Elezioni in Camerun: nelle regioni anglofone osservatori della Chiesa ai seggi
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L’arcivescovo di Bamenda: “I sacerdoti camerunesi sono pronti a morire per il Vangelo”
Elezioni in Camerun: nelle regioni anglofone osservatori della Chiesa ai seggi
29 Agosto 2025
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
L'arcivescovo di Bamenda, Monsignor Andrew Nkea Fuanya

I vescovi del Camerun tornano a bacchettare il regime in vista delle elezioni del 12 ottobre che vedono il 92enne presidente Paul Biya ricandidato per un ottavo mandato, dopo 43 anni al potere.

Critiche già duramente espresse a gennaio anche per la politica di intimidazione nei confronti dei partiti di opposizione da parte del governo, culminate nella recente esclusione dalla corsa alla presidenza del principale contendente di Biya, Maurice Kamto.

Osservatori ai seggi

A intervenire pubblicamente, questa volta, è stato Monsignor Andrew Nkea Fuanya, arcivescovo di Bamenda, capoluogo della martoriata regione separatista anglofona di North-West.

«Invieremo osservatori elettorali in tutti i seggi della nostra provincia ecclesiastica per avere un’idea di ciò che i camerunensi dovranno affrontare in queste elezioni e poter fare una valutazione a posteriori», ha dichiarato al media cattolico La Crux il prelato, intervenendo a margine della 78ª Assemblea ordinaria dei vescovi della Conferenza episcopale, tenutasi la scorsa settimana.

Un incontro durante il quale i vescovi hanno anche affrontato quella che l’arcivescovo Nkea ha definito la «situazione disperata» dei giovani disoccupati nel mezzo dei disordini socio-politici, e hanno affermato che la Chiesa sta rivoluzionando l’accesso all’istruzione per garantire che nessun giovane venga lasciato indietro.

Pronti al martirio

«I sacerdoti camerunesi spendono la vita per la fede. Sono pronti a morire per il Vangelo e, quindi, dove c’è un cristiano, c’è un sacerdote. Nonostante le grandi sfide, sono determinati e ci sono sacerdoti e suore eroici, che gestiscono ospedali, centri sanitari, scuole e altri servizi sociali», ha aggiunto Nkea.

L’arcidiocesi di Bamenda sovrintende alle diocesi suffraganee di Buea, Mamfe, Kumba e Kumbo, e copre l’intera regione anglofona del Camerun, aree devastate da quasi nove anni di un conflitto civile che ha causato almeno 6.500 morti, oltre 1 milione di sfollati interni e quasi mezzo milione di rifugiati.

I prolungati, feroci combattimenti tra le forze armate camerunesi e i separatisti hanno anche reso difficili gli investimenti nelle infrastrutture, peggiorando una rete stradale già fatiscente.

«Ovunque ci sia un cristiano, facciamo ogni sforzo per raggiungerlo», ha aggiunto il vescovo, sottolineando la determinazione a non lasciare nessun credente senza sostegno spirituale, indipendentemente dalle difficoltà che comporta raggiungerlo.

La genesi del conflitto

Il Camerun, già colonia tedesca, dopo la sconfitta della Germania nella Seconda Guerra Mondiale è stato diviso in due parti sotto mandato della Società delle Nazioni, con la Francia che amministrava più ampia la parte orientale e la Gran Bretagna che governava le due regioni occidentali (North-West e South-West).

Nel 1961, con un plebiscito promosso dalle Nazioni Unite, il paese venne riunificato formando la Repubblica federale del Camerun. La riunificazione, tuttavia, portò a decenni di percepita emarginazione e discriminazione linguistica e culturale tra gli anglofoni – che costituiscono circa il 20% della popolazione – da parte del governo centrale francofono.

Da qui nacque il movimento separatista di lingua anglofona che si propone di creare il nuovo stato di “Ambazonia” nell’area occidentale del paese.

Nel loro incontro, pertanto, i vescovi hanno trattato la questione critica della giustizia e della pace, esortando i cittadini a promuovere un clima di pacificazione prima, durante e dopo le elezioni, sottolineando di aver assistito già a troppe morti e devastazioni in questi anni nelle regioni anglofone.

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