Gli ultimi attacchi jihadisti in Burkina Faso, oltre ad aumentare il numero delle vittime sia civili che militari, hanno avuto una ricaduta sugli assetti del governo.
Il colonnello Sandaogo Damiba – autore del colpo di stato dello scorso gennaio che ha destituito il presidente Marc Christian Kaboré e capo della giunta militare che gestisce la transizione che dovrebbe sfociare nel voto e riconsegnare il potere ai civili – ha destituito il ministro della difesa Barthélémy Simporé e ne ha assunto le funzioni.
Il rimpasto di governo è avvenuto dopo che ieri due soldati di un distaccamento militare nella provincia di Oudalan, nel nord, sono stati uccisi in seguito a un’incursione jihadista. E dopo che il 5 settembre 35 civili, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi da un ordigno artigianale che ha fatto saltare in aria un veicolo in viaggio tra Djibo e Bourzanga, sempre nei territori del nord.
Intanto c’è da registrare un’altra tegola sul governo bukinabè. Ieri, Nada Al-Nashif, responsabile ad interim del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Hrc), ha denunciato che il Burkina Faso, nel corso delle operazioni militari contro i jihadisti, stanno aumentando le violazioni dei diritti umani soprattutto a danno di civili. L’incitamento all’odio e alla violenza sui social network riguarda in particolare le comunità di allevatori di etnia fulani.
La signora Al-Nashif ha invitato le autorità di Ouagadougou a «indagare sulle accuse di violazione dei diritti umani».