1460: le prime navi europee approdano lunga la costa. 1600: i kru arrivano dalla Liberia; i senufo e i lubi, dal Burkina Faso e dal Mali; 18°-19° secolo: giungono gli akan dal Ghana e i malinké dalla Guinea. 1840: Parigi convince i capi locali a garantire ai mercanti francesi il monopolio del commercio lungo la costa. 1842: la Francia impone il proprio protettorato; segue una sistematica conquista delle zone interne, completata dopo una lunga serie di lotte sanguinose. 1893: il territorio è colonia francese. 1904: la Costa d’Avorio è parte della Federazione Francese dell’Africa Occidentale.
1944: Félix Houphouët-Boigny fonda un sindacato di agricoltori (che, due anni dopo, diventerà il Raggruppamento democratico africano, Rda, presente in tutta l’Africa occidentale francese). 1945: Houphouët-Boigny è eletto deputato al parlamento francese; nel 1946 trasforma la sezione ivoriana dell’Rda in Partito democratico della Costa d’Avorio (Pdci), alleato con il Partito comunista francese; nel 1950 accetta un patto propostogli da François Mitterand, allora ministro dei territori d’oltremare; dal 1956 al 1959 è cinque volte ministro del governo francese.
1958: il paese diventa una repubblica in seno alla Comunità Francese. 1960, 7 agosto: indipendenza; presidente è Houphouët-Boigny, che per 33 anni governerà il paese con autoritarismo paternalista, sempre conservando rapporti privilegiati con l’ex madrepatria. Fino al 1976, gli indici di crescita oscillano tra l’8 e il 10% annuo; nel 1979, con la recessione economica dell’Occidente, gli indici sono azzerati. Tra il 1981 e il 1985, la disoccupazione arriva al 45% e il debito estero si quintuplica; il governo ottiene dal Club di Parigi un rifinanziamento del debito estero, ma la crisi economica continua, a causa del calo dei prezzi del caffè e del cacao.
1985: il Pdci candida al sesto mandato presidenziale un Houphouët-Boigny ormai ottuagenario, che però ottiene il 99% dei voti. 1990: autorizzato il pluralismo politico; alle elezioni, il presidente supera il suo avversario, Laurent Gbagbo, del Fronte popolare ivoriano (Fpi), con l’89% dei voti. 1993, dicembre: muore Houphouët-Boigny; gli succede Henri Konan Bédié, presidente del parlamento. 1995: Bédié è rieletto in uno scrutinio boicottato dall’opposizione; gli stranieri residenti e i cittadini con un genitore straniero non sono ammessi al voto (si tratta del contestato concetto di “ivorianità”).
1999, luglio: Alassane Ouattara, un musulmano del nord, già primo ministro dal 1990 al 1993, lascia il Fondo monetario internazionale (dove è stato direttore aggiunto) e torna in patria per le elezioni presidenziali; gli oppositori dicono che non è ivoriano “puro” (il concetto di “ivorianità” è stato nel frattempo tradotto una norma della legge elettorale, appositamente creata per impedire la candidatura di Alassane Ouattara, di cui gli oppositori dicono che il padre è originario del Burkina Faso, e che ha anche il domicilio a Washington); dicembre: colpo di stato, guidato dal gen. Robert Guéi; Bédié fugge in Francia.
2000: Guéi assume la presidenza ad interim; ottobre: alle elezioni l’astensione supera il 60%; quando lo spoglio sembra dare come vincitore Laurent Gbagbo, candidato del Fpi, Guéi si autoproclama presidente, ma è costretto alla fuga in Benin dalle manifestazioni popolari (lo si accusa di aver truccato il voto); il suo sfidante Gbagbo, ritenuto il vero vincitore delle elezioni, è proclamato presidente; Ouattara, escluso dalla competizione, chiede che le elezioni siano ripetute; la battaglia politica scatena la furia anti-nordista; nel sud sono incendiate moschee e 500 musulmani del nord sono massacrati dai militanti dell’Fpi, appoggiati dall’esercito e dalla polizia; dicembre: l’Fpi emerge maggioritario alle elezioni parlamentari.
2001, gennaio: fallisce un tentativo di colpo di stato; marzo: Gbagbo e Ouattara si incontrano e si accordano di cooperare per la riconciliazione nazionale; il partito di Ouattara, il Raggruppamento dei repubblicani (Rdr), vince le elezioni locali; numerose le richieste perché le elezioni parlamentari e presidenziali siano ripetute; ottobre: Gbagbo indice il Forum per la riconciliazione nazionale; il gen Guéi rifiuta di parteciparvi, come protesta per l’arresto del suo più vicino collaboratore, il capitano Fabien Coulibaly; novembre: dopo un anno di esilio in Francia e Gabon, Ouattara torna in patria.
2002, agosto: l’Rdr di Ouattara ottiene 4 ministeri nel nuovo governo; settembre: scoppia la rivolta militare ad Abidjan (il ministro degli interni, Émile Doga Doudou, e l’ex presidente Guéi sono uccisi); i ribelli del Movimento patriottico della Costa d’Avorio controllano il nord; dopo una breve tregua, a dicembre si hanno nuovi scontri armati, in particolare per la conquista della città di Daloa; nuovi gruppi di ribelli occupano alcune città nell’ovest; 600mila gli sfollati.
2003, gennaio: ai colloqui di pace a Parigi, il presidente Gbagbo accetta un accordo di pace, che prevede un governo di condivisione del potere; marzo: i partiti politici e i gruppi di ribelli si accordano per un nuovo governo che includa nove ministri esponenti dei ribelli stessi; Seydou Diarra, accettato da tutte le parti, è incaricato di formare la nuova compagine; maggio: ci si accorda per un cessate-il-fuoco; luglio: in una cerimonia tenuta nel palazzo presidenziale, i capi dell’esercito governativo e i leader dei ribelli dichiarano che la guerra è terminata; agosto: un gruppo di mercenari e i loro “sostenitori” sono arrestati in Francia, perché sospettati di voler pianificare di assassinare Gbagbo; dicembre: 19 morti in un attacco contro la sede della televisione ad Abidjan.
2004, marzo: una manifestazione contro Gbagbo, organizzata dall’opposizione, degenera in feroci scontri; maggio: arrivano i primi caschi blu dell’Onu; un rapporto dell’Onu afferma che la manifestazione di marzo è stata usata dal governo come pretesto per una operazione già pianificata dalle forze di sicurezza; il rapporto dice che oltre 120 persone sono state uccise, e asserisce che ci sono state esecuzioni sommarie e torture; novembre: le forze aeree ivoriane attaccano i campi dei ribelli nel nord; durante un raid, nove soldati francesi sono uccisi; Chirac dà ordine agli aerei francesi di distruggere l’aviazione ivoriana (due vecchi caccia e cinque elicotteri); automezzi blindati francesi pattugliano Abidjan; violenti proteste anti-francesi; l’Onu impone l’embargo delle armi; dicembre: in ottemperanza all’accordo di pace del 2003, il governo abolisce la norma elettorale sull’ivorianità.
2005, aprile: nuovo cessate-il-fuoco raggiunto da governo e ribelli, grazie alla mediazione del Sudafrica; giugno: massacri nella città di Duékoué, nell’ovest del paese; Gbagbo riconosce che oltre 100 persone sono state uccise, ma smentisce l’opinione comune che vedrebbe odio etnico dietro le uccisioni; ottobre: Gbagbo cancella le previste elezioni presidenziali; l’Onu prolunga di un anno la presenza delle sue forze; dicembre: l’economista Charles Konan Banny è eletto primo ministro, con il compito di disarmare le milizie e i ribelli e di organizzare le elezioni per l’ottobre 2006; l’Onu estende le sanzioni contro la Costa d’Avorio, includendo nell’embargo i diamanti, oltre alle armi.
2006, gennaio: violente manifestazioni dei sostenitori di Gbagbo contro l’Onu, accusato di interferire negli affari interni del paese; febbraio: i principali rivali politici s’incontrano per la prima volta dal 2002, e promettono di incontrarsi ancora per superare attriti e differenze; giugno: le milizie fedeli a Gbagbo ritardano la consegna delle armi; Kofi Annan visita la Costa d’Avorio e invita il governo a osservare la data prefissata per le elezioni; settembre: il governo dà le dimissioni in seguito a uno scandalo riguardante lo scarico di tonnellate di sostanze tossiche su una spiaggia di Adidjan; novembre: una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu estende di un anno il mandato del governo di transizione.
2007, marzo: con la mediazione del Burkina Faso, governo e ribelli delle Forze Nuove firmano un accordo per la condivisione dei poteri; Guillaume Soro, leader delle Nuove Forze, è nominato primo ministro; aprile: Gbagbo dichiara finita la guerra tra il governo e i ribelli del nord, ma, dopo pochi giorni, gli operatori umanitari denunciano una recrudescenza delle violenze; maggio: inizia la smobilitazione delle milizie; giugno: il primo ministro Soro sfugge a un attentato missilistico al suo aereo; ottobre: l’Onu decreta di prolungare le sanzioni per un altro anno; dicembre: ribelli e soldati governativi si allontanano dalla linea del fronte, come parte del piano di riunificazione della nazione.
2008, gennaio: l’Onu prolunga il mandato delle forze di pace (8.000 persone) di 6 mesi per garantire lo svolgimento delle elezioni a metà anno; 10 persone arrestate con l’accusa di tentato colpo di stato in dicembre, ma il sergente Ibrahim Coulibaly, ritenuto il coordinatore del golpe, nega; aprile: Gbagbo cancella i dazi doganali, dopo due giornate di violenti proteste contro il caro-prezzi; le elezioni, previste per giugno-luglio, sono posposte alla fine di novembre; maggio: gli ex ribelli del nord cominciano il disarmo; luglio: il governo aumenta il prezzo del diesel del 44% e della benzina del 29%; agosto: il governo dimezza gli stipendi dei ministri e dei manager delle società statali; ottobre: nuovo prolungamento di un anno dell’embargo della vendita di armi alla Costa d’Avorio e delle sanzioni contro il commercio dei diamanti ivoriani; novembre: Gbagbo e Soro pospongono le elezioni presidenziali di un altro anno.
2009, aprile: il Fondo monetario internazionale cancella 3 miliardi di dollari del debito estero della nazione (12,8 miliardi); maggio: gli ex ribelli consegnano 10 zone del nord all’amministrazione civile; ottobre: nuovo bando di un anno da parte dell’Onu contro il commercio diamantifero ivoriano; novembre: elezioni presidenziali posposte per l’ennesima volta.
2010, febbraio: la registrazione degli aventi diritti al voto è sospesa e Gbagbo dissolve il parlamento e la commissione elettorale; disordini in molte zone del paese; dopo colloqui con Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso, Soro crea un nuovo governo di coalizione, includendo i principali partiti dell’opposizione; ottobre: al primo turno delle elezioni presidenziali, Gbagbo ottiene il 38% dei voti, non abbastanza per evitare il secondo turno; allo sfidante Alassane Ouattara va il 32%; novembre: ballottaggio tra Gbagbo e Ouattara; dicembre: la commissione elettorale assegna la vittoria a Ouattara con il 54,1% dei voti, contro il 45,9% di Gbagbo; la Corte costituzionale, presieduta da un alleato di Gbagbo, rigetta i risultati della commissione e dichiara vincitore Gbagbo; l’Onu rifiuta di riconoscere la vittoria di Gbagbo e appoggia le rivendicazioni di Ouattara; Unione africana, Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Cedeao), Usa e Unione europea fanno propria la decisione dell’Onu; scontri tra sostenitori di Gbagbo e di Ouattara ad Abidjan e nella città di Tiebissou; almeno 20 vittime in scontri tra forze di sicurezza e sostenitori di Gbagbo; il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, rigetta la richiesta di Gbagbo che le truppe francesi e delle Nazioni Unite lascino il paese; l’Ecowas minaccia azioni militari contro Gbagbo, se questi insiste nel rifiutare di cedere il potere a Ouattara.
2011, febbraio: l’Onu avverte che l’intensificarsi delle violenze tra le opposte fazioni sta conducendo il paese alla guerra civile; marzo: l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di oltre 1 milione di persone fuggite dalle proprie abitazioni; le forze di Ouattara conquistano la capitale Yamoussoukro e il porto di San Pedro; Abidjan rimane in mano alle forze di Gbagbo; aprile: si intensificano gli scontri a fuoco, con colpi di artiglieria, ad Abidjan; si parla di oltre 1.000 vittime, ma la comunità internazionale tace; le truppe francesi prendono il controllo dell’aeroporto della città; 11 aprile: Gbagbo è arrestato dalle forze di Ouattara; difficile il ritorno alla normalità; maggio: Alassane Ouattara presta giuramento come presidente; 1° giugno: Guillaume Soro forma il suo quarto governo; settembre: viene costituita la Commissione per la verità, la riconciliazione e il dialogo (le violenze post-elettorali hanno causato 3.000 vittime e lo sfollamento di 500mila persone); novembre; Gbagbo è consegnato alla Corte penale internazionale(Cpi) dell’Aia, accusato di crimini contro l’umanità; dicembre: le elezioni legislative (boicottate dai sostenitori di Gbagbo) consegnano a Ouattara la maggioranza in parlamento.
2012, febbraio: la Cpi decide di estendere la propria inchiesta, includendo ora anche abusi commessi fin dal 2002; tale decisione potrebbe portare alla luce il ruolo svolto dall’attuale primo ministro, Guillaume Soro – allora leader di una milizia armata impegnata nel nord – nella divisione del paese avvenuta in quel periodo; 8 marzo: Soro rassegna le dimissioni da primo ministro; 12 marzo: Soro è eletto presidente del parlamento (una carica che lo rende la seconda autorità del paese); giugno: la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale annunicano un alleggerimento del debito estero di 4,4 miliardi di dollari; il ministro degli interni rivela che le autorità hanno sventato un tentato colpo di stato, orchestrato da miliziani sostenitori di Gbagbo e mercenari liberiani, accusati di aver ucciso 7 caschi blu alcuni giorni prima; settembre-ottobre: la Costa d’Avorio chiude le sue frontiere con il Ghana per due settimane, dopo un attacco portato contro un posto di blocco a Noe, città sul confine (del fatto vengono accusati sostenitori di Ggbagbo rifugiati in quel paese); novembre: dopo i disordini scoppiati in aula durante la discussione sulla nuova legge matrimoniale, il presidente Ouattara dissolve il parlamento; la Cpi spicca un mandato di cattura contro Simone Gbagbo, moglie dell’ex presidente Laurent Gbago, per crimini contro l’umanità commessi dopo le elezioni del 2010.
2013: febbraio: Gbagbo è portato davanti alla Cpi per una audizione che deve decidere se è in grado di affrontare il processo; nessuna decisione è presa; aprile: le elezioni locali si svolgono pacificamente, dopo una campagna elettorale alquanto tesa; bassa la partecipazione al voto a causa del boicottaggio; agosto: Michel Gbagbo, figlio di Laurent, è rilasciato su cauzione, assieme ad altri 13 sostenitori dell’ex presidente; la Cpi rende pubblico un mandato di cattura (già emesso in dicembre 2011) contro l’ex ministro ivoriano Ble Goude, accusato di crimini di guerra; dicembre: funzionari ghaneani accusano la Costa d’Avorio di aver invitato agenti speciali per rapire e assassinare sostenitori di Gbagbo rifugiati in Ghana; la Costa d’Avorio nega.
2014, aprile: il Consiglio di sicurezza dell’Onu toglie nell’embargo sul commercio diamantifero della Costa d’Avorio.
2016, marzo: militanti islamisti attaccano lo stabilimento balneare di Grand Bassam, presso Abidjan, uccidendo 18 persone; l’attacco è gemello di altri attacchi compiuti nelle capitali del Mali e del Burkina nei mesi precedenti.
2017, gennaio: Amoud Gon Coulibaly è nominato primo ministro; il presidente Ouattara licenzia i capi delle polizia e della gendarmeria, dopo un ammutinamento di due giorni in varie città, terminato solo quando il governo ha pagato le indennità arretrate e promesso di migliorare le condizioni di lavoro; gennaio-maggio: altri ammutinamenti di militari in altre città per il mancato pagamento delle indennità; marzo: Simone Gbagbo, la moglie dell’ex presidente Laurent Gbagbo, è assolta dall’accusa di crimini contro l’umanità di cui era accusata per il suo ruolo nella crisi politica dopo le elezioni del 2010; settembre: un tribunale internazionale sentenzia che il Ghana non ha violato i diritti della Costa d’Avorio con le perforazioni petrolifere in zone di mare disputate; un gruppo per la protezione dell’ambiente denuncia che l’industria del cioccolato sta causando una massiccia deforestazione nel paese (il 40% del cacao consumato nel mondo proviene dalla Costa d’Avorio, ma la sua coltivazione va a intaccare le aree protette del paese, cancellando la foresta pluviale; vi sono implicati molti attori, dal piccolo coltivatore alle grandi multinazionali del cioccolato); dicembre: il governo vara un piano di prepensionamento per 4.400 soldati in quattro anni (1.000 entro la fine dell’anno), offrendo a ciascuno 26.000 dollari.
2018, marzo: il ministro delle infrastrutture, Amede Koffi Kouakou, presenta un piano di investimenti di 7 miliardi di dollari nel potenziamento delle infrastrutture (tra cui, un ponte in Abidjan e il completamento di metà dell’autostrada che congiungerà Abijan alla capitale del Burkina Faso, Ouagadougou); la Costa d’Avorio è considerata la migliore economia di tutta l’Africa occidentale (nel 2017, ha avuto una crescita economica del 7,6%, tra i più alti del mondo).
(Aggiornato al 13 marzo 2018)