Il voto del 7 dicembre sarà fondamentale per il Ghana. Il paese è un modello di stabilità per la travagliata Africa occidentale. Al punto che dal ritorno al multipartitismo avvenuto nel 1992 non solo alcun presidente, ma neanche alcun partito è riuscito a rimanere al potere più di due mandati. Questo record, principale cartina tornasole del funzionamento di una democrazia secondo i parametri occidentali, rischia di essere messo a repentaglio dal voto.
A cambiare quest’anno è soprattutto il peso crescente nel nord del paese del candidato di governo, l’attuale vice presidente Bawumia. Le regioni settentrionali sono tradizionalmente roccaforte dell’ex presidente Mahama, che corre nuovamente dopo due sconfitte di fila alle ultime consultazioni e che è l’avversario più credibile del rappresentante della maggioranza.
Ma al Ghana è bene guardare anche per altre ragioni.
Per il paese passano i paralleli di due grandi crisi che affliggono l’Africa: la dipendenza dalle materie prime come l’oro, la cui estrazione sregolata è stata al centro di settimane di proteste. E poi la trappola del debito, su cui Accra ha fatto default nel 2022. Come il Ghana voterà in questo contesto, ci dirà qualcosa in più delle prospettive del continente.