
Human Rights Watch (HRW), che segue da mesi l’evolversi della situazione riguardante il rispetto dei diritti umani in Burkina Faso, è tornata a denunciare in un report il massacro, tra il 10 e l’11 marzo, di oltre 130 persone, in gran parte di etnia fulani (o pèul) da parte di milizie filo-governative a Solenzo nella regione occidentale di Boucle du Mouhoun.
Nel mese di aprile, in merito alle violenze avvenute, HRW ha intervistato telefonicamente o di persona decine di testimoni degli attacchi, alcuni membri delle milizie e giornalisti e civili. HRH inoltre avuto modo di esaminare 11 video che mostrano abusi da parte dei cosiddetti Volontari per la difesa della patria (VDP) (Volontaires pour la défense de la patrie) contro i civili fulani.
La relazione di HRW rivela che l’uccisione dei civili è avvenuta nel contesto di un’operazione definita “Vortice Verde 2” (Tourbillon Vert 2), un’intensa campagna di settimane condotta dalle forze speciali burkinabé. Ad essa, da un lato hanno preso parte milizie governative e dal lato opposto gruppi armati islamisti. I fulani vittime degli attacchi, pertanto, subiscono sia la violenza dell’esercito e della milizia alleata, che degli islamisti radicali.
Secondo vari testimoni, nella provincia di Banwa, migliaia di famiglie fulani di oltre 20 villaggi si erano dirette nel vicino Mali in cerca di protezione, ma non potevamo raggiungere il paese confinante senza attraversare villaggi occupati dai VDP e dall’esercito.
Un testimone fulani che ha perso l’intera famiglia ha detto: «I VDP ci sparavano come animali, mentre i droni volavano sopra le nostre teste. Molte donne e bambini sono morti perché non riuscivano a correre».
Secondo le dichiarazioni di Ilaria Allegrozzi, ricercatrice senior per il Sahel presso Human Rights Watch, oltre al massacro di Solenzo «ulteriori indagini hanno rivelato che l’esercito del Burkina Faso era stato responsabile di altre uccisioni di massa di civili fulani, seguite da rappresaglie mortali da parte di un gruppo armato islamista».
Si tratta del Gruppo per il sostegno all’islam e ai musulmani (Jama’at nusrat al-islam wa al-muslimeen – JNIM o GSIM), affiliato ad al-Qaida, che ha condotto anche una serie di attacchi di rappresaglia nella provincia di Sourou, apparentemente prendendo di mira i villaggi che il gruppo armato riteneva aiutassero l’esercito, uccidendo almeno 100 civili.
I gruppi armati islamisti, d’altro canto, reclutano giovani fulani tra le loro fila, e il governo e i suoi sostenitori da lungo tempo confondono la comunità dei fulani con i gruppi armati islamisti.
«La portata delle atrocità commesse dalle forze governative, dalle milizie e dai gruppi armati islamisti nel Burkina Faso occidentale rimane gravemente trascurata – ha affermato Ilaria Allegrozzi – il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana dovrebbero urgentemente porre il Burkina Faso al primo posto nella loro agenda e intervenire per proteggere i civili ancora gravemente a rischio».