Africa: lenti progressi sul rispetto dei diritti dei bambini - Nigrizia
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Un nuovo strumento consente di capire lo stato dell’infanzia in 33 paesi africani
Africa: lenti progressi sul rispetto dei diritti dei bambini
Le schede di valutazione del benessere infantile di Afrobarometer evidenziano graficamente le opinioni dei cittadini africani su metodi educativi violenti, abbandono scolastico ed eventuale aiuto comunitario ai più vulnerabili. Ne emerge un quadro con qualche luce e ancora molte ombre
16 Novembre 2023
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 4 minuti
(Credit: Workman House/Pexel)

Africa a misura di bambino? Non proprio. Il margine di miglioramento per la cura, il benessere e il rispetto dell’infanzia, nei paesi africani è molto ampio. Tanta strada da fare.

Anche se certi principi o credenze – come per esempio la validità e necessità delle punizioni corporali, usate a casa come a scuola – molto lentamente stanno lasciando spazio a nuove opinioni circa il modo di educare e crescere i bambini, figli o studenti che siano.

Per capire lo stato dell’infanzia nei paesi africani oggi c’è un nuovo strumento: quello elaborato da Afrobarometer, in collaborazione con Laws.Africa e Data for Governance Alliance.

Sono definite scorecard e, sulla base di punteggi e percentuali, analizzano i passi avanti (o ancora a fare) dei singoli governi nazionali per migliorare il benessere dei bambini, specie quelli vulnerabili, nel continente.

In sostanza, le scorecard riassumono graficamente i risultati del sondaggio condotto in un biennio ed evidenziano le opinioni dei cittadini africani sugli abusi e disciplina fisica riservata ai bambini, sulla frequenza dell’abbandono scolastico, sull’eventuale aiuto per i bambini vulnerabili a livello comunitario.

I risultati del lavoro son stati presentati alla 42a sessione ordinaria del Comitato africano di esperti sui diritti e il benessere dell’infanzia (ACERWC) ad Addis Abeba.

Qualcosa è cambiato rispetto a quanto emergeva dal medesimo lavoro svolto nel biennio 2016/2018, ma l’uso della forza fisica sui bambini – nonostante più persone non siano oggi d’accordo – ha ancora solido sostegno tra gli adulti africani.

Punizioni corporali

Di 33 paesi esaminati nei due cicli di indagine (nel nuovo ciclo se ne sono aggiunti altri) 16 mostrano un calo significativo nel sostegno alle punizioni corporali, compresi forti cali in Tanzania, Kenya, Botswana e Liberia.

Una tendenza – è stato detto nel corso dell’incontro – che suggerisce che la condanna internazionale delle punizioni corporali e una crescente enfasi sui diritti dei bambini, come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dalla Carta africana sui diritti e sul benessere dell’infanzia, possono sortire l’effetto sperato.

Ma scendiamo più nel dettaglio. In media, in 39 paesi, sei africani su dieci (61%) affermano che i genitori sono giustificati nell’usare la forza fisica per disciplinare i propri figli.

Ma l’approvazione delle punizioni corporali è diminuita, anche se modestamente, negli ultimi cinque anni.

Mentre il sostegno ad “usare le mani” si avvicina a nove cittadini su dieci in Benin (88%), Camerun (87%), Burkina Faso (86%) e Niger (85%), 16 paesi registrano diminuzioni significative rispetto al 2016/2018.

Un forte calo in Tanzania (-31 punti), Kenya (-24 punti), Botswana (-22 punti) e Liberia (-22 punti).

Il 43% degli africani afferma che gli adulti nella loro comunità “abbastanza frequentemente” o “molto frequentemente” usano la forza fisica per educare i bambini.

Circa un terzo (35%) dei cittadini afferma che gli abusi, i maltrattamenti e l’incuria sui minori sono “abbastanza frequenti” o “molto frequenti” nella loro comunità, mentre il 64% li descrive come eventi poco frequenti.

Sono cifre però da cui spesso non risulta chiaro se certi comportamenti verso i bambini siano così comuni da essere percepiti come “normalità”.

E a proposito di percezione, quella che valuta la presenza di abusi diffusi varia dal 16% in Tanzania al 63% in Liberia.

Istruzione, alimentazione e assistenza

Passando alla scuola, quasi la metà (48%) degli africani afferma che i bambini che non la frequentano sono un problema comune nella loro comunità, con percentuali che vanno dal 22% alle Maurizio all’83% in Liberia.

Altra questione è quella alimentare. Più di quattro cittadini su 10 (42%) affermano che la loro famiglia è rimasta senza cibo a sufficienza “diverse volte”, “molte volte” o “sempre” durante l’anno precedente. E ovviamente sono i bambini a subire fortemente queste carenze.

Riguardo ai servizi di assistenza, la maggioranza degli intervistati afferma che nella propria comunità sono disponibili servizi per sostenere i bambini che subiscono abusi o trascuratezza (58%), bambini con disabilità (56%) e bambini e adulti con problemi mentali o emotivi (52%).

Anche qui sono valutazioni spesso dettate dalla percezione e non sempre dalla realtà. Le più positive in Senegal, Maurizio, Togo e Mauritania e le meno positive in Sierra Leone, Zimbabwe, Malawi, Lesotho, Nigeria e Liberia.

Infine, solo il 44% degli africani approva l’operato del proprio governo nel proteggere e promuovere il benessere dei bambini, soprattutto di quelli vulnerabili.

E sono in massima parte i cittadini economicamente svantaggiati a non considerare adeguati gli sforzi del proprio governo.

Le informazioni provenienti dalla piattaforma Laws.Africa mostrano inoltre che dei 39 paesi esaminati, solo il Marocco e la Tunisia devono ancora ratificare la Carta africana sui diritti e sul benessere dell’infanzia.

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