
Sarebbe contro la logica permettere ad un uomo di 92 anni di candidarsi ad elezioni presidenziali. Se dovesse vincere, resterebbe alla guida del paese per sette anni, quindi fino a 99 anni. Sarebbe illogico, ma non in Camerun.
A meno di quattro mesi dalle consultazioni elettorali per eleggere il nuovo capo di stato – si voterà il 5 ottobre – c’è un’ampia probabilità, anche se non ci sono ancora conferme, che Paul Biya si ripresenterà. Biya è il capo di stato più vecchio al mondo ed è al potere dal 1982. Solo Teodoro Obiang, presidente della Guinea Equatoriale dal 1979, batte il suo record.
Un potere longevo e una crisi profonda
Al potere Biya ha potuto restarci tanti anni grazie ad un emendamento costituzionale, elaborato dal suo partito nel 2008, che ha abolito il limite dei due mandati presidenziali. E ogni mandato in Camerun dura sette anni.
Ma né l’età né la salute cagionevole (negli ultimi tempi si è visto poco proprio per questo motivo) impediscono la scelta di ricandidarsi. Un segno davvero nefasto per un paese in profonda difficoltà sociale, umanitaria e sicuritaria.
Qualche giorno fa il Consiglio norvegese per i rifugiati ha segnalato nel suo rapporto annuale che in Camerun si sta vivendo la crisi più grave al mondo che riguarda i rifugiati.
A generare questo flusso di persone che cercano scampo da violenze e fame sono tre conflitti che in contemporanea interessano il paese o aree confinanti: quello con gruppi armati jihadisti nel bacino del lago Ciad; quello con motivazioni separatiste nelle regioni anglofone del nord-ovest e sud-ovest; e poi l’instabilità della Repubblica Centrafricana che genera un flusso costante di rifugiati verso est.
Ci sarebbe bisogno di aiuti umanitari, ci sarebbe bisogno di rispondere alle esigenze della popolazione, ci sarebbe bisogno di placare gli animi e utilizzare tutte le risorse possibili, non solo il denaro, per ridare fiducia alla popolazione e cominciare ad affrontare le questioni più urgenti, non con le armi ma con politiche serie e costruttive.
La sfida delle opposizioni
Invece a pochi mesi dalle elezioni si vive una situazione di stallo e l’attenzione è tutta puntata sulle candidature. L’opposizione ci riproverà ben sapendo che non sarà una battaglia facile. Il principale avversario di Biya e del suo partito di riferimento, il Movimento democratico popolare camerunense (CPDM), rimane il giurista settantunenne Maurice Kamto, presidente del Movimento per la rinascita del Camerun (CRM).
Già in passato arrestato, insieme a suoi sostenitori, e rimasto in detenzione per nove mesi, Kamto non rinuncia. Nelle presidenziali del 2018 aveva ottenuto il 14% dei voti, elezioni contestate, ormai da tempo si ritiene che le consultazioni in Camerun siano manipolate.
Uniti attorno a Kamto?
Una delle ipotesi che sta vagliando oggi l’opposizione è quella di unirsi attorno a un unico candidato per formare un blocco unico e più forte contro Biya. Un’ampia colazione dei trenta partiti di opposizione registrati in Camerun, il cui candidato potrebbe essere Kamto.
Fatto sta che, come ricorda il centro studi Africa Center, Kamto potrebbe incontrare ostacoli alla candidatura: il suo partito, che ha boicottato le ultime elezioni legislative del 2020, attualmente non ha seggi all’Assemblea nazionale e avere seggi è un prerequisito per un candidato presidenziale.
Il CPDM, che è appunto il partito di governo, sta cercando di sfruttare questa falla procedurale rinviando le elezioni legislative al 2026, quando le legislative si terrebbero contemporaneamente alle presidenziali. Ricordiamo che proprio lo scorso anno l’Assemblea nazionale votò a favore del disegno di legge per estendere il mandato dei parlamentari di un anno, fino a marzo 2026.
Pertanto, le elezioni legislative e comunali si terranno dopo le elezioni presidenziali del 2025. Una mossa che già allora i partiti dell’opposizione ritennero potesse complicare la loro possibilità di partecipare alle presidenziali di quest’anno.
Kamto può però candidarsi come indipendente, ma per farlo avrebbe bisogno di 300 firme da personalità di rilievo in tutto il paese. Intanto la polizia continua a limitare i suoi spostamenti da quando è tornato dalla Francia e proprio a causa di ciò in questi giorni la tensione è alle stelle.
Attivisti e sostenitori del suo partito nei giorni scorsi si sono riuniti a Douala ma le forze di sicurezza li hanno bloccati. Nella città Kamto avrebbe dovuto tenere un incontro presso la sede regionale del suo partito ma egli stesso attraverso un video ha fatto sapere ai suoi sostenitori di essere trattenuto nella sua residenza dalla polizia.
La battaglia per la successione e le interferenze esterne
In questa situazione c’è anche un’altra ipotesi da tenere in considerazione data l’età e le cattive condizioni di salute di Biya. Come ricorda ancora Africa Center, dietro le quinte all’interno del CPDM si sta svolgendo una nervosa battaglia per la successione.
In caso di morte o dimissioni di Biya, la Costituzione camerunense prevede che le responsabilità del capo di stato vengano trasferite al presidente del Senato, Marcel Niat Njifenji. Quest’ultimo sarebbe tenuto a indire le elezioni entro 120 giorni, ma gli sarebbe vietato candidarsi personalmente o modificare la Costituzione o la composizione del governo.
Infine, è probabile che le elezioni presidenziali in Camerun siano soggette a interferenze esterne. Afrique Media, l’emittente sponsorizzata dalla Russia che promuove narrazioni filo-russe in tutto il continente, ha sede proprio a Douala.
Le reti giornalistiche legate alla Russia hanno sempre sostenuto il mandato prolungato di Biya e il Camerun è stato uno dei principali obiettivi delle campagne russe anti-occidentali, anti-ONU e anti-democratiche.