Dazi USA: l’Africa rafforzi la cooperazione Sud-Sud - Nigrizia
Economia Lesotho
Cresce il numero di esperti che sostengono come sia indispensabile per gli africani incrementare l'autosufficienza economica, rafforzando i commerci intercontinentali e con il Sud globale
Dazi USA: l’Africa rafforzi la cooperazione Sud-Sud
23 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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«Le misure tariffarie e i dazi doganali adottati di recente dal presidente USA Donald Trump hanno un impatto devastante sul Sud del mondo e stanno destabilizzando l’ordine internazionale e la coesistenza pacifica. I paesi del Sud globale, e in particolare l’Africa, devono giocoforza svegliarsi».

È quanto ha dichiarato all’agenzia Xinuha Nkolo Foe, ex professore presso l’Università di Yaoundé I, ribadendo l’urgenza di stabilire una miglior cooperazione commerciale Sud-Sud. Numerosi analisti sostengono, peraltro, che la sospensione dei dazi per 90 giorni decisa il 9 aprile dall’ondivago Trump sia solo temporanea, piuttosto che rappresentare una completa inversione di tendenza su quanto stabilito.

I dazi, se confermati dopo i prossimi tre mesi, colpirebbero un grande numero di paesi, e sarebbero devastanti per varie economie di quelli africani.

Le misure decise a inizio aprile imporrebbero infatti tra le altre, tariffe del 50% sulle merci dal Lesotho, del 47% dal Madagascar, del 40% da Mauritius e del 37% dal Botswana.

Il Lesotho, in particolare, un piccolo paese montuoso di circa due milioni di abitanti, il cui governo ha espresso indignazione allorché Trump affermò che nessuno sa che esista, con il 50% di tariffe decise dagli USA vedrebbe distrutto il suo maggiore settore produttivo: tessile e abbigliamento.

Se le fabbriche del tessile dovessero chiudere – secondo Thabo Qhesi, analista indipendente operante a Maseru, capitale del Lesotho – oltre ai lavoratori salariati verrebbero colpiti i commercianti al dettaglio che vendono cibo e beni di prima necessità, oltre ai proprietari di immobili residenziali che affittano case agli impiegati e agli operai. L’intero settore industriale, pertanto, rischierebbe di crollare.

Cresce quindi il numero di esperti che sostengono come soprattutto in Africa sia indispensabile incrementare l’autosufficienza economica e rafforzare la cooperazione intercontinentale, così da contrastare il crescente protezionismo e unilateralismo degli Stati Uniti.

Tanto più che si prospetta il rischio che anche l’African Growth and Opportunity Act (AGOA) – il patto commerciale varato nel 2000 tra il governo USA e l’Africa, in scadenza a settembre, possa essere del tutto cancellato.

L’AGOA, che per anni ha offerto a oltre 30 paesi africani un accesso preferenziale, esente cioè da dazi sul mercato statunitense, ha giocato un ruolo chiave nel sostenere la crescita trainata dalle esportazioni in tutto il continente.

L’economista camerunense ed ex vicepresidente della Banca Africana di Sviluppo, Celestin Monga, ha spiegato che la guerra commerciale e il protezionismo americano rappresenta una grande sfida per le economie africane, che dipendono fortemente dalle esportazioni come fonte primaria di reddito e di valuta estera.

Tra l’altro, secondo lo stesso Monga, l’eventuale rallentamento economico causato dalla chiusura dei mercati si tradurrebbe in una notevole riduzione della domanda di petrolio e di altre materie prime, con un conseguente calo dei prezzi del greggio e di altri prodotti africani non trasformati.

L’economista ha infine suggerito come soluzione la creazione da parte dei paesi africani di banche nazionali di sviluppo nonché la mobilitazione di finanziamenti pubblici, privati ​​e istituzionali per sviluppare parchi industriali incentrati sulla produzione e la trasformazione dei beni a livello locale.

Una seconda economista camerunese, Michelle Ekila, ha sottolineato l’importanza di diversificare i mercati di esportazione: «Esplorare accordi commerciali con altre regioni, come l’Unione Europea o l’Asia, potrebbe compensare le perdite derivanti dai nuovi dazi», ha dichiarato Ekila, e risponderebbe alle urgenze di mercati emergenti desiderosi di prodotti “made in Africa” ​​in grado di soddisfare gli standard internazionali.

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