
«So che probabilmente non vedrò nessun elefante nelle settimane che trascorrerò qui. Gente sì, però. Penso che se fossi bianco probabilmente sceglierei di vedere gli elefanti, e questa sarebbe tutta un’altra storia. Sarebbe una storia sugli immensi spazi aperti in cui gli europei fremono tanto di perdersi, piuttosto che ricercare la gradevole vicinanza dei nostri simili come facciamo in genere noi africani». Lo scrittore e giornalista kenyano Binyavanga Wainaina scriveva queste parole diversi anni fa. Rileggendole oggi vale la pena chiedersi: ci siamo evoluti, nel nostro modo di raccontare il continente?
La risposta è complessa, ma potrebbe essere questa: se agli elefanti abbiamo iniziato a preferire le persone, lo sguardo forse non è cambiato tanto da quello che poggiavamo sui pachidermi. Per replicare, per una volta, non siamo andati a cercare fra saggi e romanzi.
Abbiamo preferito scrollare su Instagram, perderci nei video di YouTube. Il Sud globale, e con lui l’Africa, è uno dei protagonisti delle avventure dei tanti travel influencer e travel blogger che abbondano in rete. Chissà quanti di voi che leggete queste righe nel caldo estivo non lo stiate facendo da una località che avete selezionato dopo aver visto qualche bel reel…
La premessa, infatti, è che di influencer che si occupano di viaggi ce ne sono tanti e che producono contenuti molto diversi. Fra quelli che si sono recati in Africa, i ciclisti “avventurieri” Lorenzo Barone e Stefano La Torre ma anche Nicolò Balini, forse il più conosciuto e seguito travel influencer italiano, o anche Luca Carfora, noto come lucafreetravel. Linguaggi diversi, punti di vista diversi, obiettivi diversi.
Resta l’impressione, tuttavia, di un timbro comune, riconoscibile pur nella grande varietà. L’impressione è effettivamente che il già citato Balini abbia scelto un nome d’arte che può assurgere a descrizione di tutta la categoria o quasi: human safari, safari umani appunto. Il punto di vista è sempre di colui che gira il video e le relazioni che potrebbero renderlo più complesso o sfumato si rivelano spesso rapide, stereotipate, non di rado funzionali alla rottura della premessa-clickbait, la tecnica di scrittura utilizzata online per indurre al clic.
Narrazioni talvolta anche ben intenzionate, seppur non manchino eccezioni negative. Che però lasciano poco. Eppure questi travel blogger una responsabilità ce l’hanno: quella insita nel privilegio di poter girare il mondo che gli è garantito da potenti passaporti. Un privilegio, appunto, che spesso porta gli influencer anche in luoghi normalmente molto difficili da visitare.
È il caso sempre di Balini, che alcuni mesi fa ha dedicato una serie di video al suo viaggio con amici in Eritrea. I filmati in questione sono ben fatti, ricchi di informazioni molto utili. Grande assente, o quasi, il regime oppressivo del presidente Afwerki, a cui ci sono solo alcuni accenni (oltre a un titolo clickbait che allude alla “Corea del Nord dell’Africa”).
Certo, il continuo riferimento all’italianità dell’Eritrea non riesce a essere controbilanciato dalla poca contestualizzazione storica (che pure c’e). Il colonialismo non è un pranzo di gala ma un caffè al bar si, sembrano dirci le tante immagini girate nelle vecchie caffetterie di Asmara.
Nel frattempo, mentre programmiamo le nostre vacanze, una domanda resta: siamo davvero interessati a conoscere l’Africa, o stiamo solo cercando la nostra prossima storia da raccontare?
Clickbait
Letteralmente “esca per i click”, è una pratica di comunicazione molto utilizzata sui social media che consiste nell’usare titoli esagerati o fuorvianti al fine di attirare l’attenzione dei lettori o degli utenti. Nel caso di Instagram, spesso il titolo appare sulla copertina di un video o di un reel nel momento in cui si scorrono i vari contenuti e ha quindi un peso enorme nella scelta di soffermarsi proprio su quel dato filmato particolare. L’obiettivo è aumentare il numero di click e cosi la visibilità. Pur essendo al limite e spesso oltre i confini dettati dalla deontologia, questa pratica è molto usata anche dalle testate tradizionali.