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venerdì 05 luglio 2019
Ministero della Difesa

Sbloccati 7 miliardi di euro per l’industria bellica

  • #Armi
  • #Politica
  • #Economia

Nonostante i pesanti tagli previsti nel progetto di legge di bilancio 2020 che ha evitato all’Italia una procedura per debito eccessivo in Europa, il ministero della Difesa ha sbloccato più di 7 miliardi di euro per l’acquisto di equipaggiamenti militari, per sostenere l’industria bellica italiana.

di Luciano Bertozzi
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Il ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il ministero della Difesa ha sbloccato 7,2 miliardi di euro relativi a programmi pluriennali per l’acquisto di armi. Tra questi, i veicoli blindati 8×8 Freccia e Blindo Centauro II di Iveco Defense Veichles Oto Melara, per un investimento di oltre 2 miliardi di euro.
«Esprimo la mia massima soddisfazione per l'impegno assunto dal governo, certa che questa manovra consentirà di salvaguardare l'interesse economico delle aziende e i tantissimi lavoratori che aspettavano una risposta prontamente arrivata», ha dichiarato la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. 

Secondo la nota della Difesa, “l'investimento consentirà alle forze armate di continuare nei programmi di ammodernamento e adeguamento degli equipaggiamenti in dotazione ai militari e contestualmente consentirà all'azienda di chiudere una crisi in corso da diversi anni, salvaguardando i livelli occupazionali”. Implicitamente, dunque, viene riconosciuto che non si tratta di accogliere un’esigenza dell’esercito, ma dell’azienda industriale citata.

Tra i programmi finanziati c’è di tutto: aerei Eurofighter, Tornado MLU, aerei da addestramento M345, elicotteri NH90, N-ESS e HH101, fregate Fremm, il sistema missilistico terra-aria di nuova generazione FSAF/AAMS, sommergibili U212 NSF, il sistema per il controllo del territorio SICOTE per i carabinieri, il sistema Teseo Mk2 e l'avvio del programma satellitare Cosmo-SkyMed.

Con l’ennesimo salto mortale, i ministri 5 Stelle che dai banchi dall’opposizione chiedevamo la riduzione delle spese militari italiane, oggi che sono alla guida del paese fanno esattamente il contrario, approvando quello che si può considerare una vera manna per l’industria della Difesa, in gran parte controllata dallo Stato (come ad esempio Leonardo e Fincantieri).

Una politica industriale, l’unica di cui finora abbia dato prova il governo giallo-verde, che non vede differenze fra Lega e 5 Stelle. Non a caso Matteo Salvini, ricevuto recentemente dal presidente statunitense Donald Trump, si è detto favorevole all’acquisto degli aerei F-35, i velivoli più costosi dell’aviazione. Di fronte ai dati che si susseguono su una disoccupazione fra le più alte in Europa e su una povertà crescente, l’esecutivo risponde con tagli costanti a quella parte della spesa pubblica che migliora la qualità della vita (salute, istruzione, ricerca) e con un maxi-investimento in equipaggiamento militare. Un investimento che non è peraltro accompagnato da una visone strategica sul ruolo del nostro paese nel contesto globale. 

Gran parte di questi sistemi bellici e di difesa non servono, fanno notare da più parti, mentre riconvertendo l’industria della Difesa verso produzioni civili si reperirebbero risorse necessarie per rilanciare l’economia verde e la mobilità sostenibile, sostenendo ancor più l’industria italiana. Non sarebbe allora il caso di negoziare con l’Unione Europea anche l’inserimento di un parametro di riduzione delle spese statali per le armi?

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