L’Etiopia lancia oggi ufficialmente ad Addis Abeba un suo mercato azionario, l’Ethiopian Securities Exchange (ESX).
Si tratta in realtà di un rilancio, perché il paese del Corno d’Africa aveva già avuto una sua borsa valori, chiusa definitivamente 50 anni fa, alla caduta dell’imperatore Haile Selassie I, nel 1974.
Il primo test sarà la quotazione di Ethio Telecom, l’azienda statale di telecomunicazioni di cui il governo ha deciso di vendere il 10% del suo capitale.
Borse africane
L’Etiopia diventa così il trentesimo paese africano a dotarsi di un suo mercato azionario. Un mercato con una capitalizzazione complessiva di circa 1,6 trilioni di dollari.
Tra le borse africane più importanti ricordiamo quelle di Sudafrica, Egitto e Nigeria, seguite da quelle di Marocco, Kenya e Maurizius.
Debito e riforme
L’apertura dell’Ethiopian Securities Exchange è l’ultima di una serie di riforme implementate dal governo del primo ministro Abiy Ahmed per risollevare il paese dopo il crollo economico iniziato con la guerra civile nella regione settentrionale del Tigray, nel 2020, che ha contribuito a portare l’Etiopia al default nel dicembre 2023.
Misure – imposte dai creditori internazionali, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale in primis – verso la liberalizzazione dell’economia, nel tentativo di attrarre investitori.
Investitori che paiono ancora però diffidenti, a causa dei persistenti conflitti nelle regioni Amhara e Oromia, per le difficoltà nella ristrutturazione del debito, che complessivamente (interno ed estero) aveva raggiunto i 59,3 miliardi di dollari alla fine di dicembre 2022, ovvero quasi il 50% del PIL.
Rilanciare la crescita
L’obiettivo del secondo più popoloso paese africano è quello di ricostituire le sue riserve valutarie e rilanciare la crescita che fino a prima del conflitto aveva fatto dell’Etiopia una delle economie emergenti del continente.
Una crescita che fino al 2020 viaggiava con un incremento dell’8% annuo, ridotto ora di due punti percentuali.
A pagare più duramente gli effetti della crisi è la popolazione, e i giovani in particolare, più di un quarto dei quali è disoccupato, con più di 5 milioni di persone che soffrono di insicurezza alimentare anche a causa della persistente siccità legata alla crisi climatica.
Svalutazione e inflazione
La svalutazione della moneta, il birr, altra misura introdotta di recente (luglio 2024) in cambio di un nuovo prestito del FMI, ha aumentato l’inflazione, con severe conseguenze sull’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità.
Un esempio tra tutti quello del costo del carburante, cresciuto dell’11,5% per il gasolio e del 10% per diesel e cherosene, arrivati a superare per la prima volta nella storia del paese i 100 birr (0,79 dollari) al litro.
Liberalizzato il settore bancario
Oltre al mercato dei capitali, il governo si è mosso anche per implementare una politica monetaria convenzionale e aumentare le entrate fiscali, tra le più basse del continente. A fine dicembre, ha poi aperto il settore bancario agli investitori stranieri, rompendo il tabù di un’economia controllata dallo Stato e permettendo il rientro di capitali dall’estero.
Sequestri di beni
Ieri inoltre, il parlamento ha dato il via libera a un disegno di legge che consente allo Stato di sequestrare i beni acquisiti tramite reddito non dichiarato.
Una legislazione che prende di mira beni materiali e immateriali con la possibilità di sequestro retroattivo fino a 10 anni per valori che non superino i 10 milioni di birr (circa 79mila dollari).
La misura è indirizzata a un ampio spettro di beni, tra cui crediti bancari, azioni, obbligazioni e altre partecipazioni economicamente vantaggiose di cui non sia possibile dimostrare la provenienza del denaro.