
Cieli d’Europa off limits per le compagnie aeree di 13 Stati africani in quanto non in linea con gli standard internazionali sulla sicurezza del trasporto aereo definiti dall’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale (ICAO) e osservati dall’Agenzia dell’Unione Europea per la sicurezza aerea (EASA).
Lo ha stabilito lo scorso 13 dicembre la Commissione europea aggiornando l’Air Safety List, nota anche come EU Flight Blacklist. In totale sono 129 le compagnie aree presenti sulla lista per un totale di 25 Stati coinvolti.
Il primato negativo va alla Russia con ventidue compagnie impossibilitate ad accedere allo spazio aereo dei paesi membri dell’UE.
I paesi e le compagnie africane nella black list
Tra i 13 paesi africani inseriti nell’elenco figura in cima la Repubblica democratica del Congo con ben 13 compagnie segnalate: AB Business, Air Fast Congo, Air Kasai, Air Katanga, Busy Bee Congo, Compagnie Africaine d’Aviation CAA, Congo Airways, Goma Express, Kin Avia, Malu Aviation, Serve Air Cargo, Swala Aviation e Tracep Congo Aviation.
Al secondo posto c’è il Sudan con 12: Alfa Ainlines SD, Badr Airlines, Blue Bird Aviation, Eldinder Aviation, Green Flag Aviation, Helejetic Air, Kata Air Transport, Kush Aviation Co, Nova Airways, Sudan Airways Co, Sun Air, Tarco Air.
In terza posizione la Libia con 10: Afriqiyah Airways, Air Libya, Al Maha Aviation, Berniq Airways, Buraq Air, Global Air Transport, Hala Airlines, Libyan Airlines, Libyan Wings Airlines, Petro Air.
Quarto posto per Angola con 7 (Aerojet, Bestflya Aircraft Management, Guicango, Air Jet, Heliang, SJL, Sonair), quinto per Repubblica del Congo con 5 (Canadian Airways Congo, Equaflight Services, Equajet, Trans Air Congo, Société Nouvelle Air Congo).
Poi con 2 Eritrea (Eritrean Airlines, Nasair Eritrea) e Guinea Equatoriale (Ceiba Intercontinental, Cronos Airlines), e con una Tanzania (Air Tanzania), Zimbabwe (Air Zimbabwe), Gibuti (Daallo Airlines) e Sao Tomé-e-Principe (STP Airways).
Nell’elenco compaiono anche Liberia e Sierra Leone dove, segnala il documento dell’UE, lo stop è in vigore per tutti i vettori aerei certificati dalle autorità dei due paesi.
Il peso dei conflitti e il dislivello tra regioni
Tante compagnie africane continuano dunque a fare fatica nel mettersi in linea con i protocolli di sicurezza riconosciuti a livello internazionale, pagando una supervisione mediamente inadeguata da parte delle autorità nazionali dell’aviazione civile.
È un limite che tarpa letteralmente le ali a milioni di africani, la maggior parte dei quali se viaggia in aereo non prende voli intra-africani.
Secondo una stima della IATA (Africa dell’International Air Transport Association) riportata nel dicembre scorso da Ecofin Agency, dei 176 milioni di passeggeri africani previsti per il 2024 dall’African Airlines Association (AFRAA) solo l’8%, dunque circa 14 milioni di persone, si è mosso all’interno del continente.
Seppur non direttamente, è poi ovvio che su una buona parte di queste esclusioni siano determinati anche i contesti di insicurezza cronica di molti degli Stati inseriti nella black list europea, a cominciare dalla Libia, ostaggio di una guerra civile dalla caduta di Gheddafi e dal Sudan dove si combatte ininterrottamente dall’aprile del 2023.
La lista stilata dall’UE conferma poi il netto dislivello tra i paesi tradizionalmente più avanzati nel settore (in primis quelli del Maghreb con in testa l’Egitto, il Sudafrica e la Nigeria che punta a diventare un hub regionale dell’Africa occidentale nei prossimi anni) e il resto del continente.
I casi di Congo Airways, Air Tanzania e Air Senegal
Un caso particolare è quello è quello di Congo Airways. Fondata nel 2015, la compagnia ha impiegato poco tempo per accaparrarsi un’importante fetta del mercato del trasporto aereo civile nella Repubblica democratica del Congo, arrivando a trasportare nel 2017 350mila passeggeri e fatturando quell’anno 77 milioni di dollari come riportato da Jeune Afrique.
Dall’anno della sua entrata in attività la compagnia è però sempre stata inserita nella black list dell’UE. Una bocciatura d’altronde quasi scontata in un paese in cui gli incidenti aerei sono all’ordine del giorno, con 23 morti lo scorso agosto nella sola regione di Goma.
Da registrare è poi l’inserimento nella l’Air Safety List di Air Tanzania, cui non è stata riconosciuta neanche la possibilità di transitare per i cieli d’Europa dietro l’autorizzazione di un operatore di un paese terzo (TCO, Third Country Operator Authorization).
Per la compagnia è un duro colpo da assorbire. Air Tanzania, che ha base a Dar es Salaam e usa come hub il Julius Nyerere International Airport, punta infatti da tempo a crescere quantomeno a livello continentale, come dimostra l’inaugurazione a fine novembre di un nuovo volo diretto per Johannesburg.
Per raggiungere questo obiettivo “The Wings of Kilimanjaro”, questo il suo soprannome, ha implementato il proprio parco velivoli acquistando dei Boeing 787 Dreamliner e degli Airbus A220.
A Dar es Salam si dicono certi che questa bocciatura è solo un incidente di percorso e che le prossime visite degli esperti UE permetteranno alla compagnia di superare le verifiche e tornare a solcare i cieli d’Europa.
Salva per il momento Air Senegal, uscita da un 2024 complesso. Nel maggio scorso un Boeing 737-300 noleggiato dalla compagnia, in partenza da Dakar e diretto a Bamako, è uscito dalla pista in fase di decollo provocando diversi feriti.
A settembre è stata poi annunciata la sospensione di sette rotte internazionali verso New York, Milano, Libreville, Douala (Camerun), Barcellona, Marsiglia e Lione.