Associazioni migranti: violati i diritti dei detenuti in Albania
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Rigettate le domande d’asilo dei 43 migranti rinchiusi nei centri albanesi. Attesa per la decisione della Corte d’Appello sul trattenimento
Associazioni migranti: violati i diritti delle persone detenute in Albania
31 Gennaio 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
(Credit: TRT)

43 rigetti delle domande d’asilo. Questa, ieri sera, la notizia arrivata dalle commissioni che dovevano vagliare le richieste delle persone migranti arrivate in Albania martedì 28 gennaio. Arrivate inizialmente in 49, dopo un velocissimo screening medico effettuato da medici militari (all’OIM era scaduto l’accordo trimestrale) e con poca chiarezza sugli strumenti utilizzati per l’accertamento dell’età, sono presto diventate 43.

A riprova che la veloce dichiarazione di non minore età e mancata vulnerabilità era stata superficiale, oltre che frettolosa. 4 le persone minorenni, una vittima della tratta. Cinque in totale, cui ieri si è aggiunto un uomo del Bangladesh, attaccato alla flebo e con febbre alta dal momento dell’arrivo in terra albanese.

Se già risulta difficile pensare a una mancata vulnerabilità di chi è da mesi, se non anni, in viaggio, di chi è transitato, come la maggior parte dei soccorsi in mare trasbordati sulla Cassiopea, per i lager libici; è ancora più incredibile poter credere alla affidabilità di una commissione che nel giro di poco più di un giorno ascolta 43 persone, in audizioni mordi e fuggi, in cui devono raccontare, in pochi minuti, davanti a estranei, senza alcun tipo di preparazione né mediazione, la propria vita, il viaggio fatto, le sevizie subite, le compravendite, la prigionia, la permanenza in mare, il dolore per aver perso qualcuno nei lager libici o nella traversata.

Nel mega bunker albanese dove sono raccolte in attesa che si pronunci, nella giornata di oggi, massimo domattina, la Corte d’appello sui loro trattenimenti, le 43 persone ora hanno sette giorni di tempo per presentare ricorso e impugnare il rigetto alle loro domande d’asilo.

Sette giorni in cui avere un avvocato (uno, oggi, probabilmente passerà tra la consegna della lista e il contatto), collegarsi con lui/lei, raccontare, ancora una volta senza nessuna mediazione né sostegno, la propria storia, in un tempo stabilito con il contagocce.

A meno che la Corte non si pronunci rigettando il trattenimento, come già avvenuto le precedenti volte e allora i sette giorni si ridurranno ancora di più. Perché queste persone dovranno tornare in Italia e da lì far ricorso.

Queste le considerazioni espresse dalle varie realtà che si occupano di immigrazione, sia quelle che compongono il Tavolo d’asilo, in missione in Albania, sia le altre. Le 48 ore per la convalida del fermo amministrativo, denunciano, si sono in realtà raddoppiate, facendo venire meno un altro diritto delle persone migranti deportate in terra albenese.

Non si conta infatti il tempo trascorso tra il momento del salvataggio, il trasferimento sulla nave, lo screening e il viaggio. Il conteggio delle 48 ore parte dal momento in cui arrivano in Albania, martedì. Ma di fatto molte di queste persone sono state trattenute da domenica, quando si è saputo che la deportazione verso il centro di Shëngjin si era messa in moto per la terza volta.

Quanti giorni dunque passeranno prima della convalida attesa tra oggi, massimo domani? La Corte d’Appello valuterà i paesi di provenienza, sicuri? O deciderà di aspettare, come hanno fatto altri giudici prima di questi, l’udienza, sempre più vicina, della Corte d’appello europea di giustizia, prevista il prossimo 25 febbraio?

Altre denunce arrivano poi da Emergency che evidenzia criticità medico-sanitarie nell’ultimo trasferimento e violazioni del codice di deontologia medica. 

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