L’accordo UE alimenta gli abusi sui migranti in Mauritania - Nigrizia
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La denuncia in un rapporto di Human Rights Watch
L’accordo UE alimenta gli abusi sui migranti in Mauritania
L'attuale approccio di "esternalizzazione delle frontiere" dell'Europa nel paese, per prevenire gli arrivi irregolari, sembra dare manforte a ogni sorta di abusi contro migranti e richiedenti asilo
29 Agosto 2025
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 5 minuti

Sta dando i suoi frutti l’accordo siglato nel marzo 2024, tra l’Unione Europea e la Mauritania in materia di migrazione. Ma sono frutti che sanno di sangue e sofferenza.

Un’inchiesta di Human Rights Watch dal titolo They accused me of trying to go to Europe (Mi hanno accusato di provare a raggiungere l’Europa) evidenzia gli abusi da parte delle forze di sicurezza mauritane e dimostra l’impatto del controllo delle migrazioni lungo la rotta atlantica negli ultimi anni, mettendo in risalto come l’esternalizzazione delle frontiere dell’UE abbia “ignorato e aggravato” le violazioni dei diritti umani.

Il rapporto copre cinque anni di osservazioni e testimonianze, dal 2020 al 2025, e non mostra certo un miglioramento seguito al partenariato tra UE e governo mauritano.

Un accordo che ha previsto un finanziamento di 210 milioni di euro per rafforzare la gestione delle frontiere e delle migrazioni, la lotta al traffico di migranti e la sicurezza, affrontando al contempo le “cause profonde” delle migrazioni – queste erano le intenzioni – attraverso il sostegno ai rifugiati, la creazione di posti di lavoro, le infrastrutture.

In realtà l’attuale approccio di “esternalizzazione delle frontiere” dell’UE in Africa con lo scopo di prevenire gli arrivi irregolari in Europa sembra dare manforte a reazioni violente contro migranti e richiedenti asilo. Dito puntato non solo sul governo mauritano ma anche sulla Spagna che sperava con l’accordo bilaterale di arginare i flussi dalla cosiddetta “rotta atlantica” diretta soprattutto verso le isole Canarie.

Accordo che invece si sta rivelando una sorta di “autorizzazione” agli abusi commessi dalla polizia, dalla guardia costiera, dalla marina, dalla gendarmeria e dall’esercito mauritani durante il controllo delle frontiere e delle migrazioni. Abusi come torture, stupri, ​​molestie sessuali, arresti e detenzioni arbitrari, condizioni di detenzione disumane. Tra gli abusi vengono citati anche trattamenti razzisti, estorsioni e furti, espulsioni sommarie e collettive.

Oltre ai controlli mauritani, alle frontiere è dispiegata anche la polizia e la guardia civil spagnole. Anche i centri di detenzione gestiti dalla polizia del paese africano sono stati descritti come un inferno tra mancanza di cibo, scarse condizioni igieniche, bambini adolescenti a volte trattenuti con adulti non imparentati e, in alcuni casi, percosse da parte delle guardie.

Va anche aggiunta la collaborazione sulle intercettazioni e sui respingimenti forzati di imbarcazioni e il fatto che le attività di ricerca e soccorso nell’Atlantico rimangono insufficienti, contribuendo al numero di morti. Eppure, la rotta migratoria via mare dall’Africa nordoccidentale alle Canarie, nota appunto come “rotta atlantica” o “rotta dell’Africa nordoccidentale”, è diventata sempre più attiva dal 2020, diventando – si legge nel report – una delle rotte irregolari più trafficate e mortali verso l’Europa.

Nel 2024, un numero record di 46mila migranti e richiedenti asilo – per lo più provenienti dall’Africa occidentale, centrale o settentrionale, in maggioranza maliani – è arrivato alle Canarie su piccole imbarcazioni. Quell’anno, la maggior parte delle partenze lungo la rotta proveniva dalla Mauritania.

Altri si sono imbarcati da Senegal, Gambia, Marocco e Sahara Occidentale. In totale, oltre 147mila persone sono arrivate alle Canarie in barca tra il 2020 e il 2024. Le stime sul numero di persone che hanno perso la vita durante il viaggio durante questo periodo variano da 4.300 a 24.800.

A fronte di quelli arrivati o meno a destinazione, moltissimi altri sono stati intercetti in mare, o bloccati prima della partenza, dalle forze mauritane, marocchine, senegalesi e gambiane. Forze supportate dai fondi dell’UE e dalle forze spagnole dispiegate in Mauritania ma anche in Senegal.

“Successi” che alimentano la fiducia nell’esternalizzazione delle frontiere da parte dei paesi dell’Unione Europea, Italia compresa. Ma non tutti i migranti anelano all’Europa per sfuggire alla povertà e migliorare la loro condizione di vita ed economica, molti fuggono da conflitti o persecuzioni nei loro paesi.

Bisogna inoltre considerare che la Mauritania attrae da tempo anche persone provenienti dall’Africa occidentale e centrale in cerca di lavoro e ospita circa 176mila richiedenti asilo e rifugiati registrati, la maggior parte provenienti dal Mali. Alcuni migranti cercano di transitare dalla Mauritania verso il Sahara Occidentale, il Marocco o l’Algeria.

Tra il 2020 e la metà del 2025, la polizia mauritana ha espulso decine di migliaia di stranieri africani di diverse nazionalità – generalmente senza procedure legali formali o la possibilità di contestare l’espulsione – in località remote lungo i confini con Mali e Senegal. Inoltre, nella prima metà del 2025, il paese dell’Africa occidentale ha espulso, secondo dichiarazioni del governo, oltre 28mila persone.

Human Rights Watch ha denunciato l’uso da parte della polizia di misure di contenzione prolungate e dolorose, cibo e acqua limitati e altri maltrattamenti durante le espulsioni, nonché casi di bambini, richiedenti asilo e persone con un valido status legale in Mauritania tra le persone espulse.

Il governo comunque ha respinto le accuse “di tortura, discriminazione razziale o violazioni sistematiche dei diritti dei migranti”. Ha citato recenti misure per migliorare il rispetto dei diritti, tra cui il “divieto di espulsioni collettive” e nuove procedure operative standard (POS) adottate nel maggio 2025 per regolamentare gli sbarchi e la “gestione” dei migranti, con garanzie in materia di diritti e protezione.

Dal canto suo la Commissione europea ha affermato che la sua partnership con la Mauritania è stata “saldamente ancorata” al rispetto dei diritti e ha citato il sostegno dell’UE alle POS e ad altre iniziative incentrate sui diritti.

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