
Il 2024 si chiude con un bilancio non incoraggiante per quanto riguarda le principali minacce del crimine organizzato in Africa orientale, fenomeno cresciuto complessivamente del 30%, con un aumento della criminalità informatica, della pirateria e del commercio illegale di armi, e un lieve calo delle attività legate al terrorismo.
È quanto emerge dal quadro tracciato dal team che si occupa di pace e sicurezza all’interno dell’IGAD, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo regionale, organizzazione di cui fanno parte Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda.
I dati confermano un aumento dei casi di pirateria marittima, con almeno 22 imbarcazioni catturate al largo delle coste settentrionali della Somalia lo scorso anno. Acque pattugliate dalla forza navale dell’Unione Europea, EUNAVFOR Atalanta.
L’ultimo a finire nelle mani dei pirati è il peschereccio cinese Liaoning Daping 578, sequestrato a fine novembre con i suoi 18 membri di equipaggio, per il rilascio del quale sono stati chiesti 10 milioni di dollari.
La situazione non è stata migliore per quanto riguarda il cybercrime, attività in preoccupante aumento in tutto il continente. Nel 2021, il primo rapporto di valutazione delle minacce informatiche dell’INTERPOL in Africa stimava che a oltre 4 miliardi di dollari l’impatto finanziario della criminalità informatica, ovvero circa il 10% del PIL totale del continente. Da allora, si legge nell’ultimo report, diffuso lo scorso aprile, “la sfida che i 54 paesi africani membri dell’INTERPOL devono affrontare è cresciuta in volume, impatto e complessità”.
Oltre alle estorsioni digitali, la minaccia più grande è rappresentata anche dall’incremento di attacchi a infrastrutture critiche.
Nella regione il paese più colpito da attacchi informatici è il Kenya che, grazie anche al sostegno degli Stati Uniti, si è però anche rivelato particolarmente attivo nella lotta al terrorismo, registrando nel 2023 un calo del 18% degli attacchi rispetto all’anno precedente, secondo il Dipartimento di Stato americano.
Progressi rallentati
Certo è che la vasta macro-regione ha bisogno di moltiplicare gli forzi sui tanti fronti della lotta alla criminalità, in particolare nello sviluppo di un miglior coordinamento e capacità di prevenzione e contrasto.
A questo proposito, intervenendo lo scorso 17 dicembre a Mombasa a un summit sullo stato del Meccanismo di coordinamento e cooperazione regionale contro le minacce alla sicurezza transnazionale, il segretario esecutivo dell’IGAD Workneh Gebeyehu, ha evidenziato la necessità di condividere informazioni, rafforzare la capacità di rispondere alle minacce come blocco compatto e armonizzare i quadri giuridici.
«Le convenzioni chiave devono ancora essere ratificate e le limitazioni delle risorse continuano a rallentare i nostri progressi», ha ricordato, evidenziando la «necessità di approfondire le nostre partnership basandoci su approcci multilaterali».
Sforzi necessari contro minacce che si fanno sempre più sofisticate e organizzate, ma che i governi da soli non potranno sconfiggere, ha detto ancora Gebeyehu, senza il sostegno e la cooperazione «delle nostre comunità, della società civile, dei leader locali e dei cittadini che hanno tutti un ruolo da svolgere nella creazione del tipo di regione a cui aspiriamo».