
Con i suoi 433 chilometri il fiume Guir è uno dei wadi più estesi del Nordafrica. La sua fonte è nella catena montuosa dell’Alto Atlante, nella parte centrale del Marocco. Da qui prosegue verso sud, oltrepassa il confine con l’Algeria dove confluisce nel fiume Zousfana. Insieme formano il Saoura che termina la sua corsa nel deserto algerino.
Questa lunga striscia di acqua da tempo è al centro di una delle tante dispute tra Algeria e Marocco, paesi divisi da decenni sulla questione del Sahara Occidentale e che, dall’agosto del 2021, hanno interrotto formalmente le relazioni diplomatiche.
Le accuse algerine
Algeri non perde occasione per puntare il dito contro la diga marocchina di Kaddoussa. Capacità di 220 milioni di metri cubi, da quando è entrata in funzione nel 2021 la diga sarebbe la causa della drastica riduzione dello scorrimento di acqua verso l’Algeria e del prosciugamento del bacino della diga algerina di Djorf Torba (capacità di 365 milioni di metri cubi), costruita alla fine degli anni Sessanta nei pressi della città di Béchar.
Ciò avrebbe compromesso l’approvvigionamento di acqua potabile per i centri abitati situati nell’area della diga (oltre Béchar anche Kenadsa) e innescato un disastro ambientale nell’ecosistema creatosi dentro e attorno il bacino idrico di Djorf Torba, con la moria di pesci e la migrazione forzata di uccelli.
Le ultime frecciate Algeri le ha lanciate lo scorso ottobre a Lubiana, in Slovenia, in occasione della decima riunione delle Parti della Convenzione sull’Acqua. In quel summit Taha Derbal, ministro dell’Irrigazione algerino, è tornato a denunciare i danni subiti dalle regioni occidentali e sud-occidentali dell’Algeria a causa delle pratiche scorrette del Marocco nella gestione delle risorse idriche condivise tra i due paesi.
Secondo il ministro dalla diga marocchina di Kaddoussa scorre acqua inquinata che starebbe contaminando non solo il bacino di Djorf Torba ma anche quello della diga di Hammam Boughrara, nella provincia di Tlemcen.
Nel maggio del 2024, a margine del Forum mondiale dell’acqua di Bali, sempre Derbal aveva denunciato il “prosciugamento deliberato e sistematico” dei territori occidentali algerini a causa delle “pratiche di paesi vicini”, non nominando direttamente il Marocco ma riferendosi ovviamente al regno di Mohammed VI.
La posizione di vantaggio del Marocco
Secondo un esperto sentito da Le Monde, prima della costruzione della diga di Kaddoussa le oasi marocchine riuscivano a deviare dal fiume Guir circa 8 milioni di metri cubi d’acqua all’anno attraverso sistemi di irrigazione tradizionali.
Con la diga – costata al governo marocchino 650 milioni di dirham (circa 62 milioni e mezzo di euro) e pensata nell’ambito del “Piano Marocco Verde” del 2008 per irrigare 5mila ettari di terreni agricoli, proteggere le oasi dalle inondazioni e fornire acqua potabile alla popolazione della regione desertica di Figuig – vengono ora prelevati fino a 30 milioni di metri cubi.
Questo prelievo non va però a pesare completamente sull’Algeria che, a detta dell’esperto citato da Le Monde, subisce una riduzione del contributo idrico che proviene dal Marocco di un ottavo rispetto a quanto avveniva prima che entrasse in funzione la diga.
In generale, ciò che più pesa su entrambi i lati del confine sono piuttosto i livelli di siccità sempre più allarmanti. Dal 2021, il tasso di riempimento della diga di Kaddoussa non aveva mai superato il 10%, fino alle piogge torrenziali del settembre 2024 quando ha raggiunto il 28%. In quell’occasione il bacino di Djorf Torba si è infatti riempito in sole quarantotto ore.
Le autorità marocchine hanno finora sempre respinto al mittente le accuse di Algeri definendole propaganda. Nel regno sono in costruzione una ventina di dighe che andranno a sommarsi alle 154 già attive nel paese.
Rispetto all’Algeria, paese desertico per l’84% del suo territorio, dalla sua parte il Marocco ha il fatto che le risorse idriche di cui necessita hanno tutte origine entro i suoi confini. Ciò non significa che il paese non debba prestare attenzione al modo in cui utilizza queste risorse.
Il wadi Moulouya – che sfocia nel Mediterraneo, le cui acque vengono utilizzate per l’irrigazione di colture intensive e lungo il cui corso sono presenti diverse dighe come la Hassan II e la Mohammed V – negli ultimi anni è stato sfruttato in modo eccessivo.
Al punto che nel 2021, per la prima volta, il suo livello è sceso sotto quello del mare. Per far risalire il tasso di riempimento del bacino idrico del fiume oltre la media del 30% sono stati stanziati circa 19 miliardi di dirham (oltre 1 miliardo e 800 milioni di euro) per finanziare la costruzione di cinque nuove dighe.
Coltivazioni intensive e minerali
Nella guerra per l’acqua tra Marocco e Algeria non è in palio solo l’approvvigionamento idrico. Sul versante algerino proprio nei pressi di Béchar, dove si trova la diga Djorf Torba, è stato avviato un progetto per la realizzazione di un complesso siderurgico dove si lavorerà il ferro estratto dal giacimento di Gara Djebilet (Tindouf) nel Sahara algerino, per il cui funzionamento saranno necessari ingenti quantità di acqua.
In Marocco, a valle della diga di Kaddoussa, nella valle di Boudnib, si sta invece studiando un piano per la coltivazione intensiva di datteri da destinare all’esportazione. Sulla carta, la diga dovrebbe garantire l’irrigazione di circa 4mila-15mila ettari di terreno.