4° sec: nella parte occidentale dell’attuale territorio del Mali, nasce il più antico apparato statale dell’Africa, l’impero del Ghana, il cui apogeo è raggiunto attorno all’anno 1000. 11° sec.: l’impero del Mali diventa la forza dominante nel bacino dell’Alto Niger; il massimo splendore è raggiunto con il re mandinka Sundiata Keita (1235-1255) e, soprattutto, con Mansa (“imperatore”) Mussa (1312-1337), che estende l’impero dall’altopiano dell’Adrar des Iforas all’Atlantico. 14°-15° sec.: inizia il declino dell’impero del Mali, sotto gli attacchi dei popoli mossi, tuareg e songhai; il commercio dell’oro passa nelle mani dello stato vassallo di Songhai, con capitale Timbuctù (Tombouctou).
1591: il sultano del Marocco invade l’impero di Songhai; dalla sua frammentazione nascono nuovi regni. 1737: i tuareg, aiutati dal Marocco, conquistano il territorio; nel sud, sorge il regno dei Bambara, la cui egemonia rimane incontestata fino all’arrivo dei francesi (1850). 1898: Parigi completa la conquista del Mali; il territorio, con gli attuali Burkina Faso (ex Alto Volta), Benin e Senegal, è chiamato dapprima Sudan Francese, poi Africa Occidentale Francese.
1945: nasce il Raggruppamento democratico africano; l’Unione Sudanese ne è la sezione maliana. 1959: Mali e Senegal formano la Federazione del Mali, che però si scioglie l’anno dopo. 1960, 22 settembre: indipendenza, con Modibo Keita presidente; il Mali diventa uno stato a partito unico e si separa dalla zona del franco, rompendo gli ultimi legami con Parigi. 1968: Keita è deposto da un colpo di stato guidato dal colonnello Moussa Traoré; è creato un Comitato militare di liberazione nazionale; la dipendenza economica dall’estero e la speculazione agricola in funzione del mercato internazionale portano all’accumulazione di un ingente debito estero.
1977: Keita muore in prigione; scoppiano proteste.1979: nuova costituzione; alle elezioni presidenziali Traoré è rieletto presidente e opta per le formule di austerità proposte dalle banche internazionali e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). 1985, giugno, Traoré è rieletto; scontri armati alla frontiera con il Burkina Faso. 1988: proteste di piazza di studenti e funzionari pubblici; il debito estero è pari al 125% del Prodotto interno lordo; inizia la ristrutturazione economica sotto i dettami dell’Fmi.
1991: Traoré è destituito da un colpo di stato e rimpiazzato da un Consiglio di transizione e salvataggio del popolo, capeggiato dal colonnello Amadou Toumani Touré; sono riorganizzati i vecchi partiti e ne sorgono di nuovi; insurrezione dei tuareg nel nord; aprile: è firmata la pace con i alcuni gruppi di opposizione tuareg; luglio: tentativo di colpo di stato da parte di un settore delle forze armate. 1992, aprile: Alpha Oumar Konaré, leader dell’Alleanza per la democrazia (Adema), vince le prime elezioni libere del Mali.
1995: trattato di pace tra governo e le tribù tuareg; inizia un programma triennale di rimpatrio di 120.000 tuareg rifugiati in Algeria, Burkina Faso, Mauritania e Niger. 1996, marzo: nuovo accordo di pace pone fine al conflitto con i tuareg. 1997, maggio, Konaré è rieletto presidente; alle legislative di luglio e agosto, l’Adema ottiene la maggioranza dei seggi in parlamento; l’opposizione boicotta entrambi gli scrutini. 1999: l’ex presidente Moussa Traoré e la moglie sono condannati a morte per corruzione (la condanna è commutata in ergastolo); ottobre: numerose persone uccise in scontri tra membri del gruppo etnico kunta e la comunità araba nel nord del paese.
2000, gennaio: è sventato un colpo di stato e Konaré s’affretta a introdurre alcuni militari nel governo; febbraio: il primo ministro Boubacar Keita, accusato di inefficienza nella lotta alla povertà, si dimette ed è rimpiazzato da Mande Sidibe, ex funzionario dell’Fmi. 2001, dicembre: dopo 13 anni di attesa, entra in funzione la prima turbina dalla centrale idroelettrica di Manantali. 2002, aprile: Amadou Toumani Touré è eletto presidente (accuse di brogli); settembre: la Francia promette di condonare il 40% del debito contratto dal Mali nei suoi confronti (79 milioni di dollari); ottobre, il governo rassegna le dimissioni ed è sostituito da una nuova compagine di unità nazionale. 2003, agosto: scontri tra gruppi islamici rivali nell’ovest (10 vittime).
2004, aprile: il primo ministro Mohamed Ag Amani dà le dimissione e gli subentra Ousmane Issoufi Maiga; settembre: un’invasione di cavallette rovina il 45% dei raccolti; ottobre: firmate cinque convenzioni di ricerca petrolifera nel paese.
2005, marzo, disordini a Bamako; un centinaio gli arresti; severa siccità, invasioni di cavallette e mancanza di cibo; giugno: la Fao comunica al mondo la situazione di fame nel paese. 2006, maggio: Nicolas Sarkozy, ministro degli interni francese, visita il paese, ma è accolto da proteste contro la sua politica “razzista” nei confronti dell’immigrazione; gruppi di tuareg rubano armi nella città di Kidal; cresce la paura di una nuova ribellione; giugno: accordo di pace con i ribelli tuareg, che chiedono maggiore autonomia.
2007, aprile: Touré vince un secondo mandato di 5 anni; luglio: la coalizione al governo, Alleanza per la democrazia e il progresso (Adp), rafforza la sua maggioranza in parlamento alle elezioni politiche; agosto: ribelli tuareg sono sospettati di aver sequestrato soldati regolari presso il confine con il Niger e l’Algeria. 2008, maggio: i ribelli tuareg uccidono 17 soldati, nonostante il cessate-il-fuoco firmato in aprile; dicembre: almeno 20 persone uccise in un attacco tuareg a una base militare nel nord.
2009, febbraio: il governo annuncia che l’esercito ha preso controllo di tutte le basi dei ribelli tuareg; aprile: 700 ribelli consegnano le armi; maggio: l’Algeria comincia a inviare equipaggiamento militare al Mali in preparazione di una iniziativa congiunta contro i militanti islamisti legati ad Al-Qaida; giugno: il governo britannico sospetta che Edwin Dyer, cittadino inglese, sia stato uccido da Al-Qaida, dopo essere stato rapito in gennaio con un gruppo di altri europei; agosto: una nuova legge che riconosce maggiori diritti alle donne provoca alcune proteste popolari.
2010: gennaio: il “Festival del deserto”, ricorrenza annuale solitamente celebrata a Timbuctu, viene spostato in un luogo più sicuro; marzo: Alicia Gamez, spagnola rapita in Mauritania nel 2009 da Al-Qaida nel Maghreb islamico, è liberata; poco dopo, viene rilasciata una coppia italiana; aprile: Mali, Algeria, Mauritania e Niger formano un “comando congiunto” per affrontare le minacce di terrorismo; settembre: il Mali festeggia i 50 anni di indipendenza; si suppone che sette stranieri rapiti in Niger siano trasferiti in Mali. 2011, gennaio: l’ambasciata francese a Bamako è attaccata da un uomo armato di fucile ed esplosivi; novembre: militari francesi si uniscono alle forze regolari maliane nella ricerca di due geologi francesi rapiti da una banda armata.
2012, gennaio: la paura di nuove ribellioni dei tuareg, dopo feroci attacchi ad alcune città del nord, causa la fuga di migliaia di persone in Mauritania; marzo: ufficiali dell’esercito, guidati dal capitano Amadou Sanogo, che si definisce leader del Comitato nazionale per la restaurazione della democrazia e dello stato, annunciano alla Tv di aver deposto il presidente Touré (poco prima delle elezioni previste per aprile), colpevole di non aver affrontato la ribellione tuareg in modo efficace; l’Unione africana sospende il Mali dall’organizzazione continentale; aprile: i ribelli tuareg prendono il controllo del nord del paese, da essi chiamato Azawad, e ne proclamano l’indipendenza; a Bamako i militari consegnano il potere a un governo di civili guidato dal presidente del parlamento, Dioncounda Traoré, con la qualifica di presidente ad interim del paese; maggio: la giunta militare riafferma il suo controllo sul governo, dopo un presunto tentato colpo di stato da parte dei sostenitori del presidente deposto, Touré; 21 maggio: il nuovo presidente ad interim è aggredito da alcuni sostenitori della giunta militare nel suo palazzo ed è costretto a farsi ricoverare in ospedale per una ferità alla testa; il gruppo ribelle tuareg, di matrice laica, il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), si fonde con il gruppo islamista Ansar Dine (“difensori della religione”) e dichiarano il nord del Mali “stato islamico”; Ansar Dine comincia a imporre la shari’a (legge islamica) a Timbuctu; Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) appoggia la decisione; giugno-luglio: Ansar Dine e il suo alleato Aqmi si schierano contro l’Mnla e catturano le città di Timbuctu, Kidal e Gao, dove distruggono molti degli antichi santuari islamici (dichiarati dall’Unesco “patrimonio dell’Umanità” e considerati “santi” dalla popolazione locale, perché tombe di noti marabutti sufi), in quanto ritenuti “luoghi di eresia” dai puristi del gruppo Ansar Dine; agosto: il primo ministro, Cheick Modibo Diarra, forma un nuovo governo di unità nazionale per soddisfare le richieste regionali per la fine del regime militare; 5 dei 31 ministri sono considerati vicini a Amadou Sanogo; autunno-inverno: i ribelli islamisti consolidano le loro posizioni nel nord, catturano la città di Douentza (settembre), e raggiungono il centro del paese; novembre: gli stati che formano la Comunità economica dell’Africa Occidentale (Cedeao) si accordano per una spedizione militare comune per ricatturare il nord, con l’appoggio dell’Onu e dell’Unione africana; si ritiene che i preparativi richiedano molti mesi; dicembre: il primo ministro Modibo Diarra dà le dimissioni (si pensa perché contrario ai piani della Cedeao); il presidente Traoré nomina Django Sissoko a succedergli; l’Onu e gli Usa minacciano sanzioni.
2013, gennaio: i combattenti islamisti catturano la città di Konna e pianificano di marciare sulla capitale; il presidente si appella alla Francia per aiuti; truppe francesi riconquistano Gao e Timbuctu, e, alla fine del mese, entrano a Kidal, l’ultima città in mano ai ribelli; le nazioni europee promettono di aiutare il governo maliano ad addestrare l’esercito; aprile: la Francia comincia il ritiro delle due truppe; una forza regionale africana assiste l’esercito maliano a mantenere la sicurezza; maggio: una conferenza internazionale si impegna a ricostruire il Mali con 4 miliardi di dollari; giugno: il governo firma un accordo di pace con i nazionalisti ribelli tuareg, in vista delle elezioni; questi ultimi accettano di consegnare la città di Kidal, occupata da essi dopo che le truppe francesi l’avevano liberata dagli islamisti; luglio: le Nazioni Unite iniziano la sua missione di pace, sostituendosi alla Francia, con i circa 6.000 uomini provenienti dalle nazioni dell’Africa Occidentale già presenti nel paese, in vista dell’impiego di 12.600 uomini in uniforme entro dicembre; agosto: dopo 18 mesi di sanguinosa crisi politico-militare, Ibrahim Boubacar Keita, ex primo ministro, è eletto presidente, sconfiggendo, al secondo turno, Moussa Mara; la Francia affida formalmente la sicurezza nel nord del paese alle forze dell’Onu (Minusma); settembre: al termine di colloqui tra le nuove autorità e i principali gruppi armati del nord (sia tuareg che arabi), tenuti a Bamako, è firmata una dichiarazione congiunta in cui si rinuncia alla secessione; ai colloqui non hanno partecipato i gruppi di matrice fondamentalista islamica, il Movimento per l’unicità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao) e Al-Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi); insediamento del nuovo presidente, Ibrahim Boubacar Keita, che nomina primo ministro il banchiere Oumar Tatam Ly; la situazione al nord si aggrava, con scontri tra forze governative e tuareg separatisti; 2 novembre: due giornalisti dell’emittente francese Rfi, Ghislaine Dupont, specializzata in reportage dall’Africa, ed il cameraman Claude Verlon, sono sequestrati e uccisi, a Kidal, nel nord del Mali, da un gruppo di quattro uomini; 19 dicembre: le elezioni parlamentari assegnano al Raggruppamento per il Mali, partito del presidente, 115 dei 147 seggi; la Francia annuncia una riduzione del 60% delle sue truppe dispiegate in Mali, fino a 1.000 entro marzo 2014.
2014, aprile: dopo l’improvviso ritiro dalla carica di Oumar Tatam Ly, il presidente Keita nomina il rivale Moussa Mara primo ministro, nel tentativo di diminuire l’instabilità nel nord del paese; maggio: si rompe la fragile tregua con i tuareg del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla), che conquistano Kidal, Menaka, Agelhok, Anefis e Tessalit; settembre: governo e separatisti iniziano una nuova serie di colloqui in Algeria, per risolvere il conflitto nel nord del Mali (chiamato dai tuareg Azawad); l’Mnla apre un’“ambasciata” in Olanda; ottobre: sospesi i colloqui di pace; sulla carta dovrebbero riprendere in novembre; 9 militari delle forze Onu uccisi nel nord-est (dallo scorso maggio, 31caschi blu, per lo più africani, sono morti in attacchi terroristici compiuti nel nord del paese); novembre: primi casi di contagio di ebola in Mali; dicembre: Serge Lazarevic, il cittadino francese di origine serba sequestrato nel novembre 2011 in Mali da Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), è liberato.
2015, gennaio: dopo 42 giorni senza aver registrato un nuovo caso di infezione, il ministro della sanità annuncia che il paese è libro dal virus dell’ebola; aprile: scontri tra i ribelli del nord (Coordinamento dei movimenti dell’Azawad) si scontrano con le forze di pace dell’Onu a Timbuktu e occupano la città di Lere; maggio: truppe francesi uccidono due comandanti di al-Qaida, Amada Ag Hama and Ibrahim Ag Inawalen (ambedue sospettati di aver rapito e uccido cittadini francesi); viene firmato un accordo di pace tra il governo e alcuni gruppi e fazioni dei ribelli del nord; giugno: l’accordo di pace firmato da altri gruppi ribelli dei Tuareg; il governo concede maggiore autonomia alla regione e cancella i mandati di arresto contro leader ribelli dei Tuareg; luglio: artigiani maliani, impiegati dalle forze di pace Onu, ricostruiscono gli antichi santuari islamici di Timbuctu, distrutti dagli islamisti nel 2012; agosto: 17 persone uccise in un attacco dei militanti islamisti in un hotel di Sevare; novembre: uomini armati attaccano il lussuoso Radisson Blu Hotel nella capitale Bamako, uccidendo 22 persone.
2016, agosto: numerosi attacchi dei ribelli contro le forze della missione internazionale di sostegno al Mali (oltre 100 militari di tale missione stati uccisi dall’inizio dell’operazione nel 2013); settembre: la Corte penale internazionale condanna a nome anni di prigione il jihadista maliano Ahmad al Faqih al Mahdi per crimini contro l’umanità; Al Faqih era sotto processo per la distruzione, nel 2012, di nove mausolei e di una moschea a Timbuctu; è la prima volta che la distruzione del patrimonio culturale viene trattata come crimine di guerra, ed è la prima volta che un militante islamista viene processato dalla Cpi.
2017, gennaio: un’autobomba uccide almeno 50 persone e ne ferisce altre 111 in un campo militare di Gao, che ospita sia truppe governative che membri di gruppi armati (come parte del processo di pace); a rivendicarne la paternità è Al-Mourabitoun, violento gruppo legato ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI), autore anche dell’assalto all’Hotel Radisson di Bamako; febbraio: soldati regolari maliani e membri di milizie separatiste tuareg sono impiegati in pattuglie congiunte; aprile: il presidente Boubacar Keita annuncia la formazione di un nuovo governo, guidato dal primo ministro Abdoulaye Idrissa Maïga, suo prossimo alleato; giugno: il gruppo Nusrat a-Islam wal Muslimee rivendica la responsabilità di un attacco a un hotel di Bamako (2 vittime); 29 dicembre: dimissioni inaspettate del primo ministro Abdoulaye Idrissa Maïga e della sua squadra di governo; il presidente lo rimpiazza con Soumeylou Boubèye Maïga, altro stretto alleato del capo di stato, già ministro degli Esteri, capo dei sevizi di intelligence e segretario generale alla presidenza, e ministro della Difesa (tra settembre 2013 e maggio 2014).
2018, gennaio: 18 militari delle forze armate maliane sono uccisi nella base di Soumpi, nei pressi di Timbuktu, in un attacco attribuito a non meglio precisati «terroristi jihadisti»; 26 civili sono uccisi dall’esplosione di una mina, che ha dilaniata il veicolo su cui viaggiavano; 2 soldati francesi uccisi dall’esplosione di una mina artigianale: febbraio: continui attentati contro le forze di pace; numerosi jihadisti uccisi; febbraio: a Bruxelles donatori internazionali promettono 510 milioni di dollari per aiutare 5 paesi del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) a creare una forza anti-terrorismo (di 5.000 soldati) contro i gruppi jihadisti della regione; 4 militari dell’Onu uccisi dall’esplosione di una mina; marzo: 4 soldati del Bangladesh, in forza alla missione Onu, muoiono quando il loro veicolo colpisce una mina (altri 4 sono rimasti feriti); un rapporto provvisorio dell’Onu recita: «L’insicurezza in Mali continua a infuriare e sta progressivamente muovendosi verso il centro del paese».
(Aggiornato al 6 marzo 2018)