La Francia richiama l'ambasciatore in Algeria ed espelle 12 diplomatici
Algeria Politica e Società
La diplomazia delle rappresaglie
Crisi Francia-Algeria: Macron annuncia il richiamo dell’ambasciatore e l’espulsione di 12 diplomatici
L’iniziativa di Parigi in risposta a una mossa simile da parte di Algeri. La crisi, precipitata dopo l'arresto di un funzionario consolare algerino in Francia, segna un nuovo punto critico nelle già tese relazioni bilaterali con ripercussioni anche sul piano economico
16 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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macron tebboune
Emmanuel Macron e Abdelmadjid Tebboune (Credit: Afrik)

La crisi diplomatica tra Francia e Algeria ha raggiunto un nuovo punto critico con la decisione del presidente francese Emmanuel Macron di richiamare “per consultazioni” l’ambasciatore francese ad Algeri, Stéphane Romatet, e di espellere 12 agenti della rete consolare e diplomatica algerina in Francia.

Questa mossa, annunciata martedì 15 aprile, rappresenta una risposta diretta e simmetrica all’espulsione di 12 funzionari francesi ordinata domenica dalle autorità algerine.

L’Eliseo ha definito la decisione algerina «ingiustificata e incomprensibile», sottolineando con fermezza che «le autorità algerine si assumono la responsabilità di un brusco deterioramento delle nostre relazioni bilaterali».

Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha spiegato il richiamo dell’ambasciatore come «una misura di protesta» che vedrà il diplomatico tornare a Parigi «nei prossimi giorni, entro 48 ore». Dal canto suo, il ministro degli Interni Bruno Retailleau ha ritenuto la decisione «del tutto appropriata», aggiungendo provocatoriamente che «la Francia non può essere un parco giochi per i servizi algerini».

L’impatto sul settore economico

Le conseguenze della crisi diplomatica si sono rapidamente estese al settore economico. Il Consiglio per il rinnovamento economico algerino (CREA), l’equivalente della Confindustria locale, ha annunciato l’annullamento della visita prevista in Francia per maggio, dove avrebbe dovuto incontrare il Movimento imprenditoriale francese (MEDEF).

Questa cancellazione, secondo quanto dichiarato dall’organizzazione, è una risposta diretta alla decisione delle autorità francesi di sconsigliare «fortemente a un dirigente di una compagnia francese di trasporto marittimo di recarsi in Algeria per realizzare un progetto di investimento».

La CREA ha denunciato questa posizione come «paradossale», evidenziando come le stesse autorità francesi, che lamentano la scarsa partecipazione delle aziende francesi alle gare d’appalto in Algeria, stiano adottando misure che ostacolano le iniziative di investimento privato.

Le origini dell’ultima crisi diplomatica

All’origine di questa nuova fase di tensione c’è l’arresto in Francia e la successiva detenzione di un funzionario consolare algerino, accusato di essere coinvolto nel rapimento dell’influencer Amir Boukhors, noto come “Amir DZ”. Secondo la procura nazionale antiterrorismo francese, tre uomini, tra cui il funzionario consolare, sono stati accusati di sequestro di persona e associazione a delinquere in relazione a un’organizzazione terroristica.

Chi è Amir Boukhors? Si tratta di un influencer algerino con status di rifugiato politico in Francia, seguito da oltre 242mila iscritti su X (ex Twitter) e 152mila su Instagram.

Mentre il ministero degli Esteri algerino lo definisce un «teppista» con commenti “anti-algerini” e lo accusa di legami con «attività terroristiche», la Francia continua a proteggerlo, avendo respinto nove richieste di estradizione presentate da Algeri tra il 2015 e il 2019.

Il rapimento è avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 2023, quando Boukhors è stato sequestrato nei pressi della sua abitazione a Val-de-Marne, ammanettato e tenuto prigioniero da rapitori che indossavano falsi braccialetti della polizia, per poi essere rilasciato 27 ore dopo.

L’indagine giudiziaria per identificare i mandanti è ancora in corso.

Un contesto di tensioni preesistenti

Questa crisi si inserisce in un contesto di relazioni già deteriorate. Le tensioni tra i due paesi erano esplose nell’estate del 2024, quando Parigi aveva riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, provocando il ritiro dell’ambasciatore algerino dalla Francia e l’annullamento di un viaggio del presidente Tebboune a Parigi.

La situazione è stata ulteriormente complicata dall’incarcerazione dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal e dall’espulsione di migranti irregolari, tra cui l’influencer algerino Doualemn. Questi casi hanno provocato reazioni energiche da parte di diversi ministri francesi, arrivando fino alla limitazione dell’accesso al territorio francese per alcuni funzionari algerini.

Un timido tentativo di normalizzazione era stato avviato a fine marzo con una telefonata tra Macron e Tebboune, seguita dalla visita del ministro francese degli esteri ad Algeri il 6 aprile, che sembrava segnare «una nuova fase nelle relazioni tra pari».

Tuttavia, l’arresto del funzionario consolare algerino ha fatto precipitare nuovamente la situazione.

L’appello delle figlie di Sansal

Nel mezzo di questa crisi diplomatica, le figlie di Boualem Sansal, condannato a cinque anni di carcere in Algeria, hanno lanciato un accorato appello al presidente Macron. In una lettera pubblicata sul sito web del Figaro, Nawal e Sabeha Sansal hanno chiesto l’intervento del presidente francese per ottenere la liberazione del padre, descrivendo questa richiesta come «un ultimo slancio di speranza».

«Mentre le tensioni tra Francia e Algeria si intrecciano in giochi diplomatici che sfuggono al nostro controllo, nostro padre resta lì, ostaggio di una disputa che non lo riguarda», hanno scritto le due donne, sottolineando la delicata condizione di salute del padre 80enne.

Il ministro degli Esteri Barrot ha risposto pubblicamente all’appello, assicurando che la Francia «non rinuncerà ai suoi sforzi finché non sarà liberato».

La crisi diplomatica tra Francia e Algeria, lungi dall’esaurirsi, sembra destinata a protrarsi, con ripercussioni non solo sul piano politico ma anche su quello economico e umano, come dimostra il caso di Sansal.

In un contesto di rapporti già fragili tra i due paesi, risulta sempre più difficile individuare una via d’uscita in tempi brevi che possa soddisfare entrambe le parti e ripristinare un dialogo costruttivo.

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