Etiopia: piano quinquennale per frenare l’emigrazione - Nigrizia
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Addis Abeba lancia una strategia con l'OIM per contrastare la migrazione irregolare
Etiopia: piano quinquennale per frenare l’emigrazione
L'iniziativa mira a informare i potenziali migranti sui rischi e a offrire alternative, ma la povertà giovanile e le false promesse dei trafficanti rappresentano ostacoli significativi
15 Aprile 2025
Articolo di Redazione
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Il personale dell'OIM assiste migranti etiopi costretti a salpare dalle coste somale verso lo Yemen (Credit: OIM)

Funzionari del ministero delle Donne e degli Affari Sociali (MoWSA) dell’Etiopia, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), ha presentato ufficialmente ad Addis Abeba, a fine marzo, un Piano strategico quinquennale congiunto sulla migrazione in Etiopia (2025-2029).

L’iniziativa è stata lanciata in un incontro con la partecipazione dei principali attori interessati, tra cui Ergogie Tesfaye, ministro del MoWSA, l’ambasciatrice olandese Christine Pirenne e rappresentanti di varie missioni diplomatiche.

La migrazione in Africa è un fenomeno estremamente complesso e in continua evoluzione, plasmato da difficoltà economiche, instabilità politica e crescenti pressioni dovute tra l’altro alla crisi climatica.

L’accento sui processi migratori, nei paesi occidentali, si concentra per lo più sulla migrazione africana verso l’Europa; questo piano invece mostra come gran parte della mobilità africana avvenga all’interno del continente stesso.

Il fattore trainante della migrazione interna, anche in Africa, è la ricerca di benessere economico, e le grandi città sono le destinazioni principali per chi cerca una vita migliore.

L’Etiopia

Tra i paesi del Corno d’Africa, l’Etiopia, pur caratterizzata da cicli di siccità, conflitti e limitate prospettive economiche, si trova al crocevia della migrazione. D’altro canto, molti migranti etiopici, in un paese che conta oltre 125 milioni di abitanti, si dirigono verso la penisola arabica o affrontano altri percorsi alternativi che attraversano il continente.

Il Piano strategico congiunto sopra descritto, insieme a un ufficio strategico di comunicazione nazionale, si propongono di mitigare la migrazione irregolare promuovendo alternative meno pericolose.

«Siamo convinti che il nostro approccio strategico raccoglierà informazioni più obiettive, garantirà l’uso efficiente delle risorse e, in ultima analisi, otterrà un impatto maggiore», ha dichiarato Ergogie, sottolineando il ruolo cruciale dei partner internazionali, delle agenzie governative e delle comunità locali.

Le campagne di sensibilizzazione pubblica in merito al movimento migratorio, il coinvolgimento delle parti interessate e la sensibilizzazione dei media – secondi Ergogie – saranno fondamentali per il successo della strategia di comunicazione e del piano quinquennale.

Gli organizzatori dell’incontro di lancio del Piano hanno voluto sottolineare il contributo al piano stesso di diverse parti interessate, tra cui giovani, studenti, istituzioni religiose e leader della comunità.

Insistendo che una componente chiave per il successo sarà lo sfruttamento delle piattaforme mediatiche, in grado di raggiungere potenziali migranti, le loro famiglie e le autorità competenti.

Un fenomeno continentale

I giovani rappresentano la maggioranza dei migranti africani, e il documento sulle migrazioni stima che il 60% di migranti irregolari sia di età inferiore ai 35 anni.

Secondo quanto rivela il piano, i dati dimostrano come la maggioranza dei migranti africani non intraprenda le pericolose traversate via mare, ma piuttosto si sposti attraverso confini terrestri. Nel 2017, ad esempio, il 53% dei migranti africani è rimasto all’interno del continente, mentre circa un quarto ha viaggiato in Europa e il 12,2% è migrato verso l’Asia.

Il documento sostiene inoltre che entro il 2019, sette nazioni africane avevano ospitato ciascuna oltre un milione di migranti internazionali, giunti in Sudafrica, primo paese con 4,2 milioni, seguito da Costa d’Avorio (2,5 milioni), Uganda (1,7 milioni), Nigeria ed Etiopia (1,3 milioni ciascuna) e Sudan (1,2 milioni). Il Kenya ha accolto invece solo l’1% dei migranti del continente.

Considerando di nuovo l’Etiopia, tra il 2019 e il 2021, la Banca Mondiale ha stimato che il 27% degli abitanti etiopi vivesse con meno di 1,90 dollari al giorno, al di sotto della soglia di povertà, mentre la disoccupazione giovanile si aggirava intorno al 50%.

È accertato che per molti giovani etiopici, come per altri milioni di africani, la migrazione irregolare è diventata soprattutto una via di fuga dalla povertà, in particolare nelle aree rurali dove le opportunità economiche sono scarse.

Secondo l’indagine sulla migrazione in cerca di lavoro, il 78% degli 839mila etiopici che sono migrati tra il 2016 e il 2021 aveva un’età compresa tra 15 e 29 anni.

Come sopra menzionato, secondo un dettagliato studio del Communication Strategy Handbook, tre sono le principali rotte migratorie utilizzate dai migranti etiopici: la rotta orientale verso il Medioriente attraverso il Mar Rosso o il Golfo di Aden, la rotta meridionale verso il Sudafrica e la rotta settentrionale attraverso il Sudan e il Sahara che, con tutti i rischi connessi, conduce soprattutto verso l’Europa.

False promesse

La scelta della rotta, secondo il rapporto, è determinata da una combinazione di reddito, status sociale, storia della migrazione e connessioni internazionali. Coloro che hanno risorse limitate e meno alternative sono spesso costretti a intraprendere i percorsi più pericolosi.

«Educare le comunità riguardo a una migrazione sicura, regolare e ordinata, promuovendo al contempo soluzioni come istruzione, formazione professionale e creazione di posti di lavoro», ha affermato Memory Mwale, responsabile del programma per la protezione presso l’OIM, è fondamentale nell’affrontare il fenomeno migratorio.

E ha aggiunto che il piano strategico è in linea con gli sforzi dell’Etiopia per affrontare le vulnerabilità dei migranti, proteggere le persone in movimento e salvare vite.

Tra le sfide che complicano l’impegno a rendere meno rischiosi i percorsi migratori è stata denunciata anche la disinformazione sistematica diffusa sui media dai trafficanti di esseri umani.  

I giovani delle aree rurali sono i più vulnerabili, poiché i trafficanti li attirano con false promesse di lavori ben pagati all’estero. Di fatto, migliaia di giovani etiopici continuano a rischiare la vita su rotte migratorie pericolose, solo per affrontare sfruttamento, abusi ed espulsioni.

In un solo anno, secondo le stime emerse in occasione della pubblicazione del piano, oltre 200mila migranti hanno utilizzato la rotta orientale, mentre un numero non quantificabile di altri migranti si sono ritrovati bloccati e senza possibilità di ripartire in diversi paesi del continente.

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