
Al di là di alcuni meriti che ha questo volumetto, già l’idea del titolo Africani brava gente, che fa evidentemente il paio con il noto “Italiani brava gente”, non sembra granché. L’operazione dell’autore vuole dimostrare – non senza una corretta seppure approssimativa analisi – che la responsabilità per le condizioni spesso difficili in cui versano i paesi dell’Africa non può essere attribuita in modo acritico alla sola dominazione coloniale.
Il rischio, tuttavia, per chi si accostasse di fresco al continente, è di uscire dalla lettura con una visione alquanto distorta dell’evoluzione dei paesi africani negli ultimi decenni. Il volume è una sorta di almanacco, talvolta privo di contesto, delle decine di colpi di stato che si sono succeduti dalle indipendenze in poi, con le note conseguenze di violenza e repressione.
È di certo riduttivo – e questo già si sa – scaricare tutti i fallimenti del continente su colonialismo o neocolonialismo, ignorando la corruzione delle classi politiche locali, il nepotismo e l’avidità di presidenti e giunte militari africane. Ma va al tempo stesso denunciata con chiarezza la responsabilità e la connivenza delle ex potenze coloniali occidentali che sono state e ancora stanno dietro alle prese di potere di tanti dittatori, in un numero relativamente breve di anni.
Un lasso di tempo che forse non basta a formare una élite in grado di sviluppare strutture democratiche, che in Occidente sono sorte in seguito a conflitti secolari. Senza dimenticare appunto le continue ingerenze e, ancora più importante, senza dimenticare che i paesi di cui si parla sono stati costruiti dalle suddette potenze straniere, a tavolino e col righello.