
Gli Stati Uniti avrebbero approvato un accordo siglato lo scorso ottobre da Regno Unito e isole Mauritius sulla sovranità delle isole Chagos e la gestione della base militare di Diego Garcia, importante avamposto strategico di Londra e Washington nel cuore dell’Oceano Indiano. Ora la palla passerebbe ai governi di Londra e Port Louis, che dovrebbero tradurre l’intesa in un trattato.
Il patto prevede la restituzione delle Chagos a Mauritius e l’affitto della struttura militare per decine di anni. L’accordo mette il punto su una disputa territoriale che è durata oltre mezzo secolo e che secondo quanto stabilito dalle Nazioni Unite in più occasioni ha costituito una palese ingiustizia compiuta dal Regno Unito ai danni delle isole Mauritius.
Le Chagos sono un arcipelago che dista dalle Mauritius circa 2mila chilometri ma che ha fatto parte del territorio del paese durante le amministrazioni coloniali francese e britannica ma che Londra ha poi deciso di separare politicamente dal resto delle isole tre anni prima che che Port Louis raggiungesse l’indipendenza, ottenuta nel 1968, mantenendo la sovranità fino a oggi tramite l’istituzione dei cosiddetti Territori oltremare britannici (BIOT). Dopo decenni di confronti in sede legale, nel 2019 la Corte internazionale di giustizia dell’ONU ha chiesto al Regno Unito di restituire le isole alle Mauritius in un parere consultivo.
La base di Diego Garcia è gestita nominalmente da Londra e Washington ma è operata principalmente dalle forze armate USA. La struttura è stata usata dall’esercito degli Stati Uniti anche durante le invasioni di Afghanistan e Iraq. La sua centralità strategica è tornata di attualità negli ultimi giorni. Nell’ambito di nuove tensioni con l’Iran, Wahshington ha spostato sulla base alcuni caccia bombardieri, capaci anche di trasportare ordigni termonucleari. Teheran, secondo quanto riportano media britannici, avrebbe reagito alla decisione USA minacciando attacchi alla struttura nell’Oceano Indiano.
Tornando all’ok USA all’accordo fra Regno Unito e Mauritius, il condizionale nel dare la notizia sembra da preferirsi. Al momento l’approvazione della Casa Bianca è stata confermata solo da fonti dell’ufficio del primo ministro britannico Keir Starmer e poi successivamente dal governo mauriziano (mancherebbe quindi una fonte ufficiale USA), mentre non tutti i media di Londra forniscono la stessa esatta versione della vicenda.
Se per buona parte delle testate britanniche l’ok statunitense è ufficiale, BBC scrive solamente che «fonti governative del Regno Unito hanno dichiarato di non attendere ulteriori autorizzazioni da parte di Donald Trump» per procedere a finalizzare il documento con la controparte mauriziana. Questo nonostante il ministro degli Esteri britannico David Lammy avesse affermato a fine febbraio che «non ci sarebbe stato alcun accordo» senza il beneplacito di Washington.
Giro di boa
In qualsiasi caso, quel che è certo che Londra e Port Louis si avviano verso la conclusione di anni di negoziati e di almeno otto mesi di ulteriori mediazioni dopo il primo annuncio dell’intesa, lo scorso ottobre. L’attuale primo ministro mauriziano Navinchandra Ramgoolam è stato eletto dopo la firma dell’accordo e ha da subito annunciato l’intenzione di volerne rinegoziare delle parti con Londra.
Le incognite dell’accordo sono aumentate con la salita al potere di Trump. Inizialmente diverse figure dell’amministrazione del nuovo presidente, a partire dal segretario di stato Marco Rubio, sembravano contrarie alla convenzione fra Londra e Port Louis. A spaventare era soprattutto la presunte vicinanza delle Mauritius alla Cina.
Lo scorso febbraio comunque, durante un incontro col premier britannico Keir Starmer, Trump si era già detto intenzionato a sostenere i negoziati per le Chagos. Adesso è arrivata la notizia data dal governo britannico. L’intesa fra Mauritius e Regno Unito comporta la rinuncia alla sovranità sulle isole Chagos da parte della Gran Bretagna, che mantiene però per 99 anni (che potrebbero forse diventare 140 nel trattato definitivo) la gestione della base militare di Diego Garcia.
La struttura viene affittata al governo di Port Louis. La cifra che Londra sborserà per garantirsi questo leasing non è ancora nota eppure è già stata oggetto di polemiche nel Regno Unito. Secondo alcune indiscrezioni, Londra pagherà in tutto fino a 18 miliardi di sterline, circa 21,5 miliardi di euro.
Le critiche degli esuli chagossiani
L’accordo è stato criticato anche da alcune delle organizzazioni degli esuli chagossiani che sono stati deportati dalle isole negli anni ’70 per far posto alla base di Diego Garcia, fra le quali Chagossians Voices. Queste associazioni hanno lamentato la mancanza di coinvolgimento in tutto il processo negoziale e il modo in cui è stata gestita la questione del ritorno nelle loro terre di origini, che non verrà permesso nel caso di Diego Garcia. Due donne britanniche nate nelle isole Chagos hanno anche avviato un’azione legale contro il governo di Londra denunciando proprio la loro esclusione dai colloqui con le Mauritius.