Congo: confermati gli abusi denunciati da Survival contro i baka
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L’organizzazione African Parks, che gestisce il parco nazionale di Odzala-Kokoua, ammette ci siano state violenze contro la popolazione nativa, ma non rende pubblici i dettagli di un’inchiesta interna
Congo: confermati gli abusi denunciati da Survival contro i baka
Survival International denuncia: “African Parks continua ad applicare un modello di conservazione razzista e coloniale che espelle i popoli indigeni dalla loro terra, mentre degli esterni ne prendono il controllo”
15 Maggio 2025
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
Tempo di lettura 4 minuti
Baka della comunità di Makouagonda, sfrattata dalle sue terre ancestrali, inserite nel parco nazionale di Odzala-Kokoua. Oggi vivono ai bordi di una strada (Credit: © Survival International)

L’anno scorso, in gennaio, Survival International ha rilanciato i risultati di un’inchiesta condotta e pubblicata dal giornale britannico Daily Mail, o meglio dalla sua edizione della domenica, The Mail of Sunday, da cui risultava che nel parco nazionale di Odzala-Kokoua, nella Repubblica del Congo si verificavano  frequenti e gravissimi abusi contro la popolazione locale, i baka. Le stesse che Survival monitorava e denunciava da anni.  

Il parco, come una ventina di altri nell’Africa subsahariana, è sostenuto e gestito da African Parks, un’organizzazione non governativa conosciuta internazionalmente, che vanta un ventaglio di importanti donatori – tra i quali si conta anche l’Unione Europea – e soprattutto fondatori e soci. Tra di loro il principe Harry che, dopo esserne stato presidente, siede ora nel consiglio di amministrazione.

I maggiori accusati delle violenze sulla popolazione nativa erano le guardie del parco, assunte e pagate da African Parks con fondi di donatori internazionali.

L’inchiesta giornalistica e la denuncia di Survival International avevano raccolto numerose testimonianze e messo in luce diversi punti critici – Nigrizia ne ha parlato nell’articolo: Survival: contro i baka del Congo in atto un «genocidio verde» – che avevano allarmato l’opinione pubblica britannica – il Daily Mail è un quotidiano tra i più diffusi nel paese – tanto che l’organizzazione si era vista “costretta” a commissionare un’indagine conoscitiva ad un prestigioso studio legale, l’Omnia Strategy, specializzato nella difesa dei diritti umani, di cui è titolare Cherie Blair, moglie dell’ex primo ministro britannico Tony Blair.

Il lavoro del gruppo di avvocati incaricati di investigare le accuse è stato recentemente completato e, secondo le dichiarazioni di Caroline Pearce, direttrice generale di Survival, riportate nel comunicato stampa dell’organizzazione, “l’indagine di Omnia ha confermato che si sono verificati molteplici abusi contro il popolo baka”.

I dettagli però non sono noti perché African Parks non ha diffuso il rapporto del team investigativo, ma solo una lunga e articolata risposta al documento, datata 8 maggio. Una sorta di “excusatio non petita” che, come dicevano gli antichi romani, fa pensare che le accuse siano state abbondantemente provate.

Anche l’Omnia Startegy ha pubblicato un documento in cui afferma: “La nostra indagine è ormai conclusa. Questa dichiarazione non riguarda i risultati della nostra indagine né alcun consiglio o raccomandazione che abbiamo fornito a African Parks”.  Infatti si limita ad illustrare la metodologia con cui ha condotto le ricerche, si prodiga in ringraziamenti a quanti le hanno facilitate, e dice pochissimo altro.

Sarebbe interessante capire le motivazioni che hanno consigliato di rendere pubblico un tale scritto che non chiarisce neppure uno dei punti in discussione.

Nel suo testo African Parks fa riferimento al rapporto di Omnia Strategy, riconosce che ci sono stati abusi “in alcuni incidenti” e se ne rammarica vivamente. Tuttavia elenca numerosi provvedimenti già in atto che avrebbero dovuto garantire una gestione del parco rispettosa dei diritti della popolazione nativa. Si dice comunque interessata a raccogliere i suggerimenti emersi dall’inchiesta. Impegno di cui è lecito dubitare dal momento che in precedenza nulla è stato fatto a fronte di analoghe denunce, dice Survival International.

Concludendo il suo comunicato stampa, l’organizzazione osserva che le cause degli abusi che si sono verificati nel parco nazionale di Odzala-Kokoua (così come in quelli gestiti da molte altre organizzazioni ambientaliste occidentali, ndr) sta nel quadro di riferimento ideologico.

“La radice del problema – che l’indagine non ha affrontato – è che African Parks continua ad applicare un modello di conservazione razzista e coloniale che espelle i popoli indigeni dalla loro terra, mentre degli esterni ne prendono il controllo. Finché questo meccanismo non cesserà, i baka continueranno a subire abusi e a vedersi distruggere i mezzi di sussistenza”.

“I baka – scrive ancora Survival – sono i migliori custodi delle loro foreste”. Perciò “governi, fondazioni e celebrità come il principe Harry dovrebbero prendere subito le distanze da African Parks e porre fine alla loro complicità in questi crimini”.

La metodologia di gestione di African Parks è descritta anche nel libro “Cattivi custodi. Storia e affari di un ambizioso club di benefattori bianchi in Africa”, del giornalista e scrittore olandese Olivier Van Beemen, pubblicato in Italia da ADD Editore, in libreria da pochi giorni e consultabile anche in versione digitale.

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