Arrivati negli USA i primi sudafricani bianchi accolti come rifugiati
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Trump considera gli afrikaner vittime di discriminazioni razziali. Per Pretoria una mossa “infondata” e “motivata politicamente”
Arrivati negli USA i primi sudafricani bianchi accolti come rifugiati
12 Maggio 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Cresce lo scontro diplomatico tra il Sudafrica e gli Stati Uniti attorno alla decisione dell’amministrazione Trump di concedere lo status di rifugiati a un centinaio di sudafricani bianchi (afrikaneer) che Washington considera siano vittime di discriminazioni razziali nel loro paese.

Una mossa che Pretoria definisce “deplorevole”, “infondata”, “interamente motivata politicamente e concepita per mettere in discussione la democrazia costituzionale”.

Il Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione (DIRCO) ricorda che il Sudafrica “ha di fatto subito vere e proprie persecuzioni sotto il regime dell’apartheid e ha lavorato instancabilmente per impedire che tali livelli di discriminazione si ripetessero, anche attraverso il consolidamento dei diritti nella Costituzione, che viene applicata con vigore attraverso il sistema giudiziario”.

USA: porte aperte ma non per tutti

Intanto ieri è partito da Johannesburg il primo gruppo di 49 afrikaneer selezionati come idonei all’ingresso negli Stati Uniti in qualità di rifugiati. Ingresso che è stato invece bloccato per quasi tutti i richiedenti asilo provenienti da altri paesi.

Una delle prime azioni del presidente statunitense all’indomani del suo insediamento è stata la sospensione di tutti gli aiuti esteri destinati al Sudafrica, seguita da un ordine esecutivo, intitolato “Affrontare le azioni eclatanti della Repubblica del Sudafrica“, nel quale si accusa il governo sudafricano di “scioccante disprezzo per i diritti dei suoi cittadini” per aver sequestrato, ai sensi dell’Expropriation Act, “proprietà agricole di afrikaneer appartenenti a minoranze etniche senza indennizzo”.

L’ordine prevede dunque il reinsediamento negli USA di “rifugiati afrikaneer in fuga da discriminazioni razziali promosse dal governo, inclusa la confisca di proprietà discriminatoria a sfondo razziale”. Un’accusa che Pretoria ha ripetutamente e fermamente negato.

“Ribadiamo che le accuse di discriminazione sono infondate. Le statistiche dei Servizi di polizia del Sudafrica (SAPS) sui reati agricoli non corroborano le accuse di reati violenti contro gli agricoltori in generale o contro una particolare etnia”, afferma il DIRCO.

Accuse strumentali

“L’idea che gli afrikaneer siano perseguitati è plausibile quanto l’affermazione che Mar-a-Lago sia un rifugio per la classe operaia”, scrive sul Daily Maverick Ziyad Motala, professore presso la Howard University School of Law di Washington considerato un’autorità in diritto internazionale, diritto costituzionale e diritto costituzionale comparato.

Morala ricorda che i sudafricani bianchi – che rappresentano l’8% della popolazione – continuano a controllare la stragrande maggioranza dei terreni coltivabili in Sudafrica, con stime che oscillano tra il 70% e l’80%. E che “l’economia del paese, ancora profondamente segnata dai vantaggi strutturali dell’apartheid, garantisce che la stragrande maggioranza dei suoi redditi più alti e dei dirigenti aziendali rimanga bianca”.

L’analista ricorda ancora che proprio uno dei più stretti collaboratori di Trump, il miliardario Elon Musk, rappresenta un “intrepido esempio di privilegio dell’apartheid”, la cui famiglia in Sudafrica “ha prosperato nel sistema economico di segregazione razziale”.

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