
La scrittura come esigenza interiore. L’immagine come incipit di ogni racconto. E poi il rapporto controverso con le traduzioni. Perché, sosteneva Italo Calvino, «il passaggio di un testo letterario in un’altra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo».
Gli scambi culturali tra Italia e Tunisia, organizzati nel 2023 dall’Istituto italiano di cultura di Tunisi per celebrare i cento anni dalla nascita dello scrittore italiano, diventano ora un libro, Calvino a Tunisi, curato dall’arabista Chiara Comito.
Leggerlo consente di comprendere l’attualità delle cinque Lezioni americane che Calvino preparò, ma mai poté discutere, per un ciclo di incontri all’Università di Harvard che si sarebbe dovuto tenere nell’autunno del 1985.
Riflettendo sulla lezione sulla Visibilità, la scrittrice tunisina Azza Filali riconosce nell’immagine il «primo mattone» della narrazione calviniana, ricordando che Calvino attingeva «dalla vita quotidiana, di cui coglie un dettaglio insignificante che deforma e amplifica, donando a una scena ordinaria una dimensione fantastica».
Tra le illustrazioni estratte dalla mostra Calvino oltre il visibile e riproposte nel volume, si ergono così tre nuove città invisibili, sospese tra ombre e brezze marine: La Fiorita, La Spaventata e La Pretenziosa.
È in questo legame tra le parole scritte e quelle disegnate che può scorgersi allora l’eternità di Italo Calvino. «Un progetto», sostiene lo scrittore tunisino Shukri al-Mabkhout «che può essere applicato e replicato potenzialmente all’infinito per qualsiasi letteratura al mondo».