Burundi: come il regime sta smantellando la tutela dei diritti umani
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S'intensifica la repressione nel piccolo paese dei Grandi Laghi
Burundi: come il regime sta smantellando la tutela dei diritti umani
Il presidente della Commissione per i diritti umani, Sixte Vigny Nimuraba, è fuggito in Europa dopo accuse considerate politiche. Il parlamento ha nominato una nuova Commissione, guidata dal vescovo anglicano Nyaboho, con l'esplicito mandato di contrastare il relatore ONU, Gaetan Zongo, evidenziando un preoccupante incremento dell'autoritarismo nel paese
07 Maggio 2025
Articolo di giba
Tempo di lettura 4 minuti
Credito: Amnesty International

Il Burundi attraversa una fase di crescente autoritarismo e repressione, segnata dalla recente fuga in esilio di Sixte Vigny Nimuraba, ex presidente della Commissione Nazionale Indipendente per i Diritti Umani (CNIDH).

La sua partenza verso l’Europa, avvenuta a fine aprile, rappresenta l’ultimo capitolo di una crisi istituzionale che mette in luce le profonde tensioni tra il governo burundese e gli organismi di tutela dei diritti umani.

La fuga e le accuse

Secondo diverse fonti concordanti, Nimuraba ha lasciato il paese con la famiglia dopo che la sua abitazione è stata perquisita dai servizi di intelligence e dalla polizia in circostanze poco chiare.

Le autorità burundesi lo accusano di appropriazione indebita e irregolarità di gestione all’interno dell’istituzione che dirigeva, ma molti osservatori interpretano queste accuse come ritorsioni politiche.

Il governo aveva infatti manifestato crescente insofferenza verso la CNIDH dopo che, il 29 gennaio scorso, la commissione aveva pubblicato un rapporto di 126 pagine che documenta centinaia di violazioni dei diritti umani nel 2024, includendo 739 casi ricevuti, di cui 527 dichiarati ammissibili, e segnala casi di corpi senza vita, omicidi attribuiti ad agenti dell’ordine, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e condizioni carcerarie precarie.

Prima della fuga, a Nimuraba era stato ritirato il passaporto diplomatico in seguito a ripetute convocazioni da parte del dipartimento finanziario dell’Assemblea nazionale.

La nuova commissione, filo governativa

In una mossa che segnala un netto cambiamento di direzione, lunedì 5 maggio il parlamento burundese ha nominato una nuova commissione per i diritti umani, guidata dal vescovo anglicano Martin Blaise Nyaboho, figura nota per le sue posizioni fortemente critiche verso l’opposizione.

Il presidente dell’Assemblea nazionale, Gelase Daniel Ndabirabe, ha esplicitamente dichiarato che il compito della nuova commissione sarà quello di “far cadere” Fortune Gaetan Zongo, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Burundi, e contrastare i suoi rapporti, definiti “falsi”.

Nel suo ultimo rapporto dell’agosto 2024, Zongo aveva denunciato “l’impunità diffusa” nel paese, insieme all’aumento delle sparizioni forzate e degli arresti arbitrari.

Critiche e preoccupazioni internazionali

La nomina della nuova Commissione è stata duramente criticata da attivisti e osservatori internazionali. Pacifique Nininahazwe, difensore dei diritti umani in esilio, ha denunciato la procedura come “illegale” e ha definito la nuova squadra “la peggiore mai creata”.

Diversi esperti hanno inoltre sottolineato come i nuovi commissari manchino di reali competenze in materia di diritti umani, suggerendo che la loro selezione sia stata guidata più da considerazioni politiche che da requisiti professionali.

Un contesto di crescente repressione

L’esilio di Nimuraba non è un caso isolato. A febbraio, due membri della Commissione per la Verità e la Riconciliazione sono fuggiti dal paese dopo essere stati accusati di “collaborazione con il nemico”. Questi episodi si inseriscono in un clima generale di restrizione dello spazio civico e di controllo delle istituzioni indipendenti.

Il CNIDH, che aveva recentemente mantenuto il suo status “A” attestante la sua indipendenza, è stato apertamente criticato dal presidente dell’Assemblea nazionale per non aver difeso “l’azione statale” e per aver prodotto rapporti considerati dannosi per l’immagine del governo.

Tensioni interne e interferenze politiche

Fonti vicine al caso riportano che all’interno della CNIDH esistevano già tensioni tra Nimuraba e alcuni commissari, che potrebbero aver contribuito a indebolire la sua posizione. La decisione dell’Assemblea nazionale di chiedere la sostituzione dei commissari ha sollevato interrogativi sul rispetto della legge e sull’indipendenza della Commissione.

“Normalmente, se uno o due commissari dimostrano una violazione, sono gli altri commissari a sottoporre la questione all’Assemblea nazionale. Non spetta all’Assemblea nazionale presentare una richiesta di candidati. Questa è una violazione della legge,” ha dichiarato un difensore locale dei diritti umani a SOS Médias Burundi.

Implicazioni per il futuro

La partenza di Nimuraba ha avuto un impatto significativo sulle politiche umanitarie in Burundi. La nuova Commissione, con un mandato meno indipendente e più allineato alle posizioni ufficiali dello stato, segnala un netto irrigidimento della linea governativa sulle questioni umanitarie.

Questa transizione comporta una drastica riduzione dello spazio per il monitoraggio indipendente delle violazioni dei diritti umani, limitando la capacità della società civile di denunciare abusi e di collaborare con organismi internazionali.

Mentre le critiche internazionali al governo autoritario del Burundi continuano ad aumentare, le istituzioni nazionali che dovrebbero difendere i diritti fondamentali appaiono sempre più sotto il controllo politico, sollevando seri interrogativi sul futuro della democrazia e dei diritti umani nel paese.

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