La voce della Chiesa cattolica in Africa continua a farsi sentire nei confronti di alcuni governi attraverso i responsabili delle Conferenze episcopali. Nell’ultima settimana hanno preso la parola i presidenti della Conferenza episcopale di Angola e São Tomé (CEAST) e della Nigeria, rispettivamente monsignor José Manuel Imbamba, arcivescovo di Saurimo, e Lucius Ugorji, arcivescovo di Owerri, presidente della Conferenza episcopale nigeriana (CBCN).
Intervenendo all’apertura della seconda Assemblea plenaria del CEAST, che si svolge questa settimana presso il Santuario di Muxima, nella diocesi di Viana, mons. Imbamba ha affermato che la società angolana, composta in gran parte da giovani, è segnata da un «elevato stato di ansia, paura, incertezza e frustrazione».
«L’instabilità sociale, la disoccupazione e la mancanza di prospettive per i giovani hanno generato un sentimento di disperazione» ha sottolineato il prelato, aggiungendo che in Angola le proteste di luglio e agosto, represse nel sangue con decine di morti, «hanno messo a nudo profonde lacune sociali, familiari e istituzionali».
«Queste rivolte – ha proseguito l’arcivescovo – devono risvegliarci e stimolarci ad assumere una vera trasformazione interiore, affinché il dialogo tra chi governa e chi è governato diventi più frequente, equo e fruttuoso, evitando l’uso eccessivo e sproporzionato della forza».
Il presidente della CEAST ha ricordato che il paese celebrerà in novembre 50 anni di indipendenza, un momento che considera propizio per un cambiamento urgente e necessario di atteggiamenti e mentalità. «Non basta cambiare e rinnovare le strutture; è necessario, soprattutto, cambiare i cuori e le menti delle persone», ha aggiunto il leader religioso. «Dobbiamo così porre in atto l’esame di coscienza nazionale che ci viene richiesto come famiglie, funzionari governativi, legislatori, giudici, politici, giornalisti, funzionari pubblici, intellettuali, leader religiosi e cittadini», ha osservato.
L’arcivescovo di Saurimo ha auspicato che si realizzi una nuova cultura sociale e politica in Angola, basata su etica, solidarietà concreta e responsabilità condivisa. Ha poi sottolineato che questo richiede «profonde riforme nell’apparato statale, che deve essere esclusivamente al servizio della cittadinanza e del perseguimento del bene comune per la felicità e la dignità di tutti». «È nostro dovere fare appello e sensibilizzare le persone a una cultura di pace, giustizia, riconciliazione e tolleranza – ha concluso l’arcivescovo – perché le soluzioni non verranno dall’esterno, ma da un impegno serio da parte di tutti noi angolani».
Nigeria: la politica sia al servizio della gente
All’intervento di monsignor Imbamba ha fatto eco quello dell’arcivescovo di Owerri, Lucius Ugorji, in un incontro con i fedeli laici della Provincia ecclesiastica di Calabar. Il presidente della CBCN ha osservato: «Mentre il paese si trova ad affrontare gravi minacce esistenziali, diversi politici a livello nazionale e statale sembrano più preoccupati delle elezioni generali del 2027 che non di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale».
Criticando la gestione delle votazioni nel 2023 da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente (INEC), il vescovo l’ha definita un organo influenzato dalle nomine politiche. «La maggior parte delle nomine alla commissione elettorale al momento non possono essere considerate né apartitiche né indipendenti», ha affermato il vescovo.
E ha proseguito: «Ciò richiede un emendamento costituzionale per rafforzare l’indipendenza e la credibilità dell’INEC perché venga protetta da manipolazioni politiche». E riferendosi alla situazione sociale generale nel paese, il presidente della CBCN ha dichiarato: «L’insicurezza continua a perseguitarci. Molte città e villaggi in tutto il paese sono diventati comunità che vivono nella paura, con la gente costretta alla fuga e a celebrare i funerali di chi muore per la violenza».
«Molte persone vengono rapite con richieste di riscatto, abusate, uccise o costrette a fuggire dalle loro comunità, abbandonando le fonti di sostentamento per cercare rifugio in accampamenti di fortuna, esposti a condizioni meteorologiche estreme, spesso senza cibo e acqua». Condizioni, secondo il vescovo, che generano povertà e disoccupazione, e che «spingono i giovani verso la criminalità, l’emigrazione e la disperazione».
Il presidente della CBNC ha concluso lanciando un appello ai fedeli laici riuniti nel convegno, affinché si impegnino in campo politico, una volta raggiunta un’adeguata formazione: «Ci aspettiamo molto dai laici nell’ambito della trasformazione nazionale – ha concluso per l’appunto il presule – e devono essere organizzate iniziative dalle autorità che favoriscano e promuovano la necessaria educazione politica».