Angola: fra colera e sfide elettorali sale la contestazione contro João Lourenço
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L'epidemia dilaga con migliaia di casi mentre scoppia la polemica sulla nomina del presidente della Commissione che controlla il voto
Angola: fra colera e sfide elettorali, sale la contestazione contro João Lourenço
Lourenço è spesso elogiato all'estero, ma la sua gestione del paese fa acqua da tutte le parti
24 Aprile 2025
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti
Il presidente Lourenço. (Crediti: Jérémy Barande / Ecole polytechnique Université Paris-Saclay / CC BY-SA 2.0)

Era luglio dello scorso anno quando il presidente dell’Angola João Lourenço, successore dell’”imperatore” José Eduardo dos Santos, veniva descritto dai media nazionali e internazionali come colui che stava portando avanti una faticosa ma proficua mediazione per il conflitto nell’est della Repubblica democratica del Congo, fra Kinshasa e il vicino Rwanda, su mandato dell’Unione Africana.

Appena qualche mese prima, anche il presidente italiano Sergio Mattarella aveva premiato l’omologo angolano durante una sua visita di stato a Roma. Un viaggio che la stessa stampa italiana non aveva esitato a definire come un successo.

L’apice della visibilità internazionale dell’Angola è stata raggiunta infine a febbraio di quest’anno, quando Lourenço è stato eletto presidente dell’Unione Africana.

Problemi dentro e fuori dal paese

I successi diplomatici, però, si sono scontrati con due dure realtà: da un lato, Lourenço ha dovuto rinunciare formalmente alla mediazione per la situazione nella Rd Congo, nel frattempo precipitata, visto che un altro, ingombrante mediatore (il Qatar) si è fatto avanti, riuscendo a riunire il presidente rwandese Paul Kagame e l’omologo congolese Felix Tshisekedi a Doha alcune settimane fa.

Dall’altro lato, la situazione interna si sta deteriorando, mostrando pericolosi segnali di una gestione pessima a livello di salute pubblica del paese, con condimento di un’ennesima elezione (prevista per il 2027) che si profila tutt’altro che giusta e trasparente.

L’epidemia

L’Angola è stretta da mesi nella morsa di un’epidemia di colera che le autorità non riescono a controllare. Dal gennaio scorso, sono 17 (su 21) le province coinvolte da questa epidemia, con quasi 14.000 casi registrati ufficialmente e circa 500 decessi, con la provincia di Benguela a farla da padrona.

Il maggior partito di opposizione, l’UNITA, non ha esitato a dare dell’“incompetente” al governo di Lourenço.

In particolare, il ministro-ombra della sanità dell’UNITA, il medico Anastácio Ruben Sicato, ha ricordato come l’attuale epidemia di colera stia avendo buon gioco a causa di un sistema sanitario debole, ormai da tempo collassato, di una rete fognaria in larga parte del paese inesistente e di una qualità dell’alimentazione e della vita degli angolani notevolmente peggiorata negli ultimi anni.

Gli occhi sul 2027

L’esecutivo sembra non avere soluzioni rispetto a questo scenario apocalittico.

Le risposte che Lourenço e il suo governo stanno offrendo sono di tutt’altro tipo: in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2027, la macchina elettorale per garantire la conservazione del potere al Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA) è in corso di preparazione.

Anche se Lourenço non potrà essere più candidato, avendo già svolto due mandati, l’importante è che il partito che da sempre (1975) governa l’Angola si faccia trovare pronto per gestire non tanto le emergenze del paese, quanto il conteggio elettorale.

Il 2022 è stato un esempio di ciò che potrà accadere nel 2027.

Con elezioni viziate e manipolate, l’esecutivo di Lourenço ha accentuato le sue tendenze repressive verso partiti di opposizione e movimenti sociali. Elementi che non facevano altro che appellarsi al cambiamento e a un voto giusto e trasparente, come diversi report di organizzazioni internazionali hanno riportato.

Uno scenario che sembra doversi ripetere anche nel 2027. Nei giorni scorsi è stato confermato alla guida della Commissione nazionale per le elezioni (CNE), l’organismo incaricato dal governo di contare e controllare il voto, Manuel Pereira da Silva, detto “Manico”, in carica dal 2020, ampiamente contestato a causa della sua parzialità nelle precedenti elezioni del 2022.

L’UNITA, per il momento, non ha neanche indicato la propria delegazione presso la CNE (quattro membri, contro i nove dell’MPLA e i tre degli altri tre piccoli partiti con rappresentanza parlamentare, uno ciascuno, da parte di PRS, FLNA e PHA), interponendo ricorso al Consiglio superiore della magistratura giudiziaria al fine di bloccare il processo di nomina della CNE. Naturalmente senza successo.

Come ha scritto un noto attivista sulla propria pagina di Facebook, João Malavindele, il lungometraggio è appena iniziato, ma già si conosce sia il regista che i suoi aiutanti principali…

Con un governo, andrebbe aggiunto, che sembra incapace di fornire le più elementari risposte ai bisogni fondamentali dei propri cittadini, trovando nella repressione e nella frode elettorale gli unici mezzi di sopravvivenza.

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