Centrafrica: minerali nel mirino - Nigrizia
Armi, Conflitti e Terrorismo Rep. Centrafricana
Il ruolo della Russia nel conflitto
Centrafrica: minerali nel mirino
Mosca interviene direttamente per pacificare la Repubblica Centrafricana, delegando il compito ad una società paramilitare. Le autorità dicono poter contare su rinforzi militari inviati da “paesi amici”: Russia e Rwanda. Che puntano allo sfruttamento delle risorse minerarie
20 Aprile 2021
Articolo di Steve Rolf Domia (giornalista di Radio Ndeke Luka)
Tempo di lettura 4 minuti
giornalisti russi uccisi centrafrica
Orkhan Dzhemal, Alexander Rastorguyev e Kirill Radchenko, i tre giornalisti russi assassinati in Centrafrica il 30 luglio 2018, mentre indagavano sulle attività del gruppo di sicurezza privata Wagner, vicino al Cremlino

I contractor russi hanno messo piede per la prima volta in Repubblica Centrafricana (RCA) tre anni fa, esattamente all’inizio del 2018. Ufficialmente si trattava di 535 istruttori ma fonti diplomatiche, militari e dei servizi segreti, parlano invece di 1.700 mercenari russi, appartenenti alla società paramilitare Wagner, la stessa su cui indagavano i tre giornalisti russi uccisi in circostanze ancora da chiarire il 30 luglio 2018. Tre anni più tardi, il dubbio rimane sul numero e la natura degli interventi dei miliziani inviati dalla Russia.

Schierati su richiesta del governo centrafricano, gli specialisti militari russi non dovrebbero partecipare direttamente ai combattimenti, a fianco delle forze armate centrafricane (Faca). La loro missione consiste nel formare e consegnare materiale militare alle Faca. Del resto, è proprio questo che precisa la dichiarazione, del 3 agosto 2020, della portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova, in risposta a indiscrezioni della stampa centrafricana e internazionale, che denunciavano il coinvolgimento dei mercenari russi sul campo di battaglia.

Mercenari al fianco dell’esercito

Col passare del tempo, le informazioni sono cambiate. Parecchi rapporti sono stati stilati per cercare di capire la presenza russa in Centrafrica. Queste diverse relazioni rivelano come la società militare privata Wagner – che ha partecipato alla guerra di Donbass in Ucraina, al conflitto siriano e alla crisi libica – sia effettivamente operativa sul suolo centrafricano. Lo si deduce facilmente, secondo gli investigatori dell’Onu, dalla lingua parlata dai militari, dalla loro fisionomia, dal loro modo di operare sul terreno e da certe indiscrezioni di alcuni soldati, che avrebbero rivelato la loro identità.

Dopo il fallimento dell’attacco da parte delle milizie della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc) sulla capitale Bangui dello scorso 13 gennaio, i mercenari russi non nascondono più la natura della loro missione nel paese. Risulta evidente a tutti come sostengano le Faca, oramai in pessime condizioni, a riprendere il controllo dei territori ancora occupati dai miliziani provenienti dall’ex-ribellione Seleka e dalle milizie anti-balaka, e riuniti nella Cpc, il cui obiettivo era quello di rovesciare il regime. Una parte di questi contractor garantisce ancora oggi la sicurezza del presidente Faustin-Archange Touadéra e del primo ministro Firmin Ngrébada.

La presenza dei soldati e mercenari russi è cresciuta in Centrafrica in questi ultimi mesi a causa dell’insicurezza generalizzata, con rinforzi da Mosca in arrivo ogni settimana. Si tratta di aerei carichi di uomini e materiale militare. Alcuni osservatori nazionali, internazionali e attori della società civile ben informati, sospettano si tratti di uomini della Wagner reduci da Libia e Siria.

Occorre ricordare che la Repubblica Centrafrica è sotto embargo parziale sulle armi. La risoluzione dell’Onu prevede che il comitato delle sanzioni debba essere interpellato prima dell’invio di rinforzi militari. Cosa che, secondo nostre informazioni, non è stato fatto con i mercenari di Mosca.

Inoltre, lo scorso 31 marzo, gli esperti dell’Onu hanno annunciato di aver identificato degli attori russi come autori di ostilità e di gravi violazioni dei diritti dell’uomo nella città e luoghi riconquistati. Il rapporto parla di esecuzioni sommarie massive, detenzioni arbitrarie, atti di tortura durante gli interrogatori, sparizioni forzate, spostamenti forzati della popolazione civile, violazioni del diritto alla salute e attacchi crescenti contro organizzazioni umanitarie.

Risorse minerarie nel mirino

Se, ufficialmente, l’accordo militare con la Russia mira a rinforzare l’esercito nazionale – tutt’oggi in grande difficoltà in un paese in cui da otto anni i gruppi ribelli rappresentano una minaccia permanente – in maniera informale Mosca sta mettendo le mani sulle ricchezze non ancora completamente sfruttate della RCA: diamanti, uranio, oro e legname.

In effetti, sulla scia della firma dell’accordo militare, sembrerebbe che siano state rilasciate delle concessioni minerarie. Nella prefettura della Lobaye, nella prefettura di Ouaka, in modo particolare nella città di Ndassima, la presenza delle società minerarie russe specializzate nell’estrazione delle pietre preziose è accertata.

Si tratta di aziende come la Sewa Security Services, una società di sicurezza privata russa, e della Lobaye Invest Sarlu, una società russa di ricerche minerarie, registrata in Centrafrica dal 2017 e che opera nella sottoprefettura di Boda, occupandosi anche della politica di estrazione delle risorse minerarie centrafricane nella località di Ndassima e, più in generale, nella prefettura di Ouaka dove, secondo fonti diplomatiche ben informate, operano anche membri della Wagner.

Secondo alcune indiscrezioni, ad oggi la Russia reclama dal governo centrafricano 127 miliardi di franchi CFA (quasi 200 milioni di euro) per i suoi sforzi militari contro i gruppi armati. Se la notizia fosse comprovata, allora è facile intuire anche in che modo il governo centrafricano potrà appianare in debito.

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