
Riparte la mobilitazione della associazioni e delle realtà della società civile (tra cui anche Nigrizia e Fondazione Nigrizia) che fanno parte della campagna Basta favori ai mercanti di armi.
La ragione è che da domani, 6 febbraio, riprende presso le Commissioni riunite esteri e difesa della Camera, l’iter del disegno di legge di modifica della legge 185/90 sull’export di armi italiane. Iter parlamentare che ha portato il 21 febbraio dell’anno scorso ad approvare il disegno di legge che cancella i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare.
35 anni di vita
È il tentativo di depotenziare la legge nata 35 anni fa e che è un totem per la società civile pacifista. È quella che regolamenta il controllo del commercio italiano di materiali d’armamento. Quella che voleva, se non svuotare, almeno rendere trasparenti gli arsenali bellici.
Per questo, negli anni, ha subìto alcune ferite sotto i colpi di lobby che hanno cercato di renderla inoffensiva. Oscuri burocrati governativi, generali, capitani d’azienda, banchieri annunciano da almeno 20 anni che è giunta l’ora di mandarla in pensione.
Mai così tante guerre
E oggi con il mondo in guerra (secondo l’Indice globale della pace il numero di conflitti grandi e piccoli è il più alto dalla Seconda guerra mondiale: 56) e con le richieste trumpiane di aumentare fino al 5% del Pil le spese militari, la corsa politica a stravolgerla è più attuale che mai.
Per questa ragione il mondo pacifista rialza la testa e torna a fare pressione sui parlamentari affinché non siano confermate alla Camera le modifiche alla legge già approvate dal Senato: avrebbero come conseguenza uno svuotamento della norma e delle sue prerogative più preziose.
Qui il comunicato di Rete italiana pace e disarmo in cui si spiega quali sono le richieste sottoposte ai parlamentari.