Etiopia, il TPLF fuori legge: incerto futuro per l’accordo di pace
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La Commissione elettorale ha dichiarato illegale il partito tigrino. Timori per la stabilità della regione
Etiopia, il TPLF fuori legge: incertezza sul futuro dell’accordo di pace
15 Maggio 2025
Articolo di Redazione
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La Commissione Elettorale Nazionale dell’Etiopia (NEBE) ha ufficialmente revocato, a partire dal 13 maggio, lo status legale del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF).

La decisione, annunciata in questi giorni in una dichiarazione della Commissione, segue lo scadere di tre mesi di sospensione inflitti al TPLF per non aver tenuto un’assemblea generale che fosse riconosciuta a livello federale e per non aver eletto i suoi nuovi leader entro i sei mesi concessagli al momento del suo reinserimento ufficiale come partito politico in “circostanze speciali” nell’agosto 2024.

Ogni attività politica del partito viene pertanto proibita e ritenuta illegale.

Secondo la NEBE, in base alla “legge vigente”, non esiste alcun meccanismo per reintegrare i partiti, come il TPLF, precedentemente dichiarati fuorilegge.

Tali entità avrebbero dovuto invece registrarsi nuovamente, procedura che il TPLF si è sempre rifiutato di intraprendere, sostenendo che è contemplata esclusivamente dall’Accordo di Pretoria, che il 2 novembre 2022 mise fine a due anni di guerra civile nello stato-regione del nord Etiopia.

Nella dichiarazione della NEBE, il partito tigrino è accusato di non aver “adottato le misure correttive ad esso ordinate” lo scorso febbraio, da porsi in atto nei tre mesi di sospensione.

Il TPLF, che ha celebrato il suo 50° anniversario all’inizio di quest’anno, aveva ricevuto per l’appunto in febbraio l’avvertimento del NEBE, secondo cui la mancata celebrazione dell’assemblea avrebbe comportato la revoca dello status legale del partito.

Il TPLF, dal canto suo, sostiene di non aver mai riconosciuto la “registrazione speciale” che la NEBE aveva stabilito, insistendo sul fatto che l’Accordo di cessazione delle ostilità firmato a Pretoria gli garantisse di fatto il reintegro automatico.

E i leader del TPLF ribadiscono che l’Accordo comportasse il ripristino del suo status giuridico prebellico.

Già la scorsa settimana il TPLF aveva accusato la NEBE e il governo federale di minare l’accordo di pace e di mettere a repentaglio il fragile processo politico, e aveva invitato l’Unione Africana, l’IGAD e la comunità internazionale a far rispettare i propri obblighi previsti dall’Accordo.

Comunque finisca, la decisione messa in atto dalla NEBE avrà certamente un impatto, non ancora determinabile, sull’Accordo di Pretoria e sull’amministrazione ad interim del Tigray.  

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