Angola: lo sciopero dei docenti paralizza le università - Nigrizia
Angola Politica e Società
Minacce e ritorsioni contro il leader del sindacato degli accademici
Angola: lo sciopero dei docenti paralizza le università
La crescente tensione politica e sociale seguita alle elezioni dello scorso anno si riverbera sul mondo accademico. I docenti universitari hanno ripreso lo sciopero da due mesi, sostenuti da gruppi studenteschi e della società civile. Le autorità reagiscono cercando di intimidire i volti più esposti del movimento
28 Aprile 2023
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti
Proteste del Movimento degli studenti angolani in sostegno allo sciopero dei docenti universitari nel febbraio 2022 (Credit: Lusa)

Così come le lotte degli accademici in Angola non si sono mai fermate da un paio di anni a questa parte, allo stesso modo minacce e intimidazioni contro il leader sindacale del Sinpes (Sindacato nazionale degli insegnanti universitari), Eduardo Alberto Peres, hanno segnato un’escalation.

Secondo quanto riportato dalla pagina Facebook di Benguela 7, un canale informativo indipendente, la figlia ventinovenne del segretario nazionale del Sinpes, Emiliana Alberto Peres, sarebbe stata colpita da getti di gas lacrimogeno, il 25 aprile scorso a Luanda, con gravi danni agli occhi e al volto.

Il gas è in dotazione alle forze dell’ordine angolane, e tutto lascia pensare che siano state proprio queste a inscenare l’ennesimo attentato contro la sicurezza della famiglia di uno dei leader sindacali in questo momento maggiormente in vista in Angola.

Appena pochi giorni fa, il 10 aprile scorso, l’abitazione di Eduardo Alberto Pires era stata invasa e vandalizzata da sconosciuti, in seguito a minacce di morte, che si erano estese anche alla figlia. Il tutto deve essere spiegato attraverso una situazione di doppia tensione: da un lato, di carattere politico generale, dall’altro inerente in maniera più specifica al mondo accademico.

Le tensioni politiche non si placano

Dopo le elezioni generali del 24 agosto del 2022 che hanno ridato la vittoria all’Mpla (Movimento popolare di liberazione dell’Angola), e al suo candidato, João Lourenço, il cui risultato non è stato riconosciuto dalle opposizioni, il paese è caduto in un clima di tensione sociale e politica, che non accenna a placarsi.

Lourenço è stato eletto col 51% dei voti, un risultato che, nonostante il beneplacito dato dalla Commissione nazionale delle elezioni e dal Tribunale costituzionale angolano, ha destato molti sospetti anche nella comunità internazionale.

Per la prima volta, per esempio, l’Unione Europea è stata autorizzata ad avere soltanto due osservatori elettorali, entrambi a Luanda, il che ha destato ulteriori sospetti, alimentati dal fatto che nella capitale, maggior circolo elettorale del paese, l’Unita ha addirittura sfiorato il 65% dei voti validi.

Proprio a Luanda le manifestazioni si sono succedute senza soluzione di continuità, segnalando una situazione di estrema difficoltà da parte del governo e del presidente Lourenço, con evidenti segnali di scollamento anche all’interno dell’Mpla, a cominciare dalla famiglia e soprattutto dalle figlie dello storico presidente José Eduardo dos Santos, scomparso l’8 luglio del 2022, una quarantina di giorni prima delle ultime elezioni.

Gli accademici alla testa delle proteste

In questo clima surriscaldato, gli accademici angolani stanno dando prova di coraggio e persistenza delle loro rivendicazioni. Da un paio di anni in aperta polemica col governo, questa categoria, che rappresenta la crema della società angolana, aveva a suo tempo collocato vari punti (otto, per l’esattezza) sul tavolo delle trattative con l’esecutivo di João Lourenço.

Nonostante negoziati, piccole concessioni e soprattutto momenti di standby, che comunque avevano portato alla firma di un memorandum fra le due parti il 17 novembre del 2021, almeno due aspetti continuano ad agitare la categoria: da un lato, gli aumenti salariali mai arrivati, dall’altro l’assicurazione sulla salute. Ma anche il miglioramento delle infrastrutture accademiche e la formazione continua rappresentano istanze che il governo ancora non ha recepito.

In tutta risposta, all’inizio dell’anno accademico 2023, ossia dal 27 febbraio di quest’anno, il Sinpes ha richiamato i suoi associati allo sciopero. Vista la massiccia adesione, l’insegnamento pubblico universitario angolano è in questo momento paralizzato; nonostante le rassicurazioni della ministra Maria do Rosário Bragança, vi sono molti dubbi che l’anno accademico, o almeno il primo semestre, potranno svolgersi regolarmente.

Al fine di scongiurare tale scenario, le autorità centrali stanno reagendo cercando di intimidire i volti più esposti di questo movimento, come Eduardo Alberto Peres, o come diversi degli studenti che sin dall’inizio hanno sostenuto lo sciopero dei loro docenti, riunitisi sotto la sigla del Mea (Movimento degli studenti angolani).

Questioni politiche, oltre la vertenza sindacale

In un paese che sta andando a fuoco, fra scioperi bianchi, con la parola d’ordine di “resta a casa” del 31 marzo scorso, col sostegno di larghi strati della società, come artisti, musicisti e partiti di opposizione, scioperi dei medici che si succedono puntualmente ogni anno, unendosi a quelli dei professori, un esecutivo accerchiato e che risponde con la violenza, i docenti universitari angolani potrebbero svolgere un ruolo-chiave, di tipo politico, ben oltre che sindacale.

Di questo possibile “salto” vi è piena consapevolezza fra i docenti universitari in sciopero: comunque andrà a finire, è forse la prima volta che, nell’Africa lusofona indipendente, questa categoria assume le proprie responsabilità per il cambiamento nel paese, rischiando benefici e sicurezze in favore di un interesse collettivo nazionale che, in altri contesti, non sembra costituire una grande preoccupazione.

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