
Nel 2023, le esportazioni africane hanno raggiunto la considerevole cifra di 700 miliardi di dollari. Ma dietro questo dato si cela una realtà strutturale che da decenni caratterizza l’economia del continente: la forte dipendenza dalle materie prime.
I combustibili, i minerali e i metalli rappresentano, infatti, ben il 68% dell’intero valore esportato, per un totale di circa 480 miliardi di dollari.
Primato dei combustibili e dei metalli e pietre preziose
Questa dipendenza è particolarmente evidente nel settore energetico, dove i combustibili e prodotti correlati hanno generato esportazioni per 247 miliardi di dollari, mantenendo una posizione dominante nonostante la crescente spinta globale verso la transizione energetica.
Parallelamente, i metalli e le pietre preziose hanno mostrato una crescita impressionante, raggiungendo i 127 miliardi di dollari e segnando un aumento di quasi il 650% rispetto ai valori del 2001.
I settori marginali
Il quadro commerciale africano mostra, tuttavia, evidenti squilibri. Mentre le materie prime dominano le esportazioni, i prodotti manifatturieri, l’agricoltura e l’alimentare rimangono settori marginali, dimostrando come le ambizioni di industrializzazione e diversificazione economica del continente siano ancora lontane dall’essere realizzate.
Questa situazione rende le economie africane particolarmente vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali.
Deficit bilancia commerciale
Un dato preoccupante emerge dalla bilancia commerciale del continente, che nel 2023 ha registrato un deficit di oltre 200 miliardi di dollari con il resto del mondo. Le importazioni hanno superato significativamente le esportazioni, aggravando la dipendenza economica esterna dell’Africa e limitando la sua capacità di sviluppo autonomo.
Segnali positivi dal commercio intra-africano
Il commercio interno al continente ha mostrato alcuni segnali incoraggianti, pur rimanendo limitato rispetto al potenziale. Nel 2023, il commercio intra-africano di merci ha raggiunto i 185,7 miliardi di dollari, mentre quello dei servizi si è attestato a 26,8 miliardi. Queste cifre, sebbene in crescita, rappresentano ancora una frazione modesta del commercio totale africano.
Le sfide strutturali dell’economia africana sono amplificate da fattori esterni. Circa la metà dei paesi del continente dipende da petrolio, gas o minerali per oltre il 60% dei propri guadagni da esportazione.
A questo si aggiungono i costi logistici crescenti: nel 2024, le tariffe di spedizione hanno raggiunto livelli del 115% superiori rispetto al periodo pre-pandemia, raddoppiando rispetto ai costi medi del 2023.
Concentrazione geografica del commercio
Un altro elemento di vulnerabilità è rappresentato dalla concentrazione geografica del commercio africano. Quattro dei principali partner commerciali, tra cui Cina, Francia, India e Stati Uniti, rappresentano oltre il 50% di tutte le importazioni ed esportazioni del continente.
Questa dipendenza da un numero ristretto di partner commerciali aumenta l’esposizione dell’Africa agli shock economici globali e alle fluttuazioni valutarie, considerando che molte transazioni e debiti sono denominati in valuta estera.
Nonostante sei decenni di crescita delle esportazioni lorde, l’integrazione dell’Africa nei segmenti ad alto valore aggiunto delle catene di approvvigionamento globali rimane limitata.
La maggior parte dei paesi africani esporta principalmente beni non trasformati o semilavorati verso mercati non africani, perdendo così le opportunità di sviluppo economico e occupazionale legate alla trasformazione delle materie prime.
Servono strategie mirate
Gli esperti economici concordano sulla necessità di strategie mirate per rafforzare la resilienza commerciale del continente. Tra le raccomandazioni principali emergono la diversificazione economica, l’approfondimento dell’integrazione regionale e la riduzione della dipendenza dai fornitori globali.
Questi interventi potrebbero consentire all’Africa di costruire una maggiore resilienza contro gli shock futuri e di sfruttare appieno il potenziale di crescita dei mercati regionali.