
Questo articolo è uscito nel numero di Nigrizia di maggio 2025.
Carissimo p. Alex,
sono nato mentre in Palestina si combatteva, nel silenzio della comunità internazionale; probabilmente morirò senza vedere la fine di questa assurda guerra, assurda come tutte le guerre. Come mai nella liturgia domenicale della santa messa, tante/troppe volte, la prima lettura tratta dall’Antico testamento è sul popolo ebraico che rivendica e combatte per terre che prima di loro erano abitate da popoli che vi risiedevano da molto tempo? Che senso e che valore hanno queste letture alla luce della venuta di Cristo e del Nuovo testamento? Non potrebbe essere il caso di rivederle? Grazie. Con amicizia. Giuliano.
Caro Giuliano, grazie per questa lettera che mette l’accento sulla grande ipocrisia occidentale sul conflitto in Palestina. Quando sei nato dici, già si combatteva in questa regione nel silenzio della comunità internazionale. Hai ben ragione a protestare contro il silenzio del mondo e soprattutto dell’Occidente davanti lo sterminio del popolo palestinese. Trovo anche io gravissimo il mutismo dei potenti nei confronti del governo israeliano, che da oltre 60 anni ha imposto ai palestinesi un regime coloniale di apartheid.
Come avvenne in Sudafrica, dove i cittadini neri vennero chiusi nei bantustan, ma anche in America settentrionale, con i nativi relegati nelle riserve. Adesso Israele porta avanti una guerra spaventosa contro i palestinesi a Gaza come in Cisgiordania. Una guerra coloniale dove a pagare sono donne e bambini. infatti di oltre 51mila persone morte a Gaza, almeno 18mila sono bambini.
Il vergognoso comportamento dell’Occidente è sotto gli occhi di tutti: tacciono i governi, i partiti, le Chiese – a eccezione di papa Francesco, che ogni giorno continuava a gridare e a telefonare alla parrocchia di Gaza. L’Occidente non solo è muto ma anche è connivente: appoggia il governo criminale del premier Benjamin Netanyahu con le sue armi, si parla di miliardi e miliardi di materiale bellico fornito da Usa e Ue all’esercito di Tel Aviv. Siamo davanti a una nuova nakba, un nuovo annientamento del popolo palestinese.
E hai ragione anche a porre la domanda sulle numerose letture della santa messa che sono prese dall’Antico Testamento. Letture dove si parla di un popolo ebraico che rivendica e combatte per una terra che prima di lui era stata abitata a lungo da altre genti. Pensando alla figura di Gesù, che rifiutò la guerra e la violenza, viene da pensare che questi testi non possono essere parola di Dio.
Per spiegarmi preferisco usare le parole del teologo palestinese Mitri Raheb, autore del fondamentale testo Decolonizing Palestine: The Land, The People, The Bible (Decolonizzare la Palestina: la terra, il popolo, la Bibbia). «Questi testi – affermava Raheb in riferimento alle sacre Scritture – sono stati ripetutamente usati come giustificazione per l’accaparramento di terra e la colonizzazione in Palestina e altrove. La Bibbia è stata usata come arma per colonizzare dal 16esimo secolo in poi».
E ancora: «Focalizzarsi sulla Bibbia senza considerare o riconoscere le molte maniere con cui questi testo è stato usati per giustificare le storie e le conquiste coloniale, riflette e implicitamente rafforza lo stesso progetto coloniale». Il teologo aggiunge: «Rimane incomprensibile per me che l’occupazione della terra palestinese possa essere vista come storia biblica o della saggezza. È preoccupante che teologi ignorino come l’ideologia biblica venga usata come pretesa politica con grosse conseguenze coloniali».
Quanto afferma Raheb fa luce su questioni gravissime. Tu, Giuliano, proponi di rivedere letture dell’antico Testamento, ma non si possono cambiare i testi biblici ebraici. Vanno però letti alla luce del vangelo, che costituisce un’autentica rivoluzione. Il grande pericolo oggi in tutte le religioni mondiali, è che venga fatta una lettura fondamentalista dei testi sacri. Ne è un esempio clamoroso proprio il governo di Netanyahu.