Addio papa Francesco, dalla “fine del mondo” al cuore dell’Africa per portare la pace
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Il santo padre si è recato più volte nel continente in paesi dilaniati da anni di conflitto
Addio papa Francesco, dalla “fine del mondo” al cuore dell’Africa per portare la pace
Il pontefice aveva 88 anni, primo gesuita della storia divenuto papa
21 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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Il pontefice con gli attivisti Aziz Sarah (palestinese) e Moaz Inon (israeliano) all'Arena di pace 2024 a Verona (Credit: Nigrizia)

Papa Francesco è morto oggi 21 aprile all’età di 88 anni. Il suo pontificato era iniziato il 13 marzo 2013, quando dopo circa 24 ore di conclave era succeduto a Benedetto XVI, primo santo padre a rinunciare al ministero petrino dopo oltre cinque secoli. Sono «venuti a prendermi alla fine del mondo», le storiche prime parole del santo padre davanti alla folla che si raccolse in piazza San Pietro quel giorno di fine inverno. 

A dare notizia della dipartita del pontefice è stato il camerlengo, cardinal Kevin Farrell, da Casa Santa Marta. «Carissimi fratelli e sorelle – ha esordito il cardinale -, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre». Il papa aveva da tempo gravi problemi respiratori ed era uscito da un lungo ricovero in ospedale da poche settimane.

Nel corso del suo pontificato Francesco ha visitato più volte l’Africa, recandosi anche in fasi di grave instabilità in paesi attraversati da decenni di conflitto, come la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e la Repubblica democratica del Congo. Questi ultimi due paesi sono stati le mete di uno storico viaggio che si è svolto nel 2023. 

Buenos Aires e l’impegno per i poveri

Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, originario della capitale argentina Buenos Aires dove era nato il 17 dicembre 1936, è stato il primo papa della storia a provenire da quello che definiamo oggi Sud globale e il primo papa non europeo dal 741 d.C., anno della morte di  papa Gregorio III, originario dell’odierna Siria. È stato anche il primo santo padre ad appartenere all’ordine dei gesuiti. Quando è stato eletto papa, Francesco ricopriva l’incarico di arcivescovo di Buenos Aires. 

La centralità dei poveri e degli “scartati”, l’impegno per la pace e la difesa dei diritti dei migranti sono stati alcuni degli assi fondamentali del pontificato di Francesco. L’incontro con le fasce più vulnerabili ed emarginate dalla società, invitate a giungere nel cuore della Chiesa, è stato uno dei caratteri distintivi della sua esperienza come vescovo della capitale argentina ed è rimasto uno dei segni più determinanti del suo ministero.

Il lavoro costante a favore della pace ha segnato anche quella che verrà ricordata come la sua ultima apparizione pubblica, la benedizione Urbi et Orbi del giorno di Pasqua di ieri 20 aprile, letta da mons. Diego Ravelli.

Dopo aver rinnovato gli appelli per la fine della guerra a Gaza e in Ucraina, il pontefice ha affermato: «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo». 

Il papa e l’Africa

In 12 anni di pontificato, Francesco ha effettuato 47 pellegrinaggi internazionali. Il primo viaggio del suo ministero è stato poi a Lampedusa, a testimonianza della sua grande dedizione alla causa dei migranti.

Il papa ha visitato dieci paesi africani: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana nel 2015; Egitto nel 2017; Marocco e poi Mozambico, Madagascar e Mauritius nel 2019; Rd Congo e Sud Sudan nel 2023. Media congolesi, come l’emittente Radi Okapi, lo ricordano oggi come un «amico» del paese. Devono essere ancora impresse nella mente di molti le immagini dell’arrivo del pontefice nella capitale Kinshasa, accolto da decine di migliaia di persone.

«Giù le mani dalla Repubblica democratica del Congo, giù le mani dall’Africa – il grido del papa in quell’occasione -! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più – la chiosa di Francesco -: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!». 

In quello stesso viaggio il santo padre ha visitato anche il Sud Sudan. Nel paese più giovane del mondo, Francesco ha lanciato un appello per la pace e la fine dei tribalismi direttamente al presidente Salva Kiir e al vice presidente Riek Machar, protagonisti della guerra civile che ha sconvolto il paese fra il 2013 e il 2020 e a tutt’oggi impegnati in una lotta per il potere che è causa di costante instabilità e violenza. «Le generazioni future venereranno i vostri nomi o ne cancelleranno la memoria, in base a ciò che fate ora», il monito di Francesco ai due leader.

Del papa resteranno poi le sue quattro encicliche, fra le quali la Laudato si’ del 2015, documento diventato uno dei punti di riferimento di tutto il movimento ambientalista mondiale, sette esortazioni apostoliche e quasi 60 atti Motu Propri, atti pontifici emanati direttamente dal papa per riformare la Curia o il diritto canonico. 

Nigrizia ricorda il papa anche per la sua visita a Verona del 18 maggio 2024, in occasione di Arena di pace e dell’incontro con i movimenti popolari. L’immagine dell’abbraccio del pontefice con gli attivisti Aziz Sarah, palestinese, e Moaz Inon, israeliano, resterà per sempre come testimonianza dell’incessante movimento verso la pace di Francesco. 

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