
A causa della grave carenza di fondi il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha annunciato la sospensione, a partire dal prossimo mese di maggio, dei trattamenti contro la malnutrizione che interessano 650mila persone, per lo più donne e bambini, in Etiopia.
“La situazione è diventata insostenibile e il PAM non ha altra scelta che tagliare gli aiuti salvavita”, ha dichiarato Zlatan Milišić, direttore nazionale dell’organizzazione delle Nazioni Unite in Etiopia. Senza “nuovi finanziamenti urgenti”, ha aggiunto, 3,6 milioni di persone potrebbero perdere l’accesso all’assistenza alimentare nelle prossime settimane.
In Etiopia, ha dichiarato Milišić, “oltre 10 milioni di persone soffrono di grave insicurezza alimentare. Tra queste, 3 milioni sono sfollate (e rifugiate, ndr) a causa di conflitti e condizioni meteorologiche estreme”.
“I tassi di malnutrizione sono allarmanti” e riguardano il 55% di tutti i bambini sotto i cinque anni.
Più di 4 milioni di donne incinte, donne in allattamento e bambini piccoli necessitano di cure per malnutrizione. Con il deperimento infantile che ha superato la soglia di emergenza del 15% in quattro regioni: Somali, Afar, Oromia e Tigray.
Una situazione drammatica, destinata ad aggravarsi nelle regioni meridionali, avverte il PAM, a causa della siccità.
Donatori in fuga
Il Programma alimentare riceve finanziamenti da una ventina di donatori ma molti di loro, tra cui l’Europa, hanno tagliato i fondi quest’anno.
Un deficit che il PAM prevede si aggiri attorno ai 222 milioni di dollari tra aprile e settembre 2025, denaro indispensabile per raggiungere l’obiettivo di assistere 7,2 milioni di persone. Questo dopo che già nell’anno precedente l’agenzia dell’ONU aveva ricevuto solo la metà dei finanziamenti necessari.
I principali donatori sono stati fino ad oggi gli Stati Uniti, il cui nuovo presidente Donald Trump ha però deciso di congelare i finanziamenti agli aiuti esteri.
Una mossa che ha avuto pesantissime ripercussioni sull’assistenza umanitaria e sanitaria in tutti i paesi del Sud globale e in Etiopia in particolare, in quanto principale destinatario degli aiuti statunitensi nell’Africa subsahariana, per un importo che nel 2023 è stato di 1,8 miliardi di dollari.
“Abbiamo i team, la logistica, le capacità, i partner, il nostro personale”, ha concluso Milišić. “Ciò che ci manca sono le risorse per agire in base alla portata che questa situazione richiede”.