
L’ultima parte dell’inchiesta di France 24 che ha messo in luce il trasferimento di armi dalla Bulgaria al Darfur, in Sudan, attraverso gli Emirati Arabi Uniti (EAU), riguarda gli affari che alcuni giganti della difesa europei continuano a fare con le compagnie emiratine accusate di bypassare gli embarghi per il commercio di armi in zone di guerra, decisi a vari livelli dalla comunità internazionale.
Le accuse sono ormai molteplici e sono contenute, e documentate, anche in rapporti di gruppi di esperti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il massimo dell’ufficialità.
Leonardo spa
L’articolo si apre con una foto ufficiale. Quella di Lorenzo Milani – allora co-cordinatore generale di Leonardo Spa, la società italiana a controllo pubblico attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – che firma un contratto con Hamad al-Marar, direttore e amministratore delegato dell’Edge Group, conglomerato di società emiratine finanziate dal governo di Abu Dhabi che, all’inizio del 2024, ha inglobato l’International Golden Group (IGG), la compagnia maggiormente indagata dall’inchiesta di France 24.
Nell’articolo, la Leonardo è solo nominata, così come la spagnola Indra. Essendo l’inchiesta condotta da un media francese, l’attenzione maggiore è ovviamente posta sulle società francesi. Ne vengono nominate tre.
Safran
Del gruppo Safran, che opera nel campo dell’aviazione, della difesa e dello spazio, si dice che nel febbraio del 2023 ha lanciato una partnership con l’IGG, per fornire tecnologie avanzate “per soddisfare i bisogni del ministero della Difesa degli Emirati Arabi Uniti e di altre organizzazioni regionali”. Formula ambigua perché apre alla possibilità di trasferimenti ad altri, in modo non facilmente controllabile.
La joint venture avrebbe gli uffici presso quelli dell’International Golden Group, sotto gli auspici del Tawazun Economic Program “che ha lo scopo di attrarre capitali locali e stranieri, di promuovere partnership di lungo termine per far crescere ulteriormente e sviluppare la difesa degli EAU”, dice il suo sito ufficiale.
Nexter/KNDS France
Altra società citata è la Nexter, ora diventata KNDS France, di proprietà per il 50% del governo francese, specializzata nella progettazione, sviluppo e produzione di carri armati, sistemi di artiglieria, armi diverse, munizioni, robot e equipaggiamenti per la difesa. Anche questa società ha stipulato un contratto con l’IGG nel febbraio del 2023, allo scopo di modernizzare i carri armati Leclerc, di produzione francese, in dotazione all’esercito emiratino.
Thales Group
Ultimo gruppo francese citato è il Thales che pure lavora nei settori della difesa, della sicurezza, della aviazione e dello spazio, ma anche in quello della cyber sicurity. La collaborazione tra questo gruppo e la IGG risale al 2009 e all’inizio si proponeva di proteggere le infrastrutture petrolifere.
Secondo articoli della WAM, l’agenzia stampa ufficiale degli EAU, la partnership sarebbe stata rinnovata e rafforzota nel 2017, con la richiesta di collaborazione in altri settori militari. La Thales, cui i giornalisti di France 24 hanno chiesto se la partnership era ancora attiva, non ha risposto.
L’expo di Abu Dhabi
Le compagnie europee nominate partecipano regolarmente all’IDEX, (International Defence Exhibtion) la fiera-mercato di tecnologia militare che si svolge ogni due anni ad Abu Dhabi, la più importante del settore in Medioriente, e non solo. Erano presenti anche all’ultima edizione, tenutasi dal 17 al 21 febbraio di quest’anno.
Nel sito che pubblicizza il successo della scorsa edizione – 206mila visitatori, 1.565 espositori da 65 paesi – e lancia la prossima (25-29 gennaio 2027), Leonardo è citato come uno dei maggiori partner/espositori.
Secondo l’inchiesta di France 24, nella fiera di quest’anno l’International Golden Group è stata molto attiva e avrebbe concluso uno dei più importanti contratti: 178 milioni di euro per munizioni necessarie all’esercito emiratino.
Un contratto assolutamente lecito (anche se a noi lettori di Nigrizia il commercio delle armi non piace in quanto tale e dunque siamo in guardia quando ne sentiamo parlare). Gli Emirati Arabi Uniti non sono infatti sotto embargo.
Anche quello descritto nella prima parte dell’inchiesta, con la società bulgara Dunarit era un contratto lecito. Ma poi i prodotti di un gruppo europeo sono stati mandati al generale Haftar, in Libia, paese sotto embargo, e un intero convoglio che ne trasportava un’ingente quantità è stato intercettato in Darfur, dove si combatte uno dei più feroci conflitti dei nostri giorni. Il Sudan è sotto embargo, in forme diverse, fin dal 1994.
Qui si sottolinea il pericolo che le armi commerciate con certe società emiratine, ormai individuate per aver violato gli embarghi internazionali diverse volte, possano essere dispiegate in teatri di conflitto dove non dovrebbero trovarsi.
Gli esempi non mancano davvero e non si limitano alla bulgara Dunarit.
Sistemi di difesa francesi su blindati emiratini in Sudan
In un rapporto di Amnesty International diffuso lo scorso novembre si trova la foto di un veicolo militare scattata nelle strade di Khartoum. Sul tetto due uomini con le divise delle milizie Forze di supporto rapido (RSF).
Il veicolo, definito nel testo come “Nimr armoured personnel carrier” (veicolo blindato per il trasporto truppe, marca, o modello, Nimr) è prodotto dall’Edge Group, ma risulta equipaggiato con sistemi di difesa francesi, progettati ed esportati dalle società KNDS France e Lacroix Defense.
È dunque lecito chiedersi perché importanti società europee, anche governative o paragovernative, come l’italiana Leonardo, continuino a fare affari con società come la IGG e la Edge Group che violano in modo rutinario gli embarghi internazionali in materia di commercio di armi.