
Battono sul tempo la politica, Caritas e Migrantes Sicilia, e rilanciano: riflettere sull’esito referendario legato alla cittadinanza e ripartire. Perché la questione cittadinanza «non è solo un dato giuridico», ma «è una condizione di riconoscimento, appartenenza e partecipazione» che tocca da vicino «decine di migliaia di giovani che, pur nati o cresciuti in Italia, pur condividendo lingua, cultura e quotidianità con i loro coetanei italiani, rimangono ‘stranieri’ nei documenti».
Parte dalla Sicilia l’appello. Con una lettera condivisa dai vescovi delegati per le migrazioni. Con a capo monsignor Corrado Lorefice, il vescovo di Palermo che tanto si spende su queste tematiche e quello di Messina, Giovanni Accolla.
«Come Caritas e Migrantes di Sicilia, sentiamo la responsabilità di riportare al centro del dibattito pubblico il tema delle cosiddette seconde generazioni, non con finalità politiche, ma attraverso un impegno educativo e culturale, in linea con la missione della Chiesa di promuovere l’inclusione e la dignità di ogni persona», scrivono.
Avendo ben in mente quale sia la realtà sicula, soprattutto scolastica, i due vescovi propongono di «rilanciare il dibattito pubblico su queste tematiche, partendo proprio dalle scuole e dalle classi, che riteniamo veri e propri laboratori di inclusione».
«La novità del nostro tempo – concludono – è che sono proprio le seconde generazioni a chiedere con voce propria il riconoscimento della cittadinanza e non più solo le associazioni del terzo settore. È una spinta dal basso che non può più essere ignorata».