Chiuso il sipario sulla visita di Gheddafi in Italia, c'è da registrare una dura presa di posizione della Commissione giustizia e pace della Conferenza degli istituti missionari in Italia (Cimi).
«Come missionari - si legge nel comunicato - non ci riconosciamo nel "trattato di amicizia" tra Italia e Libia. In realtà è un'associazione a delinquere di stampo liberista. È un trattato di ipocrisia firmato dal sangue dei migranti e dalla complicità degli interessi economici bilaterali. Sotto i riflettori della vergogna che sembra avere abbandonato la nostra politica. Nella totale impunità e sotto la plaudente assemblea di Rimini, quindi di parte del popolo cristiano, hanno fatto passerella i fautori di questo accordo».
E ancora: «Come missionari ci dissociamo da questa vergogna e dalle menzogne dei ministri che dicono di rispettare la legge. L'unica ad essere rispettata è quella del profitto economico. Non siamo complici di ciò».
I missionari rimandano anche alla lettera-documento, intitolata "Non possiamo tacere", in cui viene fatta una puntigliosa analisi del fenomeno migratorio e delle inadeguate leggi italiane.
Lunedì scorso, in merito alla dichiarazione di Gheddafi sull'Europa «che deve convertirsi all'islam» si era espressa la presidenza della Cimi.