
L’Africa sta vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda. Quello che un tempo era principalmente un corridoio di passaggio per i traffici internazionali delle droghe si è evoluto in un mercato interno in rapida espansione, dove sostanze tradizionali e nuove molecole sintetiche trovano terreno fertile.
Il World Drug Report 2025 dell’UNODC, pubblicato il 26 giugno, dipinge un quadro allarmante: l’Africa non è più solo sulla rotta della droga, è diventata una destinazione e sempre più “un anello centrale e vulnerabile nel sistema globale di produzione, transito e consumo”.
Cocaina, nuove rotte
La produzione globale di cocaina ha raggiunto nel 2023 il record storico di 3.665 tonnellate, mentre i sequestri sono triplicati in dieci anni. L’Africa ha registrato un incremento dell’85% nei sequestri, segnale di rotte commerciali in evoluzione e di una domanda interna che cresce a ritmi sostenuti.
Almeno 4.550 persone sono state trattate negli ultimi anni per disturbi correlati alla cocaina, principalmente nell’Africa occidentale, centrale e meridionale. Paesi come Angola, Ghana, Costa d’Avorio e Sudafrica vedono aumentare costantemente gli accessi ai centri di recupero.
L’Africa occidentale si conferma punto di transito cruciale verso l’Europa, ma il fenomeno non è privo di conseguenze violente: la regione registra un’escalation negli scontri tra gruppi criminali, diretta conseguenza della ridistribuzione dei flussi di traffico.
L’epidemia degli oppioidi
Mentre il Nordamerica combatte l’epidemia di fentanyl, l’Africa settentrionale, occidentale e centrale affronta la sua personale emergenza oppioidi centrata sul tramadolo.
Questo analgesico (legalmente prodotto nel sud dell’Asia, e che se abusato produce effetti euforici, stimolanti e antidepressivi) trova nel mercato illegale africano la sua principale destinazione: il 57% degli oppioidi farmaceutici sequestrati globalmente tra il 2019 e il 2023 è stato intercettato in Africa, in gran parte, appunto, il tramadolo.
I numeri parlano di un’epidemia nascosta. In Sierra Leone, il 40% delle persone in trattamento per dipendenza ha come sostanza primaria questo farmaco. In Togo la percentuale scende al 38%, in Ghana al 28%. L’Egitto e il Marocco completano questo podio con rispettivamente il 36% e il 25% dei casi.
Parallelamente, mentre i sequestri di eroina diminuiscono globalmente, in Africa sono aumentati nel 2023. L’eroina proveniente dall’Asia sudoccidentale transita attraverso l’Africa orientale verso altre sottoregioni africane e i mercati europei, trasformando il continente in una grande autostrada del narcotraffico.
Le nuove frontiere chimiche
Il panorama si complica ulteriormente con l’arrivo di sostanze prima sconosciute al continente. Il kush, emerso in Sierra Leone nel 2022, ha attraversato i confini raggiungendo Liberia, Gambia, Guinea e Senegal con una velocità che ha colto impreparate le autorità sanitarie.
Questa miscela contiene nitazeni, oppioidi sintetici di potenza estrema, e la sua diffusione è stata così devastante da spingere Sierra Leone e Liberia a dichiarare lo stato di emergenza nazionale.
Gli stimolanti di tipo anfetaminico colpiscono 31 milioni di persone globalmente, con maggiore prevalenza tra gli uomini. In Africa orientale il consumo di khat è diffuso, mentre le nuove sostanze psicoattive sintetiche sono segnalate principalmente nell’Africa meridionale. Nel 2023, i sequestri di khat e cannabinoidi sintetici sono aumentati notevolmente nell’Africa occidentale e centrale.
Il captagon, tradizionalmente associato al conflitto siriano, inizia a circolare in Libia, mentre la metamfetamina consolida la sua presenza nel Nordafrica.
Un caso particolare è rappresentato dalla ketamina: il Kenya ha sequestrato nel 2023 oltre una tonnellata di questa sostanza, normalmente utilizzata come anestetico ma sempre più diffusa per i suoi effetti dissociativi.
I sequestri globali di codeina sono passati da quantità trascurabili nel 2015 a oltre 200 tonnellate nel 2023, con l’Africa che registra la quasi totalità di queste operazioni.
Il record di cannabis
Con 243 milioni di consumatori globali nel 2023, la cannabis mantiene il suo primato come sostanza più utilizzata al mondo. Ma in Africa i numeri assumono proporzioni drammatiche: la prevalenza raggiunge circa il 10% nell’Africa meridionale e occidentale-centrale, più del doppio della media globale del 4,6%.
Il continente domina anche in fatto di sequestri: ha rappresentato il 44% di quelli globali di cannabis e resina nel 2023, superando Americhe, Asia ed Europa.
Il Nordafrica rimane un hub cruciale per il traffico di resina verso l’Europa occidentale. Per il 32% delle persone in trattamento per disturbi da uso di droghe nel continente, la cannabis rappresenta la sostanza problematica principale.
Il divario di genere è abissale: una donna ogni nove uomini fa uso di cannabis, un rapporto che riflette dinamiche sociali e culturali profonde. Il Sudafrica ha però fatto un passo avanti significativo nel 2024, legalizzando coltivazione, possesso e consumo per adulti in ambito privato, seguendo una decisione della Corte costituzionale del 2018.
Il dramma sanitario
Dietro le statistiche si nasconde una crisi sanitaria di proporzioni importanti. In Africa, 1,33 milioni di persone si iniettano droghe, di cui 204mila convivono con l’HIV – una prevalenza del 15,4% che evidenzia come il problema della droga s’intrecci con altre emergenze sanitarie del continente.
Le disparità regionali sono marcate: l’Africa occidentale e centrale registra la più alta prevalenza di droghe iniettive del continente (0,21%), mentre l’Africa meridionale detiene il record mondiale per prevalenza di HIV tra i consumatori di droghe iniettive (43,2%). La maggior parte dei pazienti trattati ha meno di 35 anni, con cannabis e oppioidi come sostanze principali.
La risposta terapeutica rimane inadeguata. La copertura dei trattamenti per disturbi da uso di droga si ferma al 3%, il dato più basso al mondo, contro il 27% europeo. Le donne affrontano barriere aggiuntive nell’accesso alle cure, in un contesto già di per sé deficitario.
Un paradosso emerge dall’analisi dell’accesso ai farmaci per il sollievo dal dolore: nel 2023, l’Africa occidentale e centrale ha registrato solo sette dosi standard per milione di abitanti al giorno per le cure palliative, il livello più basso al mondo. Mentre le droghe illegali proliferano, l’accesso legale agli oppiacei per scopi medici rimane limitato.
Giustizia punitiva
Sul fronte giudiziario, l’approccio africano differisce nettamente da quello di altre regioni. Mentre nelle Americhe e in Europa cresce la tendenza alla depenalizzazione dell’uso personale, tutti i nove paesi africani che hanno fornito dati all’UNODC criminalizzano il consumo individuale.
Le condanne detentive per possesso e uso personale superano nella maggior parte dei casi l’anno di reclusione, in un sistema che privilegia la punizione rispetto alla riabilitazione.
Le raccomandazioni dell’UNODC
Il rapporto dell’Onu identifica tre aree di intervento prioritarie: rafforzamento dei sistemi di trattamento e riduzione del danno, miglioramento della cooperazione regionale per il controllo dei precursori chimici, e revisione delle politiche penali per privilegiare il recupero rispetto all’incarcerazione.
L’UNODC raccomanda inoltre investimenti specifici nei programmi di prevenzione giovanile, considerato che la maggior parte degli utenti in trattamento ha meno di 35 anni. Sul fronte sanitario, l’organizzazione sottolinea la necessità di integrare i servizi per le dipendenze con quelli per HIV e altre malattie infettive.
Per quanto riguarda le nuove sostanze psicoattive come il kush, il rapporto suggerisce la creazione di sistemi di allerta precoce regionali e protocolli condivisi per la gestione delle emergenze sanitarie legate alle droghe sintetiche.