9 ° sec.: popoli somali cominciano ad arrivare dallo Yemen; islamizzati e guidati da immigrati yemeniti, fondano (sec. 13°) il regno di Ifat, tributario dell’impero etiope; gradualmente, reclamano indipendenza e creano il sultanato di Adal. 16° sec.: il sultanato di Adal si disintegra in piccoli stati.
1862: i francesi acquistano il porto di Obock (oggi Gibuti). 1869: gli italiani s’insediano ad Aseb. 1875: l’Egitto occupa alcune città sulla costa e vari territori nell’interno. 1884-5: la Gran Bretagna si appropria dei possedimenti egiziani di Zeila e Berbera. 1887: Londra proclama il protettorato sul Somaliland. 1888: accordo tra Parigi e Londra per definire i confini dei rispettivi possedimenti. 1889: protettorato italiano sulla zona centrale della Somalia. 1906: l’Italia ottiene dal sultano di Zanzibar la costa meridionale del territorio, cui verrà aggiunto l’Oltregiuba (nel 1925, staccandolo dal Kenya) e i protettorati di Obbia e Migiurtinia.
1936: la Somalia Italiana è unita alle zone etiopiche occupate da somali per formare l’Africa Orientale Italiana. 1940: gli italiani occupano il Somaliland Britannico. 1941: i britannici occupano la Somalia Italiana. 1950: la Somalia Italiana è affidata dall’Onu all’Italia in amministrazione fiduciaria per 10 anni. 1955: governo amministrativo locale con un primo ministro e 5 ministri. 1956: la Somalia Italiana (rinominata Somalia), ottiene l’autonomia.
1960: 1° luglio, nasce la Repubblica Unita di Somalia, dall’unione della ex Somalia Italiana e di quella Britannica, sotto la presidenza di Aden Abdullah Osman Daar. 1963: disputa sul confine con il Kenya; le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna sono interrotte fino al 1968. 1964: la disputa sui confini con l’Etiopia degenera in ostilità. 1967: Abdi Rashid Shermake è eletto presidente, vincendo su Aden Abdullah Osman Daar.
Siccità e guerra
1969, ottobre: Shermake è assassinato e il generale Mohammed Siad Barre prende il potere con un colpo di stato. 1970: Barre proclama la Somalia stato socialista e nazionalizza gran parte dell’economia. 1974: la Somalia entra nella Lega Araba. 1974-75: una lunga siccità causa una severa carestia in molte zone del paese. 1977: la Somalia invade l’Ogaden, regione etiopica abitata da somali. 1978: l’esercito somalo è sconfitto e scacciato dall’Ogaden dalle truppe etiopiche, sostenute da consiglieri sovietici e militari cubani; la Somalia espelle i consiglieri russi ed entra nella sfera occidentale (Usa).
1981: inizia l’opposizione al regime di Barre, dopo che questi ha escluso da posizioni di comando membri dei clan dei migiurtini e degli isaq, sostituendoli con gente del suo clan marehan. 1986: Barre è riletto (99% dei voti). 1988: firmata la pace con l’Etiopia.
1991: l’opposizione fonda il Congresso somalo unito (Csu) e destituisce Barre, sostituendolo con Ali Mahdi Mohammed, leader del Csu; gli scontri tra due fazioni del Csu – guidate dai signori della guerra Mohamed Farad Aidid e Ali Mahdi Mohamed – causano migliaia di morti e feriti; maggio: l’ex Somaliland Britannico si dichiara indipendente; novembre: Mahdi fugge da Mogadiscio, lasciando la capitale in mano al generale Mohamed Farah Aidid, leader dell’ala militare del Csu.
1992, dicembre: Ali Mahdi e Aidid firmano un cessate-il-fuoco, mediato dall’inviato Usa Robert Oakley. marines americani sbarcano presso Mogadiscio, anticipando 28.000 caschi blu dell’Onu (operazione “Ridare speranza”), per riportare ordine e sorvegliare la distribuzione degli aiuti internazionali; dicembre: 1993, giugno: le forze del generale Aidid attaccano e uccidono 24 militari pakistani, membri delle forze di pace; settembre: alcuni militari americani muoiono quando due elicotteri Usa sono abbattuti a Mogadiscio; ottobre: nella battaglia che ne segue muoiono centinaia di somali e 18 marines americani sono uccisi in un attacco ad un hotel. 1994, marzo: la missione Usa termina formalmente. 1995, 2 gennaio: muore Siad Barre, in Nigeria; i caschi blu dell’Onu abbandonano la Somalia; la loro missione è del tutto fallita: lasciamo il paese in mano a bande armate; la coalizione Alleanza per la salvezza somala (Ass) di Ali Mahdi Mohammed e l’Alleanza nazionale somala di Aidid rivendicano entrambe la guida del governo.
1996, agosto: muore il “signore della guerra” Aidid in seguito a ferite riportate in combattimento; gli succede il figlio Hussein Mohamed Farah. 1996-7: trattative di pace, senza esito, tra i vari signori della guerra. 1998: la regione del Puntland si dichiara autonoma.
2000, agosto: i leader dei clan s’incontrano a Gibuti (conferenza di Arta) ed eleggono Abdulqasim Salat Hassan presidente della Somalia; ottobre: Hassan e il suo nuovo primo ministro, Ali Khalif Gelayadh, arrivano a Mogadiscio; Gelayadh annuncia la formazione del primo governo dal 1991. 2001, aprile: i signori della guerra, sostenuti dall’Etiopia, annunciano l’intenzione di formare un governo nazionale entro sei mesi, in contrapposizione all’amministrazione di transizione; maggio: un referendum nel Somaliland approva l’indipendenza della regione; agosto: mentre l’Onu lancia appelli per l’invio di cibo per 500mila persone colpite dalla carestia, le forze di opposizione guidate dal generale Mohammed Hirsi Morgan occupano Chisimaio, nel sud.
2002, aprile: i signori della guerra, nel sud-ovest, dichiarano l’autonomia di sei distretti e formano un governo regionale; maggio: Dahir Riyale Kahin succede a Mohamed Ibrahim Egal come presidente del Somaliland; ottobre: accordo per un cessate-il-fuoco tra governo di transizione e 21 fazioni in guerra. 2003, aprile: le prime elezioni nel Somaliland sono vinte da Dahir Riyale Kahin.
2004, gennaio: i signori della guerra e i leader politici, riuniti a Nairobi, firmano un accordo per un nuovo parlamento; maggio-giugno: oltre 100 morti in scontri armati; agosto: in un ennesimo tentativo (il 14°) di creare un governo centrale, viene inaugurato a Nairobi (Kenya) un nuovo parlamento di transizione; ottobre: il nuovo parlamento elegge Abdullahi Yusuf Ahmed presidente; dicembre: onde anomale causate da uno tsumani in Indonesia colpiscono le coste somale, causando centinaia di morti nell’isola di Hafun; decine di migliaia di persone sfollate.
2005, febbraio-giugno: il governo comincia a entrare in patria dal Kenya, ma continuano le divisioni a Mogadiscio e il parlamento non riesce a radunarsi; novembre: il primo ministro Ali Mohammed Ghedi sfugge a un attentato a Mogadiscio (6 persone del corteo presidenziale sono uccise); giugno: i pirati sequestrano una nave dell’Onu che trasporta cibo e la tengono per 100 giorni.
Gli islamisti in scena
2006, febbraio: il parlamento di transizione si riunisce per la prima volta a Baidoa; marzo-maggio: furiosi scontri tra milizie rivali nella capitale (molte centinaia di morti; sono i peggiori eccidi in quasi un decennio); giugno-luglio: le milizie leali alle Corti Islamiche controllano Mogadiscio e altri parti del sud del paese, dopo aver sconfitto i vari signori della guerra; truppe etiopiche entrano in Somalia; luglio-agosto: aperti aeroporto e porto di Mogadiscio per la prima volta dal 1995; settembre: il governo di transizione e l’Unione delle Corti Islamiche iniziano colloqui di pace a Khartoum (Sudan); il primo caso di bomba kamikaze in Somalia attenta alla vita del presidente Yusuf appena fuori la sede del parlamento di Baidoa; ottobre: circa 35.000 somali si rifugiano in Kenya per sfuggire alla carestia e al controllo delle Corti Islamiche; accuse reciproche tra il premier Etiopico Meles Zenawi e gli islamisti somali; Meles dichiara di essere «tecnicamente in guerra» con gli islamisti che hanno dichiarato la “guerra santa” all’Etiopia; dicembre: il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva l’invio di forze di pace africane (specificando che le nazioni confinanti con la Somalia non vi prendano parte con proprie truppe); gli islamisti reagiscono e minacciano attacchi contro gli “invasori”; le forze militari etiopiche snidano le Corti Islamiche attorno a Mogadiscio; 27 dicembre: l’Unione africana e la Lega araba invitano l’Etiopia a ritirare le sue truppe dalla Somalia; il Consiglio di sicurezza dell’Onu non trova accordo su una dichiarazione in cui le forze straniere sono invitate a ritirarsi; 28 dicembre: truppe etiopiche e quelle leali al governo di transizione si scontrano con i militanti delle Corti in altre regioni, le sconfiggono e occupano Mogadiscio.
2007, gennaio: gli islamisti abbandonano la loro ultima roccaforte, la città portuale di Chisimaio; il presidente Yusuf entra a Mogadiscio per la prima volta da quando è stato eletto (2004); attacchi aerei americani nel sud della Somalia contro (supposte) personalità di Al-Qaida causano vittime anche tra i civili (il presidente Yusuf approva i raid aerei americani; sono i primi interventi americani in Somalia dopo il 1993); il governo provvisorio impone lo stato di emergenza per 3 mesi; febbraio: il Consiglio di sicurezza dell’Onu autorizza l’invio di forze di pace dell’Unione africana (Amison) per 6 mesi; marzo: le prime forze africane arrivano a Mogadiscio nel corso di furiosi scontri tra forze governative ed etiopiche e quelle degli insorti (secondo la Croce Rossa: «i peggiori scontri in 15 anni»); aprile: secondo l’Onu, 230.000 somali sono fuggiti da Mogadiscio dal mese di febbraio; centinaia i morti nella capitale; maggio: il Consiglio di sicurezza dell’Onu consente ai paesi membri dell’organizzazione di inviare navi da guerra nelle acque territoriali somale per combattere i pirati; il Programma alimentare mondiale denuncia l’impossibilità di far giungere gli aiuti per i continui attacchi da parte dei pirati somali; giugno: una nave da guerra americana bombarda nel Puntland obiettivi sospettati di essere in mano ad Al-Qaida; il primo ministro Ghedi sfugge a un attentato in casa propria (un’automobile-bomba); il premier etiopico, Meles Zenawi, visita Mogadiscio e promette il ritiro delle sue truppe appena la pace sarà stabilita; luglio: una conferenza di riconciliazione nazionale a Mogadiscio fallisce perché i leader islamisti la sabotano; continua l’esodo dei rifugiati in una escalation di violenze; agosto: Human Rights Watch accusa l’Etiopia, il governo somalo e le forze islamiste somale di crimini di guerra, e il Consiglio di sicurezza dell’Onu di «indifferenza durante gli ultimi scontri»; settembre: i gruppi di opposizione formano una nuova alleanza e s’incontrano ad Asmara (Eritrea); ottobre: truppe etiopiche sparano su dimostranti che chiedono il loro ritiro dalla Somalia; nuove truppe etiopiche a Mogadiscio dove aumentano gli scontri; il primo ministro Ghedi dà le dimissioni; le agenzie umanitarie parlano di «catastrofe umanitaria»; novembre: il governo chiude Radio Shabelle, Radio Simba e Radio Banadir; l’inviato speciale dell’Onu in Somalia, Ahmedou Ould-Abdallah, descrive la crisi somala come «la peggior emergenza umanitaria in Africa»; Nur Hassan Hussein presta giuramento come nuovo primo ministro; i rifugiati e sfollati somali raggiungono il milione; 200mila sono fuggiti da Mogadiscio nelle ultime due settimane; dicembre: le truppe etiopiche abbandonano la città di Guriel.
Pirateria
2008, gennaio: il Burundi invia 440 soldati a Mogadiscio; marzo: missili americani contro la città di Dhoble, nel tentativo di colpire un membro di Al-Qaida, ritenuto uno dei responsabili dell’attacco a un hotel israeliano in Kenya nel 2002; i rivoltosi islamisti continuano le loro operazioni; aprile: l’Unione europea chiede interventi internazionali per fermare la pirateria somala; un attacco aereo americano uccide Aden Hashi Ayro, leader del gruppo ribelle somalo Al-Shabaab (“la gioventù); maggio: il premier etiopico Meles dichiara che manterrà le truppe in Etiopia «finché i jihadisti saranno sconfitti»; il Consiglio di sicurezza dà il voto positivo all’invio di forze internazionali per fermare la pirateria somala; giugno: il governo firma un cessate-il-fuoco di tre mesi con l’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, ma l’accordo è rigettato dal leader islamista Hassan Dahir Aweys, il quale assicura che le Corti Islamiche continueranno a combattere finché tutti gli stranieri avranno lasciato il paese; luglio: il responsabile del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite in Somalia, Osman Ali Ahmed, è ucciso da cecchini a Mogadiscio; settembre: pirati somali sequestrano una nave ucraina con 33 carri armati a bordo; Usa e altre nazioni occidentali spiegano unità navali di guerra nelle acque somale; ottobre: la Nato decide di inviare una forza navale a pattugliare le acque antistanti la Somalia entro la fine dell’anno; nuova ondata di attacchi terroristici nel Somaliland e nel Puntland (27 vittime); novembre: i pirati sequestrano una superpetroliera saudita e chiedono 25 milioni di dollari come riscatto; dicembre: Addis Abeba annuncia il piano di ritiro delle sue truppe dalla Somalia; il presidente Abdullahi Yusuf licenzia il primo ministro Nur Hassan Hussein dopo un tentativo di costui di includere nel governo islamisti moderati, ma il parlamento dichiara che la decisione del presidente è incostituzionale e passa un voto di fiducia nei confronti di Nur; Yusuf si dimette e il nuovo presidente ad interim è Adan Mohamed Nuur Madore.
Milizie Al-Shabaab
2009, gennaio: l’Etiopia completa il ritiro delle sue truppe; le milizie di Al-Shabaab prendono il controllo di Baidoa, la roccaforte del governo di transizione; in un incontro a Gibuti, il parlamento provvisorio somalo si amplia accogliendo in sé 149 esponenti dell’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, elegge presidente un islamista moderato, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, ed estende di altri due anni il mandato del governo di transizione; febbraio: il presidente Ahmed nomina primo ministro il diplomatico Omar Abdirashid Ali Sharmarke; maggio: gli insorti islamisti lanciano un furioso attacco su Mogadiscio; giugno: il ministro per la sicurezza e altre 20 persone muoiono in un attacco suicida in un hotel di Beledweyne, a nord della capitale; Ahmed dichiara lo stato di emergenza; il governo chiede agli stati amici l’invio di nuove truppe per combattere gli insorti; ottobre: Al-Shabaab riottiene il controllo di Chisimaio e del suo porto, dopo aver sconfitto la rivale milizia islamista Hizbul-Islam, che si ritira nei villaggi dell’ovest (20 morti e 70 feriti); novembre: i pirati catturano la superpetroliera greca Maran Centaurus, a 1.300 km dalla costa, e rilasciano due giornalisti dopo 15 mesi di sequestro; dicembre: Al-Shabaab nega di essere responsabile della morte di 22 persone uccise a Mogadiscio (tra cui tre ministri).
2010, gennaio: il Programma mondiale alimentare dell’Onu si ritira dalle zone controllate da Al-Shabaab, dopo minacce fatte alla vite dei suoi operatori; Al-Shabaab si dice pronta a inviare combattenti a sostenere i ribelli islamisti in Yemen; febbraio: Al-Shabaab dichiara la sua connessione con Al-Qaida e comincia a concentrare truppe a sud della capitale in vista di una offensiva; marzo: si sospetta che circa metà degli aiuti alimentari inviati in Somalia finiscano nelle mani di commercianti, militanti e ufficiali locali dell’Onu, ma il presidente Sharif nega; maggio: il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, chiede alla comunità internazionale di appoggiare il governo somalo come miglior mossa per riportare la pace nel paese; luglio: l’annuncio dell’invio di altri 2.000 soldati africani a sostegno dell’Amison (s’intende arrivare a 20.000 uomini) è salutato da proteste nelle zone controllate dalle milizie radicali di Al-Shabaab; il gruppo islamista rivendica la paternità di due attentati terroristici a Kampala (Uganda), in cui sono morte 74 persone intende a guardare la finale della Coppa del Mondo di Calcio alla Tv in un bar; agosto: continuano gli scontri, con numerose vittime; settembre: si dimette il primo ministro Sharmarke; ottobre: Mohamed Abdullay Farmajo è nominato primo ministro.
Il Kenya interviene
2011, gennaio: escalation degli attacchi dei pirati somali (49 delle 52 navi attaccate nel 2010 sono nelle loro mani); prime esecuzioni capitali ordinate dal governo dal 1991; febbraio: il parlamento decide di prolungare il proprio mandato di altri tre anni; il Kenya chiude la frontiera con la Somalia, dopo scontri tra i ribelli di Al-Shabaab e le forze governative; aprile: dopo la mancanza di piogge per due anni consecutivi, le agenzie umanitari lanciano l’allarme: la fame colpisce la Somalia in maniera drammatica; giugno: il primo ministro Farmajo si dimette; Abdiweli Mohamed Ali è nominato primo ministro ad interim; luglio: l’Onu dichiara ufficialmente la situazione di emergenza alimentare nel sud del paese; milioni di persone soffrono la fame; i conflitti impediscono l’arrivo degli aiuti; decine di migliaia di somali si rifugiano nei campi per profughi in Kenya ed Etiopia; l’Onu calcola che un quarto dell’intera popolazione è dislocata in campi di emergenza sia dentro che oltre i confini; Al-Shabaab sospende parzialmente il bando imposto alle agenzie umanitarie straniere di operare nelle zone sotto il suo controllo; agosto: la fame colpisce altre aree del paese; Al-Shabaab si ritira da Mogadiscio, spiegando la mossa come “tattica militare”; primi voli con aiuti umanitari in 5 anni atterrano a Mogadiscio; agosto-settembre: militanti sospettati di appartenere ad Al-Shabaab attaccano villaggi turistici lunga la costa del Kenya (uccidono un turista e ne rapiscono altri due); ottobre: il Kenya invia le sue truppe in Somalia per attaccare i ribelli di Al-Shabaab, ritenuti responsabili di rapimenti di stranieri in Kenya; un attacco kamikaze uccide oltre 100 persone a Mogadiscio; gli americani cominciano a lanciare aerei “drone” da una base etiopica contro i militanti islamisti somali; novembre: truppe etiopiche sono scorte nella città di Guriel; dicembre: il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, visita Mogadiscio; Gibuti invia 800 soldati a Mogadiscio per unirsi alle forze dell’Amison dell’Unione africana.
Nuovo parlamento e presidente
2012, gennaio: i militanti di Al-Shabaab impediscono alla Croce Rossa di inviare aiuti alle zone da essi controllate; febbraio: Al-Shabaab perde il controllo delle città di Baidoa e Afgoye (nel sud), catturate dalle truppe kenyane e governative; Al-Shabaab annuncia la sua formale fusione con Al-Qaida; maggio: le forze dell’Unione africana e del governo occupano Agoye (a sud di Mogadiscio), dimezzando il territorio in mano ad Al-Shabaab; giugno: i leader separatisti del Somaliland partecipano a colloqui di pace con il governo somalo a Londra, sotto l’egida dell’Unione europea e del governo norvegese; agosto: il primo parlamento somalo presta formalmente giuramento nell’aeroporto di Mogadiscio, ponendo fine ad 8 anni di “transizione”; forze governative sottraggono il porto di Merca (70 km a sud di Mogadiscio) dal controllo di Al-Shabaab; settembre: i parlamentari somali eleggono presidente Hassan Sheikh Mohamud, accademico e attivista per i diritti umani; Mohamud sconfigge il presidente uscente, Sharif Sheikh Ahmed, al ballottaggio (è il primo caso di voto in Somalia dal 1967); il giorno dopo, una bomba kamikaze uccide quattro ufficiali della sicurezza di un hotel di Mogadiscio, sede della presidenza; ottobre: Chisimaio, l’ultima importante città ancora tenuta da Al-Shabaab, è occupata dalla forze di pace dell’Unione africana e del governo; stessa sorte tocca anche a Wanla Weyn, 90 km a nord-ovest della capitale; il presidente Mohamud nomina Adbi Farrah Shirdon Said (uomo d’affari e tecnocrate) primo ministro, con il mandato di promuovere la coesione nazionale e combattere il nepotismo; meno attacchi pirateschi nel 2012 (70 contro i 233 del 2011); dicembre: le agenzie l’Onu dicono che dal 2010 al 2012, 260.000 somali sono morti di fame.
2013, gennaio: gli Usa riconoscono il governo della Somalia (per la prima volta dal 1991); fallisce il tentativo di un commando francese di liberare Denis Allex, un ufficiale dell’intelligence tenuto ostaggio da Al-Shabaab nel centro del paese: muoiono due soldati francesi e numerosi combattenti di gruppo islamista; Parigi crede che Denis Allex sia morto nell’attacco, mentre i suoi rapitori negano; a Mogadiscio, due persone muoiono in attacchi kamikaze presso gli uffici del presidente e del primo ministro a Mogadiscio (rimasti illesi); marzo: il Consiglio di sicurezza dell’Onu votato una parziale fine dell’embargo delle vendite di armi alla Somalia; aprile: Barack Obama acconsente di provvedere “assistenza militare americana” alla Somalia; Al-Shabaab reclama la responsabilità di attacchi armati a Mogadiscio (almeno 29 vittime); maggio: un rapporto ONU dice che 258.00 somali sono morti di fame tra l’ottobre 2019 e aprile 2012); giugno: Sheikh Dahir Aweys, leader veterano di Al-Shabaab, è arrestato dalle truppe governative, dopo essere stato estromesso da Ahmed Abdi Godane, il leader più estremista del gruppo; vari attacchi terroristici di Al-Shabaab, tra cui quello al palazzo presidenziale e al campo Onu in Mogadiscio; nel solo mese di giugno non meno di 71 persone sono state uccise e altre 300 sono rimaste ferite nei combattimenti ripresi nella città meridionale di Chisimaio tra milizie rivali che se ne contendono il controllo; luglio: un’auto-bomba esplode presso l’ambasciata turca a Mogadiscio, uccidendo una guardia; settembre: i paesi donatori promettono 2,4 miliardi di dollari di aiuto per la ricostruzione del paese (il progetto “Nuova Opportunità” dovrebbe durare 3 anni); militanti di Al-Shabaab assaltano un centro commerciale di Nairobi (Kenya) e uccidono 60 persone, come “rappresaglia” contro il coinvolgimento militare del Kenya in Somalia, giudicato una vera e propria aggressione.
2014, maggio: Al-Shabaat rivendita l’attacco terroristico a un ristorante di Gibuti, accusando la nazione del Corno d’Africa di prestarsi come base di lancio per attacchi contro i musulmani; giugno: Al-Shabaab rivendica due nuovi attentati sulla costa del Kenya (60 morti); settembre: Ahmed Abdi Godane, il leader di Al-Shabaab, è ucciso in un attacco compiuto da droni americani; il governo somalo pone una taglia di 2 milioni di dollari su Ahmad Omar, successore di Godane; novembre: il governo vara il primo servizio postale in più di 20 anni; appare in un hotel di Mogadiscio la prima macchina per prelevare contanti; novembre-dicembre: Al-Shabaat compie massacri nel nord-est del Kenya (attacca un autobus e una cava di pietre, uccidendo tutti coloro che non sanno recitare versetti coranici a memoria).
Massacri in Kenya
2015, aprile: Al-Shabaab rivendica la responsabilità dell’attacco all’università di Garissa, nel nord del Kenya, dove sono massacrati 148 tra studenti e personale didattico, per lo più cristiani; il Kenya risponde con rappresaglie contro basi terroristiche in Somalia; maggio: il segretario di stato americano, John Kerry, visita brevemente Mogadiscio, poco settimane dopo che Al-Shabaab ha attaccato strutture governative della capitale, uccidendo 17 persone.
2016, febbraio: i capi dell’Unione africana si accordano sulla necessità di nuovi fondi per sostenere la presenza e l’operato delle loro forze di pace in Somalia, dove Al-Shabaab sembra in grado di colpire, quando e come vuole, spazi pubblici e truppe governative; truppe africane e governative riprendono il controllo del porto di Merca (nel sud), scacciando Al-Shabaab, che l’aveva da poco occupato; marzo: un attacco aereo USA uccide 150 sospetti membri di Al-Shabaab; novembre: i leader delle due regioni somale, il Puntland e Galmudug, si accordano di rispettare il cessate-il-fuoco nella disputata città di Galkayo; i recenti combattimenti nella città hanno provocato l’esodo di 90.000 civile.
2017, febbraio: il parlamento elegge presidente della Somalia l’ex primo ministro, Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo; Hassan Ali Khaire è nominato primo ministro; Al-Shabaab minaccia di uccidere chiunque osi collaborare con il nuovo leader; marzo: pirati sequestrano una petroliera presso le coste del Puntland (è il primo sequestro di nave dopo il 2012); maggio: il presidente Mohamed, a Londra per una conferenza, chiede la rimozione dell’embargo delle armi contro la Somalia, perché il suo governo possa sconfiggere Al-Shabaab; il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, dice che le condizioni attuali della Somalia sono tali da consentire al paese di diventare «una storia di successo»; ottobre: due camion bomba uccidono 512 persone in Mogadiscio; un ex leader di Al-Shabaab, Sheikh Mukhtar Robow, arresosi nel corso di quest’anno al governo, condanna l’attacco, definendolo «irreligioso e crudele»; novembre: riprendono attacchi aeri americani (in particolare con “drone”) contro lo Stato Islamico in Somalia; migliaia di soldati etiopici entrano in Somalia per combattere Al-Shabaab; i 6 pirati somali arrestati sono consegnati alle prigioni delle Seicelle; dicembre: numerosi attacchi di Al-Shabaab (autobombe) causano decine di morti (tra cui un giornalista e 18 poliziotti).
2018, 4 gennaio: il primo ministro Hassan Ali Khaire licenzia tre ministri, mentre il suo governo è sempre più sfidato dall’opposizione; secondo Francisco Madeira, il capo dei 22.000 soldati della Missione dell’Unione africana in Somalia (Amison), dice che i ripetuti attacchi di “drone” americani «stanno spazzando via i terroristi di Al-Shabaab»; febbraio: altri attentati terroristici in Mogadiscio, firmati Al-Shabaab, provocano decine e decine di morti; 22 marzo: una auto-bomba uccide 9 persone e ne ferisce altre 7 presso un hotel di Mogadiscio; aprile: islamisti armati di Al-Qaida, affiliati al movimento Al-Shabaab, uccidono 41 soldati ugandesi, presso la città di Bulamarer; settembre-ottobre: numerosi attentati, compiuti da Al-Shabaab, causano numerose vittime; ottobre: raid aerei americani uccidono decine di militanti di Al-Shabaab; novembre-dicembre: il movimento islamista continua con i suoi attentati in Mogadiscio (numerosi morti e feriti).
2019, gennaio: incursioni aeree americane uccidono 80 militanti di Al-Shabaab; maggio-giugno: Al-Shabaab continua con i suoi attentati dinamitardi; luglio: nuova ondata di attacchi di Al-Shabbab, tra cui un raid nella città di Chisimaio, che causa 26 vittime (numerosi stranieri); luglio: una bomba suicida contro un edificio governativo uccide almeno 6 persone; tra i feriti figura anche il sindaco di Mogadiscio, Abdirahman Omar Osman, naturalizzato britannico tornato in Somalia «per aiutare a ricostruire la nazione»; 1° agosto; Osman muore in un ospedale del Qatar per le ferite riportate.
Aggiornato al 16 settembre 2019