Crimini informatici in costante aumento in Africa - Nigrizia
Economia Tecnologia
L’ultimo rapporto dell’Interpol registra una continua crescita di questi reati e un uso di sistemi sempre più sofisticati
Crimini informatici in costante aumento in Africa
Le organizzazioni dedite al cybercrime si rivelano sempre più strutturate e avanzate, a fronte di sistemi di contrasto deboli e obsoleti. Dal continente la richiesta di maggiorni investimenti nel settore
30 Giugno 2025
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 4 minuti

Oltre il 30% di tutti i reati denunciati in Africa occidentale e orientale è rappresentato dalla criminalità informatica. Ma anche le altre regioni del continente non sono immuni. È quanto emerge dal Rapporto 2025 dell’Interpol, l’organizzazione internazionale di polizia criminale.

Truffe online, ransomware, compromissione delle email aziendali e sextortion digitale sono le minacce informatiche più segnalate. E il numero dei reati continua a crescere nonostante alcuni successi ottenuti negli ultimi tempi. Come le operazioni Serengeti e Red Card, che hanno portato complessivamente a oltre 1.000 arresti e allo smantellamento di molte reti criminali.

I paesi più colpiti sono naturalmente quelli in cui Internet è carente della necessaria protezione ma anche quelli dove le organizzazioni del cybercrime sono più strutturate. Nel 2024 ad aver subito i maggiori attacchi sono il Kenya, Zimbabwe, Angola, Ghana, Nigeria, Uganda, Mozambico, Etiopia, Sudafrica.

Ransomware, sextortion e phishing gli attacchi più frequenti

In particolare sono aumentati gli attacchi ransomware aziendali. Questo malware blocca l’accesso al computer o ai file crittografandoli. Alle vittime viene poi chiesto di pagare un riscatto per riottenere l’accesso. Oltretutto anche l’uso dell’intelligenza artificiale può contribuire a sviluppare le frodi.

Secondo il report, quasi 18mila attacchi informatici o tentativi di attacco sono stati rilevati in Sudafrica e più di 12mila in Kenya, due economie considerate “altamente digitalizzate”. Ad essere presi di mira sono stati anche l’Autorità delle strade urbane del Kenya e l’Ufficio nazionale di statistica della Nigeria.

Si sta inoltre diffondendo la sextortion digitale, che consiste nel ricattare persone delle quali immagini sessualmente esplicite sono nelle mani dell’estorsore che minaccia di pubblicarle. Immagini che possono essere autentiche – condivise volontariamente o ottenute con coercizione o inganno – oppure generate dall’intelligenza artificiale. Il 60% dei paesi africani ha segnalato un aumento di tale crimine.

Particolarmente segnalato in Africa è poi il phishing che consiste nell’entrare in possesso in modo fraudolento di informazioni personali, come password, numeri di carte di credito o dati bancari. Un’attività questa che in alcuni casi va ad alimentare grosse organizzazioni criminali, come la nigeriana Black Axe, la più nota organizzazione criminale transnazionale.

Attacchi sempre più evoluti

La questione è che i criminali informatici sembrano essere più avanti, attrezzati e capaci rispetto ai sistemi di contrasto. Le modalità di truffe e altri crimini online cambiano e si evolvono e se ieri poteva forse bastare una mail o un messaggio su facebook per catturare le vittime, oggi i sistemi sono più complessi e sofisticati. Ma spesso chi dovrebbe vigilare e agire non è sufficientemente preparato.

Sistemi di contrasto inadeguati

Secondo le forze dell’ordine africane, la criminalità informatica continua a superare i sistemi legali progettati per contrastarla. Il 75% dei paesi coinvolti nell’indagine ha affermato che i propri quadri giuridici e la capacità di perseguire i reati necessitano di miglioramenti.

Allo stesso tempo, hanno anche segnalato difficoltà nell’applicazione delle leggi vigenti in materia, con il 95% che ha segnalato una formazione inadeguata, risorse limitate e la mancanza di accesso a strumenti specializzati.

Risulta, dunque, che nonostante l’aumento del carico di lavoro, la maggior parte dei paesi non dispone ancora di infrastrutture essenziali per combattere la criminalità informatica.

Solo il 30% dei paesi ha dichiarato di disporre di un sistema di segnalazione degli incidenti, il 29% di un archivio di prove digitali e il 19% di un database di intelligence sulle minacce informatiche.

E poi c’è la necessità di cooperazione internazionale per questo tipo di reati che certo non rimane entro confini specifici ma si espande da e in luoghi diversi, creando vere e proprie reti intrecciate spesso difficili da districare anche per esperti che lavorano da tempo in questo campo. A questo proposito l’86% dei paesi africani ha affermato che la propria capacità di cooperazione internazionale necessita di miglioramenti.

Trasformazione digitale e vulnerabilità

Insomma, da un lato la rapida trasformazione digitale dell’Africa ha aumentato significativamente la connettività e ha favorito l’adozione diffusa di tecnologie come il mobile banking, l’e-commerce e il cloud computing, promuovendo la crescita economica e l’innovazione, dall’altro questa espansione ha introdotto sfide per la sicurezza informatica, poiché le infrastrutture digitali sono diventate obiettivi sempre più attraenti per gli autori di cybercrime.

Con oltre 500 milioni di utenti Internet nella regione, molti paesi non dispongono ancora di adeguate misure di sicurezza informatica, lasciando aziende e individui vulnerabili agli attacchi.

Come si legge nel documento: molti paesi del continente si trovano ad affrontare sfide come quadri giuridici ancora in fase di definizione, investimenti limitati nella sicurezza informatica e lacune nell’alfabetizzazione digitale, che aggravano ulteriormente questi rischi.

L’uso diffuso degli smartphone ha reso inoltre le piattaforme mobili un obiettivo primario per i criminali informatici, in particolare nelle regioni con un’elevata adozione del mobile banking.

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