Sviluppo economico o sviluppo bellico? - Nigrizia
Armi, Conflitti e Terrorismo
Campagna NO F-35
Economia
Un'altra difesa è possibile
Sviluppo economico o sviluppo bellico?
Italia
11 Ottobre 2019
Campagna a cura di Luciano Bertozzi
Tempo di lettura 3 minuti

Italia
Nelle prossime due settimane le commissioni bilancio e difesa dei due rami del parlamento dovranno esprimersi sulla richiesta di stanziamento di oltre 3 miliardi di euro per l’ammodernamento del parco armi dell’esercito. Fondi in gran parte provenienti dal ministero dello Sviluppo economico.

Entro il 28 ottobre le commissioni bilancio e difesa di Camera e Senato sono chiamate ad esprimersi sull’autorizzazione chiesta dal governo al parlamento per l’acquisto di nuove armi per le forze armate, con uno stanziamento di oltre 3 miliardi euro, fondi in gran parte del ministero dello Sviluppo economico e non della Difesa.

I progetti interessati sono: potenziamento ed aggiornamento della capacità di autoprotezione degli aerei da trasporto dell’aeronautica; sviluppo e potenziamento della costellazione di satelliti radar COSMO Sky Med Seconda generazione per l’osservazione della terra; acquisizione di un’unità di appoggio alle operazioni speciali, di supporto alle operazioni subacquee e per il soccorso a sommergibili sinistrati e al relativo supporto logistico decennale; sviluppo, acquisizione e supporto logistico decennale di due nuove linee di mezzi subacquei per le missioni affidate alle forze speciali della Marina; acquisizione, comprensiva del  sostegno logistico, di aerei a pilotaggio remoto per il potenziamento delle capacità di Intelligence, Surveillance and Reconaissance; sviluppo, successiva produzione e supporto logistico decennale del sistema missilistico Teseo MK2/E Evolved; acquisizione di veicoli tattici ad alta tecnologia per la mobilità  terrestre dei carabinieri e sviluppo, acquisizione e sostegno tecnico-logistico decennale dei primi due sommergibili U212.

Il primo programma è finalizzato ad una maggiore capacità di mobilità aerea, con più protezione per gli aerei stessi. Tale capacità comprende il trasporto (uomini, mezzi e materiali), l’aviolancio, il rifornimento in volo e l’evacuazione di personale. Il costo complessivo del programma è stimato in 243,5 milioni di euro, oneri suddivisi tra il 2019 ed il 2030.

Il programma COSMO può essere impiegato anche per scopi civili e vede il coinvolgimento dell’agenzia spaziale italiana (65%) e del ministero della Difesa (35%). Il costo complessivo è stimato in 212 milioni di euro, dal 2019 al 2022. E’ previsto anche l’acquisto di un’unità navale di supporto subacqueo polivalente, con compiti di ricerca e soccorso e di appoggio per incursori in sostituzione alla nave Anteo, con oneri stimati in 424 milioni di euro. Un altro programma è finalizzato a modernizzare il parco mezzi subacquei delle forze speciali della marina militare, con un costo complessivo di 90 milioni, suddivisi nel periodo 2019-2027.

Nonostante le note difficoltà economiche che caratterizzano il nostro paese, non esistono problemi per l’acquisto di nuove armi, mentre gli investimenti pubblici sono ridotti al lumicino. Del resto Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri hanno come azionista principale il ministero dell’Economia.

L’Italia si è impegnata formalmente ad aumentare le spese militari al 2% del Pil e il presidente del Consiglio ha assicurato a Washington che non ci saranno tagli per l’acquisto dei controversi aerei F-35. Si spiega anche così il sostegno di Trump al governo Conte 2. Anche la nuova presidente della Commissione europea, nel presentare le linee guida politiche del suo programma ha rilanciato le spese per la difesa, mediante il fondo apposito, che militarizzerà ancor più la ricerca a fini militari. La visione italiana e non solo, dell’industria militare è dunque sempre più orientata a farne un settore trainante della crescita economica ed occupazionale.

Sarebbe invece auspicabile che le Commissioni chiamate ad esprimersi sui predetti progetti di ammodernamento, si oppongano alle richieste dell’esecutivo, favorendo al contrario la riconversione verso produzioni civili.

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