che avranno pesanti ricadute sull’ambiente.

Lo ripeto: come missionario, mi sento molto coinvolto in questa lotta perché sono i poveri a pagare maggiormente i disastri ambientali. Basta ricordare le morti e le distruzioni causate lo scorso marzo dal ciclone Idai in Mozambico, Malawi e Zimbabwe (nella foto). Dobbiamo iniziare a coniugare giustizia sociale e giustizia ambientale e, per questa via, salvarci tutti.

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