2° sec. d.C.: il regno di Axum diventa una potenza commerciale regionale. 4° sec.: introduzione del cristianesimo copto (dall’Egitto). 1530-31: il condottiero islamico Ahmed ibn Ibrahim Al-Ghazi (“il mancino”) conquista gran parte del paese. 1818-68: ras Kasa Hailu soggioga le regioni Amhara, Gojjam, Tigray e Shoa. 1855: Kasa-Hailu diventa imperatore con il nome di Tewodros II. 1868: Tewodros è sconfitto dai britannici e si suicida per non essere catturato. 1872: il negus del Tigray prende il potere e si fa incoronare come Yohannes IV. 1889: Yohannes IV è ucciso in battaglia contro le forze sudanesi del Mahdi; gli succede il re dello Shoa, Menelik II, che firma un patto d’amicizia con l’Italia, che il governo italiano interpreta come accettazione del protettorato (interpretazione negata dall’Etiopia); Memelik sposta la capitale ad Addis Abeba.
1895: l’Italia invade l’Etiopia. 1896: le forze italiane sono sconfitte ad Adua; Roma riconosce l’indipendenza dell’Etiopia, ma mantiene il controllo sull’Eritrea. 1913: Menelik II muore; sale al trono suo nipote Lij Yasu, che ha simpatie islamiche. 1916: Yasu è scomunicato e deposto; gli succede Zawditu, figlia di Menelik, che regna attraverso un reggente, ras Tafari Makonnen. 1930: Zawditu muore e ras Tafari diventa “re dei re”, Hailé Selassié. 1935: l’Italia invade l’Etiopia. 1936: gli italiani occupano Addis Abeba e l’imperatore fugge; Etiopia, Eritrea e la Somalia italiana formano l’Africa Orientale Italiana. 1941: la guerriglia e le forze britanniche sconfiggono gli italiani e rimettono sul trono Hailé Selassié.
1952: le Nazioni Unite decretano che l’Eritrea diventi uno stato federato all’interno dell’impero etiopico. 1962: Hailé Selassié si annette l’Eritrea. 1963: prima conferenza dell’Organizzazione per l’unità africana (Oua) celebrata ad Addis Abeba. 1973-4: circa 200mila persone muoiono di fame nella provincia di Wallo. 1974: Hailé Selassié è deposto dal colpo di stato del derg, il comitato delle forze armate, diretto dal gen. Aman Andom (subito ucciso e sostituito da Tafari Banti). 1975: Hailé Selassié muore in circostanze misteriose, mentre è in prigione.
1977, luglio: Menghistu Hailé Mariam uccide Banti, assume il potere e scatena sanguinose purghe (“il terrore rosso”); migliaia di oppositori uccisi; collettivizzazione dell’agricoltura; il Fronte popolare di liberazione del Tigray inizia la guerriglia per l’autonomia. 1977: la Somalia invade l’Ogaden, ma è respinta (1978) dall’Etiopia, forte dell’aiuto militare dell’Unione Sovietica e di Cuba. 1984-85: grave siccità, la peggiore in decenni; 500mila i morti; cinque milioni le persone in pericolo di vita. 1987: una nuova costituzione sancisce la nascita della Repubblica democratica d’Etiopia (ma è una farsa) e Menghistu è eletto presidente; nuove rivolte nel Tigray. 1988: Etiopia e Somalia firmano la pace.
1991: Addis Abeba è conquistata dal Fronte popolare rivoluzionario democratico dell’Etiopia (Fprde), guidato da Meles Zenawi, che assume l’incarico di presidente ad interim; Menghistu fugge; l’Eritrea si dà un governo provvisorio. 1992: trovati i resti di Hailé Selassié in una latrina del palazzo imperiale. 1993: l’Eritrea diventa indipendente. 1994: una nuova costituzione crea la Repubblica democratica federale dell’Etiopia (“federalismo etnico”). 1995: dopo le prime elezioni parlamentari, Negasso Gidada è presidente e Meles Zenawi primo ministro. 1998: scontri armati tra etiopici ed eritrei per una disputa sul comune confine.
1999: guerra aperta tra Etiopia ed Eritrea. 2000, giugno: cessate-il-fuoco e arrivo di una forza dell’Onu per monitorare l’accordo e il ritiro delle forze etiopiche dall’Eritrea; novembre: i resti di Hailé Selassié sono sepolti nella cattedrale di Addis Abeba; dicembre: firma dell’accordo di pace (in Algeria) e creazione delle commissioni incaricate della delimitazione dei confini e del rimpatrio degli sfollati. 2001, febbraio: Addis Abeba annuncia di aver completato il ritiro delle truppe. 2002, aprile: accettazione bilaterale di un nuovo confine, ma ambedue le nazioni reclamano il possesso della città di Badme. 2003, aprile: la commissione indipendente decreta che Badme è in Eritrea, ma Addis Abeba non accetta la decisione.
2004, gennaio-febbraio: scontri etnici nella regione di Gambela (200 vittime); decine di migliaia di persone fuggono; marzo: inizia un programma di ricollocamento, che prevede lo spostamento di 2 milioni di persone da alcune aride regioni dell’altopiano; novembre: l’Etiopia accetta, «in linea di principio», la decisione della commissione Onu sui confini, ma la lite su Badme continua.
2005: marzo, Human Rights Watch accusa l’esercito di «assassinii, stupri e torture» contro il gruppo etnico degli Anuak, nella regione di Gambela; aprile: il primo blocco dell’obelisco di Axum, portato in Italia nel 1934, è restituito all’Etiopia; maggio: si tengono le elezioni multipartitiche: molte le accuse di brogli, violente manifestazioni, decine di morti; agosto-settembre: ripetizione delle elezioni in oltre 30 seggi; nuove proteste e vittime; migliaia gli arrestati, tra cui i principali esponenti dell’opposizione; dicembre: la commissione internazionale, con sede all’Aia, decreta che l’Etiopia ha violato la legge internazionale quando ha attaccato l’Eritrea nel 1998; circa 90 persone, tra cui giornalisti e oppositori, sono accusate di «tradimento e genocidio» per i disordini seguiti alle elezioni.
2006, maggio: in Olanda, sei partiti politici e formazioni armate creano l’Alleanza per la libertà e la democrazia; attentati dinamitardi ad Addis Abeba (nessuna rivendicazione); settembre: l’Etiopia nega che le sue truppe abbiano varcato il confine somalo in appoggio al governo di transizione a Baidoa, braccato dalle Corti islamiche, ormai in controllo di quasi tutta la Somalia; ottobre: l’Onu ordina all’Eritrea di ritirare la sue truppe dalla zona cuscinetto sulla frontiera con l’Etiopia; Zenawi ammette che il suo paese è «tecnicamente in guerra contro le Corti islamiche, perché queste hanno dichiarato guerra all’Etiopia»; novembre: un rapporto Onu accusa «alcune nazioni» (tra cui l’Etiopia) di aver fornito armi al governo somalo, violando l’embargo del 1992; l’Eritrea è accusata di armare le Corti, che ormai controllano ampie zone della capitale Mogadiscio; dicembre: Menghistu Hailé Mariam è condannato a morte, in absentia, per crimine di genocidio.
2007, gennaio: l’Etiopia sostiene il governo di transizione somalo con aerei, carri armati e artiglieria; le Corti sono vinte; aprile: un gruppo armato attacca un impianto petrolifero cinese nel sud, uccidendo 75 persone; giugno: i leader dell’opposizione arrestati sono condannati a morte, ma perdonati; settembre: l’Etiopia celebra l’inizio del terzo millennio secondo il calendario copto ortodosso; novembre: l’Etiopia, a differenza dell’Eritrea, non accetta la nuova demarcazione del comune confine.
2008, giugno: l’accordo di pace tra il governo somalo e i ribelli consente il ritiro delle truppe etiopiche dalla Somalia (entro 120 giorni); luglio: il Consiglio di sicurezza dell’Onu vota all’unanimità il ritiro della missione di monitoraggio del confine conteso tra Etiopia ed Eritrea; settembre: celebrazioni per la restituzione totale dell’obelisco da parte del governo italiano; dicembre: la polizia arresta Birtukan Medeksa, leader dell’opposizione (già imprigionata nel 2005 e perdonata nel 2007).
2009, gennaio: l’Etiopia ritira ufficialmente le sue truppe dalla Somalia; giugno: Addis Abeba riconosce di avere “missioni di ricognizione” in Somalia, ma nega di impiegare soldati; agosto: richiesta all’Eritrea ed Etiopia di pagarsi a vicenda i danni causati dalla guerra di confine nel 1998-2000; settembre: ditte cinesi si assicurano contratti per la costruzione di dighe e centrali idroelettriche; ottobre: a causa di una nuova siccità, Addis Abeba chiede aiuti per 6 milioni di dollari in cibo; novembre: 26 persone incolpate di tentato colpo di stato; dicembre: il movimento ribelle del Fronte di liberazione nazionale dell’Ogaden (Flno) dichiara di aver conquistato alcune città nell’est, dopo forti scontri.
2010, maggio: alle elezioni parlamentari l’Fprde ottiene una schiacciante maggioranza dei seggi in parlamento, consentendo a Meles Zenawi un quarto mandato; gli osservatori dell’Unione europea criticano lo svolgimento dell’esercizio; l’opposizione chiede una nuova elezione; giugno: in un incontro ad Addis Abeba le nazioni del bacino del Nilo non si accordano sull’uso della acque del grande fiume; ottobre: scontri tra le forze governative e quelle dell’Flno; l’organizzazione Human Rights Watch accusa il governo di usare gli aiuti umanitari per sopprimere l’opposizione politica.
2011, marzo: l’Etiopia accusa l’Eritrea di aver inviato militari oltre il comune confine per disseminare mine in territorio etiopico; aprile: Addis Abeba dichiara di voler appoggiare gruppi ribelli eritrei allo scopo di rovesciare il regime di Afwerki; giugno: il parlamento definisce tre organizzazioni politico-militari etiopiche «gruppi terroristici»; luglio: milioni di etiopici e rifugiati dalla Somalia necessitano aiuti di emergenza; due giornalisti svedesi catturati dalle truppe etiopiche nell’Ogadan durante scontri con l’Flno; ottobre: gli americani cominciano a impiegare aerei drone nella lotta contro gli islamisti somali Al-Shabaab; novembre: truppe etiopiche avvistate in Somalia, ma il governo di Addis Abeba nega la loro presenza; dicembre: Amnesty International accusa il governo di aver varato per anni severi provvedimenti contro la libertà di espressione; i due giornalisti svedesi arrestati in luglio nell’Ogaden sono accusati di «appoggio al terrorismo» e condannati a 11 anni di prigione.
2012, gennaio: l’Etiopia è accusata di usare la forza per sloggiare cittadini da terre consegnate a investitori stranieri; alcuni turisti europei sono rapiti e uccisi in un’area remota della regione Afar, presso il confine con l’Eritrea; marzo: truppe etiopiche attaccano postazioni eritree presso il confine, ritenute campi di addestramento di terroristi; giugno: l’Flno rivendica un assalto a un convoglio militare e un attacco a una guarnizione, uccidendo 169 soldati regolari; le truppe etiopiche si ritirano da alcuni città della Somalia centrale, che avevano tolto al controllo degli Al-Shabaab; agosto: Zenawi muore dopo mesi di dicerie sul suo stato di salute; settembre; il vice primo ministro e ministro degli esteri, Hailemariam Desalegn, diventa primo ministro.
2013, giugno: Etiopia ed Egitto decidono di tenere colloqui per diminuire le tensioni sorte in seguito alla decisione di Addis Abeba di costruire una grande diga sul Nilo Azzurro; Il Cairo teme che l’opera possa diminuire il flusso delle acque del grande fiume; il due volte campione olimpionico dei 10.000 metri piani, Hailé Gebreselassié (4 titoli mondiali e 2 ori olimpici sui 10mila metri piani, maratoneta di fama mondiale) dice di volersi candidare alle elezioni presidenziali del 2015; agosto: l’Etiopia firma con il gitante delle telefonia cinese, ZTE, un accordo di 800 milioni di dollari per l’espansione della telefonia mobile; gli ultimi 450 degli 8.000 fallasha etiopici (“gli ebrei d’africa”) qualificati al “rimpatrio” raggiungono Israele.
2015, marzo: il governo di Addis Abeba ordina la distruzione di ingenti quantitativi di avorio (ufficialmente sequestrato ai bracconieri), ma le organizzazioni ambientaliste affermano che l’Etiopia continua a essere un importante centro del traffico illegale del prezioso materiale; maggio: il Fronte popolare rivoluzionario democratico dell’Etiopia (Fprde), al governo, ottiene una schiacciante vittoria alle elezioni generali.
2016, gennaio: dopo mesi di protesta da parte del gruppo Oromo, che teme un massicci espropri di terre a danno degli agricoltori, il governo cancella il piano di espansione della capitale; gruppi per i diritti umani parlano di 140 vittime uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste; milioni di persone soffrono la fame a causa di una terribile siccità; luglio: decine di migliaia di persone appartenenti all’etnia Amhara inscenano manifestazioni anti-governative in Gondar (città de nord); settembre: l’Unione africana chiede al governo di evitare l’uso della violenza contro le proteste popolari (iniziate nella regione centrale dell’Oromo, si sono estese all’Amhara nel nord); organismi per i diritti umani parlano di almeno 500 persone uccise dalle forze di sicurezza; la Gran Bretagna, l’Unione europea e la Banca mondiale annunciano un progetto che mira a creare 100.000 posti di lavoro, un terzo dei quali per rifugiati eritrei, cui il governo etiopico garantirebbe il pieno diritto al lavoro; ottobre: nel tentativo di porre fine alle proteste, il governo dichiara lo stato di emergenza per 10 mesi; dicembre: la crescita economica media annua passa dal 10% all’8%; il governo imputa la decrescita alla siccità, ma gli esperti non nascondo l’impatto avuto dalle prolungate proteste popolari.
2017, aprile: la Commissione per i diritti umani (riconosciuta dal governo) dice che le vittime avute in due anni di proteste sono state 670; maggio: Yonatan Tesfaye, politico dell’opposizione, è condannato a 6 anni di prigione per aver usato Facebook ai fini di «incoraggiare il terrorismo»; giugno: il governo blocca Internet per impedire la fuga on-line di test d’esame (come avvenuto nel 2016); luglio: tolto lo stato di emergenza: settembre: sarebbero già oltre 400 mila gli sfollati Oromo, fuggiti dall’intensificarsi degli scontri al confine con la regione popolata dai Somali, nel sud del paese; ottobre: l’emergenza fame si fa acuta; il governo riconosce che 1,7 milioni di persone hanno bisogno di cibo, ma l’Onu parla di 7,8 milioni in urgente necessità di aiuti umanitari.
2018, gennaio: il primo ministro Desalegn promette il perdono e il rilascio di «prigionieri politici»; è la prima volta che il governo ammette che ci sono persone in carcere per motivi politici; dichiara di voler facilitare un “dialogo di riconciliazione nazionale”; 7.000 persone sono perdonate o si vedono il loro caso chiuso; da tre anni il paese è dilaniato da violenze, con ripetute proteste popolari nella regione Oromiya (si ritiene per ripetuti casi di land-grabbing); un investigazione parlamentare ammette l’uccisione di diverse centinaia di persone dal 2015 ad oggi; febbraio: il primo ministro Hailemariam Desalegn dà le dimissioni; in un discorso alla TV, spiega: «Questa decisione è vitale nel tentativo di apportare le riforme necessarie per restaurare la pace nel paese e mantenere la democrazia»; è dichiarato lo stato di emergenza per le molte proteste popolari antigovernative; Desalegn rimane al potere fino alla fine del processo di transizione; 5 marzo: sciopero di tutti i negozianti ad Addis Abeba e nelle zone attorno alla capitale per protestare contro l’introduzione dello stato di emergenza dopo le dimissioni del primo ministro.
(Aggiornato al 6 marzo 2018)